Fede e maturità umana

La maturazione umana della persona non è un optional nello sviluppo della vita di fede e nemmeno solo un suo effetto, ma anche una sua condizione.
18 Ottobre 2021

Il dramma della “pedofilia” della Chiesa francese, in cui sono coinvolti laici e consacrati, ha prodotto reazioni “a caldo” molto forti, che personalmente tendo a condividere, come il post di Roberto Beretta di qualche giorno fa. Di solito, dopo la prima reazione, cerco, però, di guardare a mente un po’ più “fredda” le cose, ammesso che in questo caso si possa fare.

I dati parlano di circa un 2,5% dei credenti francesi (non solo preti, quindi) coinvolto negli abusi. Questo numero ha fatto dire ad alcuni che, di per sé, non possiamo parlare di un problema strutturale, ma del fenomeno metaforico delle “mele marce”. Anche il paragone, stilato da Micromega, rispetto agli abusi perpetrati nella popolazione globale francese dello stesso periodo, riconduce il numero degli abusatori ecclesiali nella media generale francese.

Ora, io credo che utilizzare questi numeri per “minimizzare” o “silenziare” un problema sia davvero segno di una falsa coscienza e di poca onestà intellettuale. E questo perché, come già mostrato, sempre in Francia, in questi stessi anni, un’altra indagine sullo stato di “benessere” dei preti francesi rivela invece percentuali di disagio molto elevate, mentre non è un mistero che l’adesione di fede in Francia sia precipitata a livelli molto bassi negli ultimi 40 anni. Non c’è da meravigliarsi, perciò, se la percentuale degli abusatori ecclesiali sembra essere in linea con quella generale della popolazione francese; ciò non è rassicurante, perché ci dice che la fede sembra essere incapace di segnare una differenza morale degna di questo nome. E ciò non credo possa essere minimizzato.

Forse, allora, dovremmo chiederci: di quale problema stiamo parlando? A me sembra che il centro della questione non siano tanto gli abusi, ma la maturità esistenziale e psicologica dei credenti, che non libera sufficientemente la forza interiore della fede e della grazia, e impedisce che i propri comportamenti etici si differenzino sostanzialmente dai non credenti. E stando ai paralleli mostrati da Micromega sembra che tale problema potrebbe davvero essere allargato almeno all’Europa e non soltanto alla Francia. Gli abusi, perciò dovremmo pensarli come la punta di un iceberg, devastante e terribile, ma che, al di sotto di ciò che è stato rivelato, fa immaginare una maturità umana dei credenti mediamente non molto elevata e in molti casi davvero problematica.

Come se intere aree della persona credente non si siano potute sviluppare in modo umano e sufficientemente armonico. In primis, ovviamente, l’area affettivo sessuale, direttamente coinvolta nella punta dell’iceberg, che da secoli soffre di una sorta di “pregiudizio” istintivo nel credente, che la avverte spesso come una zona di problema e non come area potente di espansione della vita di fede. Ma, assieme a questa, l’area del potere relazionale e sociale, potentemente coinvolta anch’essa negli abusi, ma meno riconoscibile a prima vista, che invece per secoli si è strutturata spesso come zona di compensazione “disumanizzante”, per l’equilibrio di molti credenti.

Connesse a queste due, poi, spesso si trova coinvolta anche l’area delle gestione economa della persona e quella del rapporto con cibo, o con le sostanze, serbatoi più o meno nascosti di recupero energetico del credente, a fronte di blocchi esistenziali percepiti dentro alle indicazioni etiche. Insomma la triade famosa di piacere, potere e avere non sarebbe stata sufficientemente integrata dentro l’equilibrio sano della persona credente e ciò renderebbe difficoltoso il lavoro dello Spirito Santo dentro il cuore umano.

A fronte di questo ragionamento sento spesso dire che Dio può fare tutto e che la maturazione umana non è una condizione necessaria per la vita di fede. Ora, che esistano e siano esistite persone sante, pur dentro a strutture umane disarmoniche e non equilibrate è certamente vero, ma si tratta di casi limitati ed eccezionali. E se non possiamo dedurre da un 2,5% di abusatori un problema strutturale della Chiesa, non possiamo nemmeno ritenere via ordinaria alla santità quella di pochissime persone che hanno sublimato le loro disfunzioni umane in una enorme adesione di fede.

Perciò, dietro al problema, drammatico, umano e pastorale che gli abusi ci consegnano, c’è un problema teologico: davvero pensiamo che la Grazia di Dio possa “risanare” l’umano, scavalcando le normali dinamiche sociali, psichiche ed esistenziali che portano la persona a maturare sé stessa? In altre parole, l’agire di Dio nel cuore umano è sempre miracoloso? Se fosse così, l’umano non sarebbe assunto davvero dalla grazia, ma semplicemente scavalcato e reso “insignificante”. Il dogma dell’incarnazione, invece ci obbliga ad un pensiero teologo diverso, in cui l’azione dello Spirito si rende efficace dentro alle dinamiche umane, non oltre esse, nei limiti dell’esperienza umana e non nelle esperienze limite.

Questo significa che la maturazione umana della persona non è un optional nello sviluppo della vita di fede e nemmeno solo un suo effetto, ma anche una sua condizione. Il catechismo ci insegna due cose, che andrebbero rimeditate. Primo, la Grazia suppone la natura, non la sostituisce. E solo in questo suo incarnarsi nella natura la perfeziona. Secondo, i sacramenti sono potenzialmente efficaci a prescindere dalle condizioni di santità del sacerdote che li celebra, ma hanno il loro effetto nella persona se questa non oppone resistenza. Perciò le condizioni umane in cui la Grazia incontra il cuore umano incidono sulla possibilità della sua espansione nella persona. Una pastorale sana, perciò, non può prescindere dall’attenzione alle condizioni dell’umanità delle persone, perché ne va dall’efficacia e dello sviluppo della fede stessa, che rischia di diventare una specie di magia miracolistica.

5 risposte a “Fede e maturità umana”

  1. Elisabetta Manfredi ha detto:

    La Chiesa i credenti maturi, adulti, li ha fatti tacere… Dai grandi teologi a cui è stata tolta la docenza al mio papà, severamente ammonito perché aveva la Bibbia in casa… e non parliamo delle donne… Non per togliere la responsabilità individuale, che resta, ma la maturità non è mai stata incoraggiata, non è mai stata una virtù. E i risultati sono anche questi.
    Da qualche giorno circola una petizione affinché anche in Italia la Chiesa Cattolica affidi a una commissione esterna l’accertamento dei fatti. La risposta del cardinale Bassetti è a dir poco imbarazzante. Il problema è sempre il potere e la sua gestione, e chi questo potere non vuole condividerlo non cerca di incoraggiare la maturità di quelli che vuole restino sudditi.

    • Gian Piero Del Bono ha detto:

      “ Affidi ad una commissione esterna l’ accertamento dei fatti”
      certo , nella pia e idiota illusione chela commissione esterna sia oggettiva? Oh ma certo , sappiamo che NESSUNO ha pregiudizi contro la Chiesa Cattolica , che nessuno ha interesse a distruggerla, che nessuno ha interesse a intentare processi legali contro i preti per avere indietro soldi, certo , come no, viviamo in un mondo di persone tutte oneste e pure e sincere e disinteressate , tranne i preti cattolici ovviamente,
      Ai tempi di Woytila nei paesi comunisti era facile e semplice far fuori un prete scomodo accusandolo di pedofilia per farlo fuori. Forse per questo San Giovanni Paolo II ci e’ andato cauto con le condanne?
      In Francia hanno gia’ chiesto gia’ che ci sono l’ abolizione del secreto della confessione. In Australia il card. Pell e’ stato quasi linciato dall’ opinione pubblica senza ALCUNA PROVA .

      • Roberto Beretta ha detto:

        Andiamo, Gianpiero, non insulti la sua stessa intelligenza! Solo i dittatori nominano commissioni d’inchiesta “interne”. Vuole che la Chiesa applichi metodi inferiori a quelli di qualunque normale democrazia? (Nb. Non mi risulta che nessuno abbia messo in dubbio la correttezza della commissione francese)

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Quando leggo Gilberto non posso che leggere in lui la mia strada.
    Mi attacco e lancio una possibile causa.
    Quanto gioca aver ridotto il ns rapporto con Dio a……
    Ad es a parole difficili, che capiamo solo noi.. vi basti SOTERIOLOGIA.
    Di più e di tanto.. mai frequentato un ambito TEOLOGICO??
    Affondo: ma davvero pensate che tutto possa risolversi col CCC? Quante pagine,? E anche tu, prof. Lo citi spesso..😂
    Ma nn vorrei perdere tra le righe quello che mi ha spinto a scrivere.
    Mente locale alla confessione, magari di qualche tempo fa ( ma i ns preti quanto sono vecchi? E la loro educazione risale alla generazione precedente!
    Ridurre la propria salvezza alle cosette fatte nei gg prima di crepare, quando sta scritto che lui guarda s….
    Qui manca una cosa prima di tutto..
    QUI MANCA LUI.

  3. Paola Buscicchio ha detto:

    Bisognerebbe ripercorrere i secoli di vita della Chiesa per costatare come da sempre lo Spirito abbia suscitato nuove correnti di grazia interno ad essa.
    Se lo Spirito santifica la Chiesa è pur vero che lo stesso Spirito mette in luce le ombre che in essa permangono.
    Senza la luce non si potrebbero osservare le ombre così ci è dato assistere a molte diversioni dalla corretta via. Una Chiesa di santi e di peccatori dunque perchè l’uomo impari che senza l’intervento di Dio non può nulla.

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