Premessa importante per tranquillizzare tutti: il monologo di Benigni sul Cantico dei Cantici non mi è piacito. Così come personalmente apprezzo molto poco tutto ciò che compare sotto i riflettori di Sanremo: un evento che raccatta qua e là indiscriminatamente un po’ di tutto, ci mette su una bella patina brillante e politically correct e se ne serve per fare audience.
Mi sono però divertito – e un po’ sconfortato – a leggere in questi giorni i vari commenti di provenienza per lo più cattolica, alla presentazione del Cantico da parte di Benigni. Per un momento mi sono sentito catapultato indietro di un paio di mesi, al 18 dicembre per la precisione, quando è uscito l’ultimo film di Star Wars e si sono scatenati i commenti incrociati del fandom: gli entusiasti commossi fino alle lacrime contro i delusi arrabbiati invocanti vendetta.
Mi ha fatto riflettere questa chiamata alle armi dei cattolici a difesa o all’attacco di Benigni. Se è vero che la lingua batte dove il dente duole questa vicenda conferma quello che dal mio punto di vista era peraltro già piuttosto evidente: con l’eros come Chiesa abbiamo un problema. È stato sufficiente a Sanremo accostare la parola Bibbia con la parola eros che siamo saltati su come un Jedi nerd davanti alla risurrezione di Palpatine.
Non serviva certo questa vicenda per dimostrare la fatica che facciamo a parlare dell’eros nel discorso cristiano. Credo sia il punto su cui la divaricazione tra la dottrina e la prassi dei credenti sia in assoluto più marcata, segno anche questo che un problema c’è davvero, e non è solo un problema educativo ma di sostanza.
Quando c’è un problema il primo fondamentale passo è riconoscerlo e non negarlo, il secondo è provare ad affrontarlo. Mi sento di dire che in questo momento nella Chiesa entrambi i passi siano ancora da compiere. È ancora troppo difficile provare a dire una parola in un senso o nell’altro su questo tema – è molto più facile prendersela con Benigni! -, vi è una polarizzazione esasperata che non consente un dialogo, un discernimento. Eppure è quanto mai necessario avviarlo questo discernimento, perché avere un problema sull’eros non è zoppicare su un aspetto di poco conto, ma su uno dei cardini dell’esperienza umana e quindi cristiana. Le giovani generazioni non sono più disposte a tentennamenti su questo tema, il rischio di apparire poco credibili è enormemente alto. Per questo mi chiedo: quando sarà possibile abbandonare le contrapposizioni, porci di fronte alla realtà e insieme riflettere su cosa lo Spirito – che è novità d’amore – ci suggerisce?