Il messaggio delle Chiese europee al Sinodo: il contesto – 1

Complessità delle sfide da affrontare, ma anche opportunità che s’intravedono dietro di esse…
31 Maggio 2023

Terminata la fase continentale del processo sinodale, stiamo provando gradualmente a comprendere a che punto siamo, come Chiesa, in questo difficile cammino. Dopo l’analisi del contributo italiano all’assemblea sinodale europea di febbraio tenutasi a Praga, vorrei affrontare in alcune tappe il documento elaborato al termine di questa assemblea.

Innanzitutto, di questa prima (per il popolo di Dio in Europa) «esperienza profondamente spirituale» di ascolto e dialogo è restato, quale traccia diffusa – e nonostante le «tensioni e incertezze» proprie di ogni confronto reale – quel sentimento di «gioia» che ha caratterizzato le precedenti fasi diocesane e nazionali (§2). L’essere «uniti nella diversità» (§3; vedi anche §91) – che è “linguistica, culturale e di riti” (§5) – ha permesso infatti di affrontare «problemi e difficoltà» (§3) nella «consapevolezza accresciutasi» che la «varietà» rappresenta anche una «bella (…) ricchezza» (§4; vedi anche §§42 e 94), in quanto tale da «amare» (§89). I lavori, poi, si sono svolti come «un’ampia conversazione spirituale» (§7), in assoluta e – lodevolmente – voluta «trasparenza» di tutta «la ricchezza e la vivacità dello scambio» (§8 – vedi qui e qui).

Stupisce un po’, quindi, la valutazione di questo documento quale semplice «resoconto sintetico»: le «intuizioni e consonanze registrate», insieme alle «divergenze e tensioni», durante l’individuazione delle priorità che innerveranno l’Instrumentum laboris dell’Assemblea sinodale di ottobre 2023 non sono state valutate, comprensibilmente, come «soluzioni o interpretazioni teologiche», nel senso di «una posizione definitiva o l’indicazione di strategie operative» (§10), ma neanche come locus theologicus in cui ha parlato lo Spirito. Ciò lascia perplessi rispetto a quanto evidenziato qui, in tal senso, a proposito delle precedenti fasi e, anzi, sarebbe auspicabile approfondirne le motivazioni profonde (se ci fossero), oltre a quelle legate al livello raggiunto dalle tensioni emerse (ricorrendo il termine più di 60 volte) e sfociate financo in «accuse reciproche» (§41).

In premessa, i rappresentanti delle Chiese europee hanno riconosciuto il «contesto» (§11) attuale come caratterizzato da una serie di «sfide complesse» (§19): la guerra (§13; 30), gli abusi (§14; 30), le crisi esistenziali e il degrado dell’ambiente (§30), la secolarizzazione (§16), le migrazioni e la povertà (§17), più in generale le tensioni tra le diverse parti dell’Europa (del nord e del sud, orientale e occidentale, cattolica e protestante o ortodossa o islamica), anche se ciò – viene precisato – non deve essere ridotto ai «tradizionali stereotipi di grandi blocchi omogenei contrapposti» (§15; 42). Di queste, guerra e povertà sono valutate come «priorità» assolute (§93). Addirittura, si sottolinea «a più riprese» che in Europa bisognerebbe parlare di «Chiese del martirio», con conseguente «richiesta di redigere un martirologio comune europeo “per (…) lasciarci guidare dalla loro testimonianza per crescere nella fede e nella fedeltà alla nostra identità cristiana e cattolica”» (§18; vedi anche §24). Ciò potrebbe suscitare qualche interrogativo rispetto al dato di realtà – noi cristiani cattolici siamo veramente martirizzati in Europa? – ma anche questo testimonia la complessa diversità in questione e, perciò, è da accogliere e approfondire in quanto tale.

D’altra parte, la reazione di fronte a questi «segni del nostro tempo» è stata sostanzialmente costruttiva, in quanto essi sono stati letti soprattutto come «un’opportunità» (§16): da un lato, il «pluralismo confessionale» europeo è stato interpretato come «il terreno su cui fioriscono iniziative ecumeniche di molti generi, a partire dall’ecumenismo della prassi» (§15); dall’altro lato, soprattutto, si è affermato che «un atteggiamento negativo di condanna nei confronti del mondo e della società è sterile. Abbiamo molto da offrire al mondo, ma anche molto da ricevere. L’apertura al mondo può aiutarci a comprendere meglio il Vangelo»: perciò è considerato una «priorità» (§93) l’«impegnarsi in un “dialogo con la cultura e il pensiero contemporaneo, su temi come l’intelligenza artificiale, la robotica o le questioni legate all’identità di genere (LGBTQIA+)”» (§16). Non a caso il documento europeo, per edificare una Chiesa sinodale secondo la «prospettiva europea», comincia in modo propositivo dalle «intuizioni condivise» (§20), individuandone ben sette (numero altamente simbolico già usato nel documento italiano). Ma questo lo vedremo meglio domani nella seconda tappa della nostra analisi.

 

 

2 risposte a “Il messaggio delle Chiese europee al Sinodo: il contesto – 1”

  1. Germana Costa ha detto:

    Troppo complicato quello che dite per persone del popolo.
    Comunque volevamo dirvi di dire che sarebbe bello dire così: L’eterna Gioia dona loro Signore, e vivano nella Luce del Tuo Amore per l’Eternita’.
    Un abbraccio.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Leggo in”Caritas in Veritate che “non è isolandosi che l’uomo valorizza se stesso, ma ponendosi in relazione con gli altri e con Dio”. Quindi questo “Dialogo tra le Chiese” è opportuno per l’impellente necessita di trovare voce univoca presso i Paesi membri in Unione dove si decidono le sorti dei popoli. Si tratta di difendere il diritto a vivere in pace di larga parte dei cittadini nel mondo anche ignari di tanta catastrofe che si sta decidendo. Come il feto nel grembo di una donna non sa se questa deciderà della sua vita futura . Carità della Chiesa dunque è far udire la voce della Famiglia cristiana “collaborazione fraterna tra credenti e non credenti per la giustizia è la pace della umanità

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)