Ministeri istituiti alle donne: non è cosa da poco

Nella ridda di voci, favorevoli e critiche, che hanno accolto la scelta di papa Francesco di ammettere le donne a lettorato e accolitato, alcuni elementi consentono di pensare che si sia aperto un processo di trasformazione.
13 Gennaio 2021

La notizia, lunedì 11 gennaio, è arrivata quantomeno inattesa:  papa Francesco, con il Motu proprio «Spiritus Domini»,  consente «l’accesso delle persone di sesso femminile al ministero istituito del lettorato e dell’accolitato».

Subito è stato un bailamme di voci, maschili e femminili, favorevoli e critiche (alcune perfino irridenti). Uno dei temi ricorrenti in queste ultime linee di pensiero ruota intorno alla scarsa novità del provvedimento: Scaraffia afferma che «il lettorato e l’accolitato sono due ministeri che le donne fanno dal Concilio Vaticano II. Persino nelle messe del Papa ci sono». Nessuna novità, quindi, anzi una battuta d’arresto, che si teme definitiva, nel processo di ammissione delle donne al diaconato.

Io mi trovo nella posizione opposta e vorrei spiegare brevemente e schematicamente perché per me non è cosa da poco.

1.                  Cominciamo dal dato oggettivo: cosa è successo? Concretamente sono state cancellate tre paroline presenti nel Codice di Diritto Canonico (1983). Fino a sabato 9 gennaio, esso recitava:

Can. 230 § 1. I laici di sesso maschile che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza Episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti; tuttavia tale conferimento non attribuisce loro il diritto al sostentamento o alla rimunerazione da parte della Chiesa.

Ora quelle tre paroline – di sesso maschile – non ci sono più. Cadute, elise, scomparse. Tutto il resto rimane immutato. È stata semplicemente tolta una specificazione che era lì da troppo tempo, intorno alla quale da tanto tempo si levavano voci critiche, ma che nessuno aveva avuto mai il coraggio di toccare.

2.                  La dimensione di maggior rilievo in questa scelta è di carattere teologico ed ecclesiologico. Lettorato e accolitato sono ministeri istituiti, ossia non hanno nulla a che fare col ministero ordinato ma hanno carattere laicale. Serena Noceti in un articolo del 2012 che merita di essere letto spiega molto bene che «la questione della ministerialità dei laici nella chiesa si trova, in fondo, al cuore del processo di recezione e di ermeneutica del concilio»; Noceti ricorda, inoltre, come i ministeri istituiti si radichino sulla condizione battesimale, che è la stessa per uomini e donne, in una comune dignità e co-responsabilità. Il testo di Francesco si apre proprio su questa dimensione, affermando che lungo la storia, mediante un rito liturgico non sacramentale, sono stati affidati alcuni compiti specifici ai laici, che esercitano così in una forma peculiare il proprio sacerdozio battesimale. Significativa in questo senso mi pare anche la data in cui il documento è stato siglato: il 10 di gennaio, Festa del Battesimo del Signore.

3.                  Finalmente, le donne. Questo è stato l’aspetto più sottolineato, comprensibilmente. Se la dignità battesimale è comune a tutto il popolo di Dio, risultava infatti del tutto incomprensibile come ministeri di carattere laicale fossero preclusi alla metà di detto popolo, in nome di una tradizione che, nei fatti, era già stata ampiamente superata. Lettrici, ministre straordinarie dell’Eucaristia, presenti presso gli altari da molti anni, le donne però lo sono state finora in modo provvisorio e informale. Cosa cambia quindi? Lo spiego usando le parole di Stefano Sodaro, canonista che su Facebook sottolinea come «avremo donne che potranno ad esempio, se istituite accolite, in camice liturgico, ricevere dal vescovo la benedizione davanti all’assemblea ed alle quali sarà consegnata la patena ed il calice con queste parole: “Ricevi il vassoio con il pane e il calice con il vino per la celebrazione dell’Eucaristia e la tua vita sia degna del servizio alla mensa del Signore e della Chiesa.” Le accolite potranno distribuire, in camice liturgico, l’Eucarestia nell’assemblea». E continua richiamando l’attenzione su un elemento sottostimato, ovvero la dimensione simbolica di tutto questo. Le donne hanno ora accesso alla sfera del sacro in modo nuovo, riconosciuto e stabile, non provvisorio e suppletivo. Si innesca così nel popolo di Dio un cambiamento importante a livello di rappresentazioni, si promuove lo sviluppo di uno sguardo del tutto nuovo, si inaugura un processo.

4.                  Anche la formazione, pur rimanendo implicita nella scelta del papa, non è elemento di poco conto. Dove si sceglierà di valorizzare davvero la prospettiva dischiusa dal Motu Proprio, questi ministeri saranno conferiti ai laici, maschi e femmine, uscendo finalmente dalla loro esclusiva funzionalizzazione al ministero ordinato (come è stato finora). Ma l’istituzione di nuovi accoliti e accolite, lettori e lettrici passerà necessariamente attraverso una seria azione formativa che potrà far crescere non solo chi la riceve ma anche chi, attraverso il loro servizio, ne gode.

5.                  L’aspetto che ho tenuto per ultimo in realtà ultimo non è. In quel poco che ho letto ho trovato espressa prevalentemente la prospettiva occidentale. Parliamo e pensiamo come se si trattasse di una modifica che riguarda solo noi. Forse dimentichiamo che il Codice di Diritto Canonico vale per tutta la chiesa cattolica latina e ha quindi dimensione mondiale. Mi pare utile sottolineare la portata di una simile pari dignità, riconosciuta, codificata, e quindi esercitabile dai corpi, visibile, in paesi dove il patriarcato è assai più radicato e oppressivo che nelle nostre realtà. Ci sono ancora luoghi dove il detto paolino ‘le donne tacciano nell’assemblea’ (1Cor 14,34) è vero non solo a livello ecclesiale ma prima ancora a livello sociale. Per le dinamiche di cui sopra, in quelle periferie di cui dimentichiamo l’esistenza, dare corpo e corpi al comune sacerdozio battesimale potrà diventare elemento dirompente di trasformazione.

 

 

11 risposte a “Ministeri istituiti alle donne: non è cosa da poco”

  1. Marisa Sfondrini ha detto:

    Ho letto i vari commenti. Non ne posso aggiungere ma soltanto appellarmi a un ricordo. Nel 1972 Maria Dutto ed io, lei donna pienamente inserita e assai stimata nella Chiesa ambrosiana ed io soltanto una volonterosa, organizzammo il Gruppo Promozione Donna, le così dette “femministe cattoliche”, nel pieno sviluppo del neofemminismo (laico), perché non mancasse un contributo di pensiero (ed azione) credente. Uno dei temi che ci preoccupavano era ovviamente la posizione della donna nella Chiesa e qui la sua esclusione dal sacramento dell’Ordine, quindi dal lettorato e accolitato. Obbedienti, accettavamo un’esclusione che faticavamo a capire per molti motivi. Ora la decisione del Papa viene a sancire ufficialmente ciò che di fatto già si pratica. Sono felice e credo anche, in Paradiso, l’amica Maria! È solo un primo passo, ma è pur sempre un passo…

    • Giorgio Gatta ha detto:

      Se ne può sapere di più sul Gruppo Promozione Donna, le cosìdette “femministe cattoliche”? Come sono nate e che attività facevano. E se sono in vita tutt’ora e attive.
      Grazie e saluti

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Trovo che questo segno di riconoscimento così dichiarato “scritto e firmato “sia anche un correggere proprio quel predominio maschile che e’ in difetto alla volontà divina.Gesu Cristo ha dialogato con donne e ha dimostrato loro molta attenzione, rompendo quel loro “non contare” nella società di quel tempo, Non era questo il primo disegno del Padre. Oggi la vita di molte e resa avvilente e sfruttata la sua femminilità, anche per questo il ruolo riconosciuto di “lettrice della Parola” nell’Ufficio della Santa Messa la rende partecipe nella celebrazione ,messaggera per tale vocazione anche nella vita privata , educatrice nella famiglia, importante quindi nella trasmissione della Fede.Una simile a Maria che Dio ha elevata a regina . Questo segno del Santo Padre, E’ qualcosa di più che dare ufficiale dignità a una prassi,rimane riconoscimento di distinta funzione. e partecipazione al progetto divino.

  3. Carla Mantelli ha detto:

    Bisogna cambiare prospettiva. Le norme assurde che riservano il diaconato e il sacramento dell’Ordine, e in definitiva l’autorità nella Chiesa, agli uomini non vanno superate principalmente per permettere alle donne di svolgere queste funzioni. Non credo che molte di noi abbiano voglia di clericalizzarsi diventando diacone o presbitere. Vanno superate per liberare gli uomini dalla puerile convinzione di essere gli unici a potere rappresentare “Cristo Capo”! Per liberarli dal loro attaccamento al potere. E così, liberare la chiesa.

  4. Giuseppe Risi ha detto:

    Concordo che si tratta di un provvedimento non da poco, sacrosanto e ampiamente condivisibile.
    Tuttavia si tratta di una decisione gravemente tardiva: se la Chiesa fosse stata attenta ai segni dei tempi, avrebbe dovuto agire almeno 30/40 fa. Invece abbiamo vissuto due lunghi papati di assoluto e inspiegabile immobilismo in materia di dottrina, tradizione e pastorale… ma questo non so se si può dire per non mancare di rispetto ai santi.
    E la Chiesa continua anche ora, anche con Francesco, a vivere tempi di riforma che sono antistorici: le mie figlie ventenni vivono ora e non possono attendere 50 anni per sperare di venir considerate cristiane (ancor prima, persone) di serie A come i loro coetanei maschi…

  5. Maria Teresa Pontara Pederiva ha detto:

    Al di là del problema dell’utilizzo del Motu proprio, concordo con il post che si tratti davvero di cosa non da poco: un muro è stato abbattuto, uomini e donne sono “laici” all’interno del popolo di Dio . Grazie Assunta.

  6. salvo Coco ha detto:

    Gian Piero del Bono sul tema “chi decide nella chiesa” questo sito ha pubblicato di recente due miei contributi. Ecco il primo https://www.vinonuovo.it/teologia/pensare-la-fede/chi-decide-nella-chiesa/ ed ecco il secondo https://www.vinonuovo.it/teologia/pensare-la-fede/chi-decide-nella-chiesa-2/

  7. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Non credo che il Sinodo tedesco, che ha irritato il Vaticano, nel mettere all’ ordine del giorno il diaconato femminile ( e in futuro il sacerdozio) si accontentera’ di un Motu Proprio ( atto squisitamente non sinodale ma di pura autorita’ centrale papale) che permette cio’ che da piu’ di trenta anni normalmente accade in quasi tutte le chiese.
    In problema vero e’ ecclesiologico: la sinodalita’ e’ vera o presunta? L’ autorita’ papale, come sovrano che puo’ prendere decisioni senza consultare nessuno, e’ ancora valida o superata? Il Papa attuale si consulta con qualcuno nell’ emettere i suoi decreti, o nello stoppare cio’ che chiede un intero Sinodo di vescovi ( quello testo) e cioe’ il diaconato il sacerdozio femminile? Insomma chi decide nella Chiesa?

    • Daniele Gianolla ha detto:

      Completamente d’accordo! Era certamente importante dare dignità ufficiale ad una prassi che era già in essere da decenni, ma sento il bisogno di un’azione più radicale (nel merito) e decisioni più condivise (nel metodo). L’esclusione delle donne dal sacerdozio è argomentata in maniera totalmente autocentrica (“Gesù ha fatto così e si è sempre fatto così”), e definirei antistorica la posizione di GPII del 1994, citata nella lettera di accompagnamento. Sogno anch’io una Chiesa più sinodale e più profetica.

  8. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Questo provvedimento è quanto mai giusto se si pensa a tutte quelle situazioni in cui prevale il diritto che se incontra l’arroganza diventa discrezionale nelle scelte che si compiono e a soffrirne e’il Servizio alla divinità Si, questo significa dare dignità e serietà all’impegno di proclamare, leggere,la Parola la quale ha il compito di giungere all’ascoltatore, a parlare al cuore e alla mente. Dipende anche da questo se il fedele la ricorda, esce di chiesa e la medita nel quotidiano. E’ messaggio di vita e per questo ha importanza come lo ha il pane che si mangia per nutrimento ma anche lo si assapora per fragranza. “Ma la conosciamo la parabola” e’ risposta di uno, come fosse una storiella solo ripetuta, già conosciuta Deve quindi essere dato tutto quanto spetta in dignità sia dalla persona che si reputa avere requisiti sia per la cura e l’obiettivo cui la lettura della Parola tende, come Messaggio che deve migrare a incontrare un interessato ascoltatore.

  9. salvo Coco ha detto:

    Prima del 3°/4° secolo le comunità vivevano la loro fede in Gesù Cristo in maniera laica perchè laico era Gesù e da laico visse. Purtroppo il clericalismo ha annullato la laicità della chiesa antica ed ha sacralizzato la prassi di fede delle comunità. Secondo me questo è il punto. Se non riusciamo ad attualizzare la laicità evangelica delle origini, noi saremo sempre pesantemente condizionati dalla frattura clero/laicato. Cosa voglio dire ? Voglio dire che la riforma della chiesa passa dalla sua declericalizzazione, ovvero dalla riconquista della sua laicità. In questo ambito le donne sono chiamate ad una importante testimonianza, perchè non devono puntare ad una loro clericalizzazione (l’ammissione nell’ordine sacerdotale), bensì contribuire affinchè lo status clericale sia profondamente ripensato teologicamente e rinnovato nelle sue componenti pastorali e giuridiche.

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