Il dibattito della settimana scorsa sul tema dell’omosessualità (vedi post di Steccanella e Beretta) ha spesso utilizzato l’espressione “contro natura”. Io sono già due anni che non uso più questo modo di esprimermi, da quando un mio studente, discretamente sveglio, mi aveva fatto notare che il concetto di natura cambia molto tra prima e dopo il peccato originale: “Se è vero che, come dite voi, il peccato originale fa entrare il male nel mondo e questo fa si che la natura umana non si più perfetta, quando parlate di peccato contro natura a quale natura vi riferite?”
Avevo risposto che lo stato di natura perfetta oggi non esiste più, quindi è evidente che ci si riferisca allo stato attuale della natura umana, quello dell’imperfezione. E lui: “Ma allora, prof. se la natura umana di oggi è imperfetta perché in essa è entrato il male, nessun peccato va considerato contro natura, perché di fatto i peccati esistono e sono, ovviamente, possibilità della natura umana imperfetta, non sono contro di essa, ma generati da essa, altrimenti nemmeno esisterebbero”.
In effetti la sua risposta mi aveva spiazzato. Risposi riconoscendo che il suo ragionamento aveva un senso, ma andava anche considerato che la natura imperfetta, restava comunque indirizzata alla sua propria perfezione possibile, in cui il male non sarebbe stato più parte di essa. Muoversi verso quella era moralmente corretto, rinunciare ad essa non lo era.
Oggi, di fronte a questa discussione mi è tornato in mente questo frammento di dialogo. E ho riflettuto. Quando si usa l’espressione “contro natura” lo si fa sul piano oggettivo, a prescindere dall’intenzione con cui quell’azione è compiuta. E in genere si intende che sia proprio l’aspetto sessuale della relazione ad essere contro natura. Altrimenti anche un legame d’affetto, la semplice amicizia tra due donne ad esempio, sarebbe contro natura.
Ma perché la sessualità omoerotica sarebbe contro natura? Perché non risponde alla condizione creaturale dell’uomo, fatto per l’eterosessualità? Ma in questo modo facciamo riferimento ad una natura perfetta originaria che oggi non esiste più. Parliamo perciò del nulla. Perché non è un rapporto che possa generare figli? Ma anche una donna sterile vive la sessualità in questa condizione e non per questo diciamo che è contro natura. Perché vive una forma di sessualità in cui vengono utilizzate alcune parti del corpo non secondo le loro finalità specifiche, per le quali sono state create? Ma anche un bacio tra due persone eterosessuali fa la stessa cosa: utilizza alcune parti del corpo non secondo le loro finalità specifiche. E’ contro natura per questo?
Ecco perché credo che non abbia senso parlare di peccato contro natura. Credo si dovrebbe invece cominciare a dire che la peccaminosità di un atto omosessuale, sul piano oggettivo, sta nella mancata pienezza di compenetrazione e complementarietà che quell’atto intrinsecamente possiede. Un rapporto eterosessuale permette una complementarietà e compenetrazione fisica che non è raggiungibile da nessun altro atto sessuale, sulla terra. A tal punto che può anche generare una vita. Quello omosessuale purtroppo non ha questa pienezza, per quanto si sforzi di averla. La differenza etica oggettiva, perciò, sta solo nel non potersi muovere verso la pienezza possibile della natura umana, non certo nell’essere contro natura.