Il senso della torah, per ebrei e cristiani

Già nell’antico testamento, la legge, per essere osservata in pienezza, richiedeva una ulteriorità
28 Agosto 2021

L’11 agosto scorso Francesco, durante la consueta udienza generale, ha svolto una piccola riflessione catechistica sul valore della legge. Partendo dal valore della Torah (l’insieme della legge che Dio ha dato al popolo Ebraico), mostra come, attraverso la riflessione di san Paolo, il cristiano non sia più l’uomo che crede di salvarsi solo per l’osservanza materiale dei comandamenti di Dio.

Alcuni esponenti della comunità ebraica hanno scritto al card. Koch, in qualità di presidente della Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo, una lettera in cui esprimono la loro preoccupazione per alcune frasi di tale catechesi che, a loro parere, indicano come Francesco pensi che la fede cristiana sia un superamento della Torah, e che egli ipotizzi che “la pratica religiosa ebraica nell’era attuale è obsoleta». Il rabbino Rasson Arousi, presidente della Commissione del Gran Rabbinato per il Dialogo con la Santa Sede, aggiunge che tutto questo sarebbe «parte integrante» di un «insegnamento sprezzante verso gli ebrei e verso l’ebraismo, cose che pensavamo fossero state completamente ripudiate dalla Chiesa».

In realtà Francesco, in tre passaggi espliciti della catechesi si premura di affermare che la Torah mantiene il suo valore anche oggi, a differenza di alcuni titoli tendenziosi di alcuni giornali. Tanto che i dieci comandamenti valgono anche per noi e la catechesi si conclude proprio con la preghiera affinché “il Signore ci aiuti a camminare sulla strada dei Comandamenti, ma guardando l’amore a Cristo verso l’incontro con Cristo, sapendo che l’incontro con Gesù è più importante di tutti i Comandamenti”.

Il centro del ragionamento di Francesco è perciò è se e come la legge di Dio, valida da sempre e per sempre, possa essere pienamente vissuta senza la forza dell’amore di Dio stesso. Sappiamo bene come in una certa fase della storia ebraica si era diffusa l’idea che fosse l’osservanza pratica della legge a realizzare la volontà di Dio, a prescindere dall’intenzione del cuore con cui tale azione veniva compiuta, perciò basata solo sulla volontà umana. Il fariseismo, addirittura porta questo all’estremo, ipotizzando che questa osservanza garantisca l’uomo rispetto alla salvezza finale di Dio.

Ma tale posizione, e la sua estremizzazione, era già combattuta all’interno stesso dell’antico testamento. Già a partire dal nome Torah, che in origine indicava la tradizione legale tramandata dai Leviti e dai sacerdoti presso i santuari e probabilmente mediante la consultazione di oracoli, che però, a differenza della parola profetica, dal carattere improvviso e occasionale, portavano a singole leggi considerate universalmente ed eternamente valide (cfr. Dt 33:8-10). La Torah perciò esplicita e stabilizza, per singole situazioni concrete, la volontà che Dio rivela ai Leviti e ai Sacerdoti. Ma poi già dallo “Shemà Israel”, (Dt 6,4) in cui Dio indica sinteticamente l’amore totale a Dio e al prossimo come “compimento” della sua volontà che, ancora prima della esplicitazione della legge, indica quale debba essere, per l’Ebreo l’atteggiamento con cui si pone di fronte alla legge. La Torah perciò prende senso e pienezza solo se vissuta per amore. E poi nel Salmi, dove spesso la legge è vista come energia interna alla persona che lo spinge a fare il bene e non tanto come vincolo esteriore che lo obbliga (ad es. 119).  A dire che la Torah è desiderio di bene, prima che legge esterna.

E’ solo col ritrovamento e la lettura pubblica del “Libro della Legge”, (2 Re 22,23), che essa è solennemente promulgata con lettura pubblica. E da allora il “Libro della Legge” comincia gradualmente a sostituire il Tempio come simbolo della presenza di Dio, aprendo la strada all’oggettivismo farisaico del valore dell’osservanza esteriore. Ma a questo punto i profeti, Ezechiele e Gioele, e soprattutto Geremia, indicano come il popolo non sia in grado, con le sue sole forze di realizzare compiutamente il rispetto di tutte le leggi, e perciò prende corpo la linea dell’attesa messianica, di questo personaggio (o epoca?) attraverso cui avverrà una trasformazione rispetto alla legge: “Ecco, i giorni vengono, dice il Signore, «in cui io farò un nuovo patto con la casa d’Israele non come il patto che feci con i loro padri; io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. Nessuno istruirà più il suo compagno o il proprio fratello, dicendo: “Conoscete il Signore!”, poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande», dice il Signore. (Ger, 31, 31-38).

È evidente perciò che già nell’antico testamento, la legge, per essere osservata in pienezza, richiedeva una ulteriorità, l’intervento di Dio per rendere possibile all’uomo la sua osservanza. E non bastava la sua pura osservanza esteriore, perché ciò rendeva impossibile la realizzazione piena della legge.

In tutta onestà credo che il rabbino Rasson Arousi, e gli altri firmatari della lettera, sappiano molto bene queste cose. Allora mi chiedo: perché una lettura così radicale dell’intervento di Francesco? Tanto che si arriva a dire che Francesco dichiara obsoleta l’osservanza ebraica e qui ci sia un insegnamento sprezzante verso gli ebrei, cosa mai detta da Francesco.

Temo che questa reazione Ebraica si iscriva in una tendenza trans religiosa che da una ventina d’anni pervade le religioni abramiche (e non solo), in cui la corrosione acida della post modernità mette in discussione gli assetti e le certezze religiose e a cui esse rispondono spesso tornando a dare forza all’oggettivazione delle regole e dei comportamenti, come strumento per garantire la propria identità a scapito della dimensione soggettiva e di adesione personale alla regola stessa. Lo vediamo all’opera in casa nostra, ed è per questo che Francesco realizza proprio questa catechesi; ma soprattutto lo vediamo tragicamente all’opera nelle frange estreme dell’Islam. Ora, forse, fa capolino anche nell’Ebraismo?

 

11 risposte a “Il senso della torah, per ebrei e cristiani”

  1. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Due note a margine
    1) se agli Ebrei piace la Legge con tutti i suoi precetti e la sua osservanza, se x loro tutto si chiude lì. Contenti loro…
    2)Io/noi non possiamo essere contenti e conclusi in osservanze varie, anche se la ns Religione spesso si è ridotta a questo, alla penosa 3 veniali= 1 mortale.. Gesù è Altro. Gesù e’ libera adesione personale
    2) l’islam mi deve chiarire se il Corano è tutto scritto da Dio x mano di Mohammed
    Ma in tal caso non deve interpretarlo, come stanno facendo molti Iman..
    Imo così crolla tutto l:impianto.
    Ciao a tutti.
    Sono contento.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Io penso che ogni religione guardi ai segni dei tempi, salvo appunto certune dov’è si sentono più sicuri mantenendo aspetti estetici garanti di una appartenenza inamovibili nel tempo. Ma questo non si può pensare nei confronti del popolo ebraico che come tra i fedeli cristiani ogni gesto ha significato verso il Dio cui si intende dimostrare fedeltà. Ogni persona si differenzia anche per la fede in cui matura il proprio io spirituale, quella persona lita intima che via via matura per una vita che non muore. Dio nella sacra scrittura ha confermato la sua Parola di alleanza al popolo ebraico, al suo resto. Cristo è presente in ogni uomo che ha fiducia in lui e lo segue. Siamo accettati da ambe le parti così come siamo per la medesima Misericordia, basta riconoscerlo come “abba’”, padre”, per amore testimoniato anche verso il prossimo. .Così semplice fedele suppongo la Scrittura legge al proprio intendere prima di ascolto da altri predicato.

  3. Luigi Autiero ha detto:

    Cara Francesca, Dio Ama ed è pronto a perdonare Ebrei e Gentili in egual misura.
    Ora se si vuole ignorare che tutti “Ebrei e Gentili” hanno peccato davanti a Dio, e che quindi ,Tutti hanno bisogno di Ravvedersi e credere col cuore in Gesù.., e di confessarlo come Signore e Salvatore delle proprie vite,
    si rischia di annullare, minimizzare o addirittura calpestare il sangue del Figlio di Dio e la Sua grandiosa opera di redenzione ,compiuta alla croce.
    Come testimone di Cristo, ogni giorno mi rendo conto che , sono tanti , coloro che non pigliano posizione nel Ravvedersi, volendo restare religiosi e non Suoi discepoli.
    Infine, il Figlio è venuto come IL Salvatore del mondo ,oltre che far conoscere IL Padre.
    Senza la fede e confidanza nel Figlio rimaniamo religiosi senza LO Spirito.

  4. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Da semplice fedele: Provo meraviglia di quanto Dio ha fatto per essere conosciuto da quel popolo, quante volte ha perdonato le sue disobbedienza, di quanti doni lo ha gratificato e aiutato a crescere diventare adulto nella fede in Lui; quanto amore quindi gli ha dimostrato perdonando , non sette volte,ed è stato ricambiato, visto che oggi ancora esiste un resto di presenza nel mondo. Storia da far meraviglia!Ma il Figlio, nato come germoglio dal medesimo popolo, doveva far conoscere il Padre a tutti gli altri popoli e come se non attraverso un unico strumento, l’amore! Quel sentimento del cuore che a sua volta conquista quel prossimo che è lontano non conosce la Legge, non ha Padri e Profeti, ma si conquista con un bicchiere d’acqua dato a un assetato prossimo per compassione. Cristo ne è l’icona, non basta sentirsi cristiani per solo andare in chiesa, a messa, conoscere il catechismo, bisogna metterlo in pratica, testimoniare l’amore

  5. Luigi Autiero ha detto:

    Egregio signor Buttiglione, se lei non da credito alle Parole del Signore Gesù rivolte in primis alla tribù di Giuda e a quelle di Israele, non è colpa mia; la mia è franchezza.

    Credo che lei abbia letto sia l’Antico e che il Nuovo Patto, e avrà letto quante volte gli amici Ebrei si sono resi colpevoli davanti a Dio, tanto da mandarli in cattività.
    Ora sebbene l’Alleanza.., dovrebbe sapere che .a motivo pure del loro peccato, Il Padre, nella pienezza dei tempi, ha mandato IL Suo Proprio Figlio, per essere IL Salvatore del mondo, portando IL Nuovo Patto, per Riconciliare a SE sia gli Ebrei che i Gentili.
    Ora IL Signore, IL Grande Dio e Salvatore Gesù, appunto ha annunciato loro IL Vangelo della Grazia e ha detto loro di Ravvedersi, e di credere IN Lui, affinchè sia gli Ebrei che i Gentili, non periscano e siano salvati, in vista del Fatto che dalla Legge si ha solo la conoscenza del peccato, e nessuno può essere salvato dalla Legge; Quindi ecco La Grazia.
    Saluti

  6. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Leggendo il sig.Autiero resto basito e comprendo se ai fratelli Ebrei “girano”..
    Leggo:
    Essa “la Legge” si compie in Cristo ,ed è racchiusa nei comandamenti portati da Gesù “Ama IL Signore Dio tuo…,Ama il tuo prossimo..”.

    Ma se era tutto nell’AT!!

    Leggo ancora:

    chi come loro ,continuano ad essere ancorati alla Legge mosaica, e a non Ravvedersi e a non credere che Gesù è IL Cristo IL Figlio di Dio ” che è morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione”, restano sotto la maledizione della Legge, in vista del Nuovo Patto.

    Il non sapere che l’Alleanza tra Dio e Israele non è stata mai disdetta non è colpa sua, ma di chi insegna. Quindi nessuna MALEDIZIONE, se nn si vuole tornare indietro, di molto.

    • Luigi Autiero ha detto:

      Seguito
      Poi quanto alla maledizione ,leggo:
      Galati 2, 15 Noi Giudei di nascita, non stranieri peccatori, 16 sappiamo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché dalle opere della legge nessuno sarà giustificato.
      Galati 3, 8 La Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato gli stranieri per fede, preannunciò ad Abraamo questa buona notizia: «In te saranno benedette tutte le nazioni». 9 In tal modo, coloro che hanno la fede sono benedetti con il credente Abraamo. 10 Infatti tutti quelli che si basano sulle opere della legge sono sotto maledizione; perché è scritto: «Maledetto chiunque non si attiene a tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica». 11 E che nessuno mediante la legge sia giustificato davanti a Dio è evidente, perché il giusto vivrà per fede.

  7. Luigi Autiero ha detto:

    Salve
    IL Signore Gesù ,agli amici Ebrei in primis, ha detto: chi crede in me, HA Vita eterna;
    aggiungendo loro, la necessità di Ravvedersi e credere in LUI “che è IL Salvatore del mondo” per essere salvati.
    Ora chi come loro ,continuano ad essere ancorati alla Legge mosaica, e a non Ravvedersi e a non credere che Gesù è IL Cristo IL Figlio di Dio ” che è morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione”, restano sotto la maledizione della Legge, in vista del Nuovo Patto.
    Essa “la Legge” si compie in Cristo ,ed è racchiusa nei comandamenti portati da Gesù “Ama IL Signore Dio tuo…,Ama il tuo prossimo..”.
    Dunque, hanno poco o nulla da essere offesi, e credo che “nel dialogo”, agli amici Ebrei , bisogna annunciare con franchezza ,IL Vangelo della Grazia di Gesù Cristo affinchè credano in LUI e si Ravvedano, come a loro ha annunciato IL Signore e la prima Ekklesia, affinchè non periscano nel Giudizio.
    Questo leggo..
    Saluti

  8. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Che l’Alleanza venga prima della Torah, scusate, ma dopo gli studi degli ultimi anni lo sanno anche i poco documentati…
    Che i primi libri della Torah siano opera della Classe Sacerdotale che cercava di recuperare il Popolo dopo lo sbandamento dell’esilio, in particolare il Deuteronomio. Quindi oggi sono datati non certo come ‘primi’.
    Tranchant come sono sempre: l’Alleanza è opera-promessa-mano aperta di Dio aperta alla libera accettazione del Popolo eletto.
    La Torah è interpretazione e normazione.
    SE, e sottolineo il SE, è bastata ad Israele per migliaia di anni (anche se poi il Talmud..) .. OK, per noi DEVE andare bene: non un rigo di critica a loro.
    Ma a me, e credo anche al Papa, non basta.
    E questo non dovrebbe scandalizzare nessun ebreo.
    Più che fare gli offesi entrassero nel merito, scendessero in piazza e si confrontassero.
    Magari partendo dalla nostra presa d’atto che Gesu’ non ha aggiunto uno jota alla loro Legge.

  9. Leila Mariani ha detto:

    Grazie Gilberto,
    Esattamente questo che penso, (dicendolo io in forma provocatoria e sarcastica), ma in effetti non ha senso che si siano offesi per un non detto e un supposto … Mentre queste chiusure sono frutto di una paura e di chiusure che fanno preoccupare perché indurirsi non porta a nulla di buono.

  10. Gian Piero Del Bono ha detto:

    L’ebraismo non e’un monolite ma ci sono tanti ebraismi, gli ultraortodosdi di varie provenienze, sefarditi, chassidim, gli ebrei ortodossi riformati, gli ebrei liberal.
    Come fa nota Padre Ariel Levi di Gualdo noi non conosciamo affatto tutte queste distinzioni e facciamo di ogni erba un fascio parlando di un unico ebraismo. Come parliamo di un unico Islam dimenticando che sunniti e sciiti sono diversissimi fra loro. Anche il cristianesimo non e’ monolite , e persino all’interno di una parte di esso, il cattolicesimo, ci sono modi diversissimi di intendere la fede. Quindi ogni controversia oggi e’confusa mancando le basi : il dialogo di ma sapendo bene con chi esattamente di dialoga, se no e’un dialogare con immagini che noi ci facciamo degli altri.

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