Nel Vangelo (e nella vita), oltre omosessualità e gender, c’è altro?

Anche sui social, oltre che nelle interviste di alcuni prelati, si assiste troppo spesso a un’enorme (e interessata) riduzione moralistica del Vangelo: davvero si crede che una simile estrema limitazione possa attrarre e affascinare?
6 Febbraio 2023

Nelle ultime settimane, vuoi la scomparsa di Benedetto XVI, vuoi una certa confluenza astrale e politica, sembrano moltiplicarsi libri, articoli, interviste ad esponenti assai in vista della galassia tradizionalista-conservatrice, tutti desiderosi di parlare per “il bene della Chiesa” (ovviamente, mica parlano per se stessi), per il “bene dell’umanità”. Il che, in un panorama dove vige fortunatamente la libertà di parola, anche ecclesiale, è un bene (non fosse per quell’omissione, certamente volontaria, che tende a dimenticare qualche decennio di censure dello stesso blocco conservatore a chi, poveretto lui, la pensava diversamente: ma anche lì, era per il bene della Chiesa).
Accanto a questa grandinata di pensieri e parole, ho voluto anche seguire qualche profilo social (facebook e twitter) di alcuni presbiteri, siano essi italiani o del mondo americano. Presbiteri assai impegnati, con grande effusione di energie, nella pastorale digitale, andando a fare, ad esempio, anche una dozzina di tweet al giorno.
Cosa c’entrano, però, l’abbondanza social di alcuni preti e le esternazioni di alcuni prelati?
È la riduzione del Vangelo nemmeno a morale, che già sarebbe qualcosa, ma l’ossessione tematica su due temi: l’omosessualità e il gender (seguiti, con un po’ di distacco, dall’aborto).

Insomma, parole, parole, parole di commento su ogni dichiarazione, ogni gesto, ogni foglia che si muove sulla terra riguardo all’omosessualità e alle teorie gender. Insistentemente, continuamente, senza mai variazione di tema. Creando ovviamente nella bolla (sia essa social o reale – ma spesso alimentata via social dal rilancio delle varie interviste) un terrore, una paura verso questo mondo cattivo (non vuoi trovare un episodio su miliardi di persone che confermi le tue paure?).
E insieme sembra davvero che non esista nient’altro nel cristianesimo che non sia questa misera porzione di morale, e di morale sessuale (semplifico). Tutta la ricchezza, la forza, la grandezza del Vangelo sono sostanzialmente ridotte, con una povertà culturale disarmante, a tre slogan, al riconoscimento ossessivo (compulsivo anche, parrebbe) del peccato nell’esercizio dell’omosessualità (prendo in prestito il lessico da tali pastori), così come nella questione del gender. Una riduzione del Vangelo non nuova, molto novecentesca, certamente ideologica e politica: mica vorremo parlare di questioni sociali, di mancanza di uguaglianza, no? Sono cose da komunisti. Meglio indugiare morbosamente nelle camere da letto o sui lettini degli specialisti. Quante volte, per quanto tempo, con chi. Lecito e illecito. Demarchiamo i confini, e avremo il Paradiso (tutto merito nostro, pare, non serve la grazia di Dio).

Ma che fascino può avere un cristianesimo ridotto a quattro regole morali? Nessuna apertura sociale, va bene (no, non va bene); ma nemmeno nessuno slancio sulla preghiera, nessun vero interesse sul rapporto con Dio, nessuna conversione globale della persona, nessuna bontà o misericordia, nessuna creatività di pensiero, nessuna soteriologia, nessuna teodicea, nessuna riconsiderazione del modo di abitare le relazioni umane e la storia, nessuna costruzione culturale, nessun rapporto con le scienze. Nessun vero ascolto, nessuna accoglienza di vite e storie. Nessun rispetto per le persone.
E perfino in ambito morale, nessun ricordo di tutti i comandamenti o peccati capitali (uso sempre il lessico dai pastori di cui sopra). Invidia, ira, accidia, avarizia, superbia? Non pervenuti. Non rubare, non desiderare la roba d’altri (anche le loro miniere, il loro ambiente, il loro corpo, giusto per esemplificare; nemmeno il loro tempo, tanto per dire).
Insomma, Gesù di Nazareth ha detto: non praticare attivamente l’omosessualità, ricordati che il maschio e la femmina sono maschio e femmina, e avrai la salvezza dell’anima. Questo è comunicato.

Se non conoscessi il Vangelo, se non avessi ascoltato la forza della predicazione di Papa Francesco (a cui questi pastori fanno le pulci: si ostina, il Papa, a parlare in altro modo e di altri temi), penserei che il cristianesimo sia risolto in due formule morali, antropologicamente ridottissime.
E tale estrema limitazione del Vangelo dovrebbe interessare a qualcuno che non sia già preventivamente ossessionato da questi temi (per fortuna, pochi; ma assai visibili, assai rumorosi)? Perché poi, e questo è un errore (non so quanto innocente) dei media e dei commentatori, si dà spago, si dà importanza a questi duri e puri (e pochi). E si dimentica la ricchezza del Vangelo, l’intelligenza dei fedeli, la bellezza, il fascino e la forza di Gesù Cristo, della sua rivelazione di Dio.
Ma anche si dimentica il peso della grande maggioranza, anche dei pastori (tanto per fare un esempio: molto rilievo è stato dato ai 4 vescovi tedeschi che hanno scritto a Roma per criticare il modo del Sinodo tedesco; ma la notizia era che 63 vescovi non hanno sollevato obiezioni a Roma, ovvero quasi il 95%: tutti eretici? Come cambiano le cose, se si considerano i numeri!).

Per fortuna lavoro con adolescenti e giovani: mi fa stare con i piedi nelle realtà e nel futuro; quasi tutti ignorano quasi tutto del cristianesimo, tuttavia sanno (e lo ripetono) che “la Chiesa è contro i gay, contro il gender, e non vuole che facciamo sesso prima del matrimonio”. Insomma, quel messaggio poverissimo e sbagliato arriva. E respinge (giustamente: respinge anche me).
Rischiamo di narcotizzare il Vangelo, anche nel XXI secolo secolarizzato. E questa riduzione moralistica dovrebbe davvero attrarre qualcuno, giovani compresi? Annaspiamo nell’indifferenza. E un po’ ce lo meritiamo.

4 risposte a “Nel Vangelo (e nella vita), oltre omosessualità e gender, c’è altro?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    E’ però una piaga questa di un comportamento alieno al Vangelo. Una libertà che interessa un largo mercato, quello della moda p.es., maschile e femminile non si differenziano; una libertà che si manifesta controproducente anche nelle scuole, riguarda i giovanissimi, con abitudini sregolate che nuocciono alla educazione del serio impegno alla vita, agli ideali .Tutto diventa interesse guardarsi allo specchio, a credere in tendenze che magari sono frutto di desideri all’apparire anziché essere. Il modello educativo parte dalla famiglia,così la società oggi: la carenza di valori e ideali e evidente in tutti gli ambiti della società, nel lavoro, nella politica, divisione, scontri, violenza, sono nei fatti quotidianamente. reale il male, piaga che deturpa il volto della società malata, resa insicura,l scontenta, infelice, impaurita da guerre tra Stati ma anche tra singole persone. Il Vangelo, una dura battaglia che solo con Cristo e in Cristo sta ila Vittoria.

  2. Dario Busolini ha detto:

    Nei lontani anni ’80 con un bravissimo sacerdote, purtroppo scomparso troppo prematuramente, che allora seguiva un piccolo gruppo di giovani di cui facevo parte si decise di affrontare insieme anche il tema dell’omosessualità, secondo la Chiesa e nella Chiesa, che all’epoca non era certo così al centro dell’attenzione come lo è oggi ma cominciava a venir fuori. Ricordo come egli ci confessò che tanti problemi nascevano dal fatto che per lungo tempo nei seminari si accoglievano volentieri persone di orientamento omosessuale, perché si pensava comunemente che il non avere attrazione per le donne potesse ben predisporre al sacerdozio. Credo che la superficialità di tale approccio abbia portato alle “lobby gay” da una parte e all’ossessione per l’omosessualismo dall’altra. Senza contare poi che chi ne parla di continuo forse dimostra tendenze represse…

  3. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Dovrebbe rivolgere questa domanda a padre James Martin SJ che pare ossessionato da un unico problema : la comunita’ LSGBT+ e che ha continui colloqui con papa Francesco ,da cui riceve anche lettere sui temi a lui cari. Dovrebbe rivolgere questa domanda ai giornalisti che chiedono sempre e solo nelle interviste a papa Francesco di dichiarare cosa pensa degli omosessuali, se possono sposarsi oppure no. Dovrebbe infine porre questa domanda ai lobbisti agli attivisti del mondo arcobaleno che pagano profumatamente perche’ il mondo intero e anche la Chiesa abbiano solo e sempre questa ossessione : il trionfo degli omosessuali.
    La Chiesa forse cadra’ potroprio su questo punto: incapace di reagire si fa trascinare . Guardi cosa e’ successo alla chiesa anglicana.

  4. Alessandro Manfridi ha detto:

    Grazie a Dio il magistero di Papa Francesco ci spinge in tutt’altra direzione. Molto forte il segno anche dell’ultimo viaggio apostolico.
    Bisognerebbe capire come sono stati formati questi preti in seminario.
    Certamente la “morale sociale” è risultata molto meno attenzionata della “morale sessuale”. Sarebbe ad esempio un buono studio approfondire anche solo il patrimonio che la CEI ci lascia con le Settimane Sociali dei cattolici italiani.

Rispondi a Alessandro Manfridi Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)