Dio e la rabbia

Sulla colpa si è costruita una intera teologia sacrificale, di dubbia ascendenza veramente evangelica, mentre la rabbia è sempre stata giudicata a priori come emozione cristianamente “sbagliata”
12 Novembre 2021

“A Dio,  piace discutere con noi. Qualcuno mi dice: ‘Ma, Padre, io tante volte quando vado a pregare, mi arrabbio con il Signore …’: ma anche questo è preghiera. A Lui piace, quando tu ti arrabbi e gli dici in faccia quello che senti, perché è Padre”. Così papa Francesco, in una sua omelia già del gennaio 2017, rilanciata su Facebook in questi giorni e che mi ha colpito personalmente, forse perché fotografa molto della mia situazione attuale.

Mi era già capitato, invece, di confrontarmi in confessione con questa emozione, ma le risposte trovate erano molto diverse. “Con tutto quello che Dio ha fatto per lei, come può arrabbiarsi con lui? Se crede sul serio che Dio le vuole bene non si genera questo sentimento dentro di lei”. Oppure: “La rabbia è figlia dell’ira, che è uno dei sette vizi capitali. Nella preghiera non può avere spazio!” Ma anche: “La rabbia è una reazione da bambini, che vogliono una cosa e non possono averla. Da adulti dobbiamo essere in grado di capire che se non possiamo avere una cosa, dobbiamo accettare questo limite. Dio non c’entra nulla”.

Probabilmente c’è della verità anche in queste affermazioni di confessori che ho incontrato. Ma non riesco a togliermi la sensazione che le parole di Francesco permettano di portare davanti a Dio tutto ciò che siamo, senza finzioni, maschere e doveri che invece non ci consentono di essere lì “con tutto noi stessi”, mentre nelle parole di questi confessori l’accesso a Dio è permesso solo se riusciamo a presentare a Lui la faccia “pulita e buona”, già risolta, di noi stessi.

Non è negabile che oggi anche a livello sociale ci sia molta rabbia. Solo questa settimana, e solo in Italia, a Corte Franca (Bg), Trieste, Milano, Bologna, episodi sociali di scoppi di rabbia che colpiscono innocenti e producono dolore e sofferenza. Già nel 2008 Aldo Bonomi, sociologo italiano, indicava nel rancore sociale un elemento di coagulazione di gruppi sociali, come compensazione della sensazione di isolamento e solitudine prodotta dallo sfaldamento della società e dall’ingresso nella condizione della “moltitudine” sociale.

Ovviamente chi è arrabbiato pensa sempre di essere nel giusto, ma poi quando si ritrova davvero davanti a sé stesso, da solo, prima o poi finisce per pensare di non essere “pulito e buono”. E spesso potrebbe pensare che non ha certo diritto di presentarsi a Dio in quelle condizioni. “Non credo di essere degna di poter parlare con Dio, se sento queste cose”, mi confidava qualche giorno fa un amica molto arrabbiata con la vita.

Ecco, ho l’impressione che nel mondo cattolico la rabbia sia una delle emozioni più colpita da anatema e giudizio. E che questo modo, abbastanza diffuso, di “cassare” la rabbia come una emozione negativa, non aiuti oggi molte persone credenti a potersi rapportare con Dio. Come se davvero Dio potesse essere sul serio colpito dalla nostra rabbia. Come se davvero Dio potesse non comprendere il nostro dolore che genera quella rabbia. Come se davvero noi dovessimo attraversare e consumare la rabbia senza il suo aiuto.

Come possiamo immaginare che un padre, davanti al dolore che ci rende rabbiosi, rancorosi, irascibili, anche fosse nei suoi confronti, non sia disposto almeno ad ascoltarci? E se il padre è Dio, come possiamo immaginare che davanti a quello che sentiamo, la prima cosa che fa sia quella di giudicare la nostra emozione?

Un certo volontarismo disumano, che ancora ci portiamo dietro, ci costringe a pensare che essere cristiani impedisca di essere uomini per intero, e genera un “buonismo” affettato che, ovviamente non rende attraente la fede. Sembra un modo di credere in cui l’arco delle emozioni possibili e ammesse è da restringere, eliminando alcune di quelle che noi umani consideriamo “negative”. La rabbia è un dato naturale, così come la paura, la vergogna, la colpa, la tristezza, l’angoscia. Ma chissà perché sulla colpa si è costruita una intera teologia sacrificale, di dubbia ascendenza veramente evangelica, mentre la rabbia è sempre stata giudicata a priori come emozione cristianamente “sbagliata”.

Basterebbe rileggersi il vangelo per trovare un Gesù anche rabbioso, o ricordarsi delle reazioni più o meno rabbiose di alcuni profeti dell’antico testamento e di alcuni patriarchi ebrei. Forse ci renderemmo conto che la rabbia non è sempre e solo una reazione che diventa violenza, ma anche forza e grinta per “combattere con Dio” e rendere più vero il nostro rapporto con lui. Perciò andrebbe liberata e direzionata a Dio, invece di giudicarla e negarla.

 

6 risposte a “Dio e la rabbia”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Dipende cosa muove a rabbia, se da ingiustizia da subire, se effettivamente perché non si raggiunge ciò che si vorrebbe. Nel primo motivo, credo sia ammissibile provare ribellione, di fronte a una sordità nel negare ciò che appare ch e evidente. Rabbia può essere , grimaldello per un pretendere un cambiamento. Tutto altro è quello che si vede viene distrutto a dar sfogo a un sentimento personale. Forse c’è bisogno della energia da trarre anche dalla rabbia quando si rivendicano giusti i motivi Che vengono calpestati come il chiudere gli occhi di fronte a una realtà che per tornaconto là si vuole negare. Gli ospedali sono pieni di malati non vaccinati…non c’è la fornitura adeguata a quanto servirebbe al bisogno,… i respiratori inutili..denaro speso in colpevole profitto, tutto questo legittima il provare “rabbia” perché si soccombe a una ingiustizia, al male che ne deriva. Cristo non ha provato rabbia rovesciando i tavoli dei cambiavalute?

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Insisto sull’onvito a guardare_capire.. risolvere? Le RADICI della rabbiia.
    Esempio : i risultati FALLIMENTARI di Glasgow.
    Ci rendiamo conto di che peso-prospettive-futuro-cambiamenti-disastri-traumi-privazionj-ecc stiamo caricando le generazioni future??
    Vi sembra un probl da mettere sotto il tappeto accusando chi non loo fa (Francesco) di ignorare la faccia che fa Dio vs chi è arrabbiato?
    Ah, la sensibilità dei Cattolici!!!
    Che non reagiscono neanche davanti ad un PRETE arrestato x pedo.. ecc ecc..

  3. Paola Meneghello ha detto:

    Concordo, credo che la rabbia sia negativa quando finisce nel risentimento, nel desiderio di vendetta, e allora, anche qualora derivante da una mancanza di giustizia, finisce per nutrirsi della stessa energia negativa che si vorrebbe annullare.
    Ma che un senso di ribellione, invece, nasconda un bisogno di cambiare verso, e sia anzi una tappa necessaria, come indignazione di fronte a ciò che sentiamo ingiusto, e non conforme al Regno che voremmo far salire in noi e nel mondo, svegliandoci dal torpore dell’indifferenza, che Gesù non mi pare proprio incoraggiasse, credo sia una verità.
    L’umiltà è riconoscere che siamo limitati e possiamo tutti sbagliare, ma non è remissione, la Vita si asseconda, si lascia passare in noi, ma per la consapevolezza di essere parte e strumenti di qualcosa di più grande, mai per rassegnazione, o peggio per paura, che è il contrario del coraggio, della Passione, del cuore.

  4. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Gesu’ non e’ mai stato rabbioso ma giustamente indignato : non confondiamo la rabbia con la giusta indignazione . La rabbia e’ un sentimento, come l’ ira , la gelosia, l’ invidia,
    Deriva dal nostro egoismo , e’ la esternazione di un egoismo che si ritiene offeso, maltrattato , sono rabbioso perche’ il mondo o Dio o gli uomini non mi danno il dovuto.
    La giusta indignazione invece , quella per esempio di Gesu’ contro i mercanti del tempio o contro Pietro quando lo cerca di convincere a non andare a Gerusalemme , e’ diversa dalla rabbia, e’ la denuncia dura ma sincera di una ingiustizia, di una menzogna. Gesu’ non e’ mai stato rabbioso con chi ci saremmo aspettati: non con Giuda che fino alla fine chiama amico, non coi discepoli che lo hanno abbandonato ai piedi della Croce , non con Pietro che lo rinnega , non con i crocifissori ignoranti e inconsapevoli ( non sanno quello che fanno) . Soprattutto non e’ mai stato rabbioso con Dio.

    • gilberto borghi ha detto:

      Sono d’accordo con la sua distinzione Gian Piero. E aggiungo. La giusta indignazione si distingue dalla rabbia per la motivazione che la muove, ma l’energia psichica messa in moto dentro la persona è la stessa. Io contesto il fatto che la tradizione cattolica abbia spesso giudicato come negativa quella energia, a prescindere dalla motivazione con cui viene giustificata.

  5. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Forse si può aggiungere:
    # la rabbia obnubila il cervello, impedisce ragione e discernimento.
    # a quel punto la violenza diventa reale

    Ma anche manca il ? La rabbia.
    Credo che tutti sappiano che la violenza è generata da DEBOLEZZA-INCAPACITA’
    Se nn si riesce a gestire-capire lo status interno ed esterno… Cosa succede?
    Forse invece di chiedersi come la prende Dio sarebbe il caso di chiedersi vosa chiede di fare Dio, A NOI.
    Di fronte a chi non è più in grado di ragionare.

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