Chi decide nella Chiesa? – 2

Prosegue in questa seconda parte la riflessione sul rapporto tra potere decisionale nella Chiesa e clericalismo...
5 Gennaio 2021

Nella nostra riflessione sul rapporto tra clericalismo e potere ecclesiale, ci eravamo lasciati con una serie di domande, le quali non emergono da una mera convenienza sociologica o di capitolazione dinanzi alle pretese della modernità. La fraternità e la comune uguaglianza di ogni battezzato che abbiamo evocato ha radici ben piantate sul terreno del NT. E’ il caso di richiamare i passi evangelici che sostengono tale basilare dignità di ogni discepolo di Cristo? Crediamo proprio di no.

Le prime comunità cristiane testimoniano una prassi ispirata all’uguaglianza ed alla libertà. E purtroppo sappiamo che dopo un paio di secoli tale condizione “comunionale” fu interrotta perchè, intorno al III/IV secolo, il clericalismo introdusse il regime di sacralità e la chiesa si scisse in due classi: il clero da una parte ed il “laos” dall’altra. Una situazione che perdura sino ai nostri giorni.

Sappiamo che il clericalismo si è ispirato a modelli extraevangelici. Si ispirato alle forme imperiali e monarchiche del potere, dove c’erano i dominatori ed i dominati, coloro che comandano e coloro che ubbidiscono. Si è ispirato alle famiglie patriarcali, dove ci stanno i maggiorenni ed i minorenni, i padri ed i figli, i maschi e le femmine. Si è ispirato alla proprietà mondana, dove ci stanno i possidenti-padroni ed i non possidenti-schiavi. Eppure le parole di Gesù sono chiarissime: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mt 10,42-45).

Cosa significano queste parole ai fini del nostro discorso? Esse possono giustificare una esclusione dei laici dal codeterminare le decisioni nella chiesa? In altre parole: la gerarchia clericale può essere intesa come un organo monarchico-assolutistico che si auto-assegna il privilegio di decidere in maniera esclusiva? Il servizio cui allude Gesù è un dominium o è un ministerium? La struttura ecclesiale è una struttura di dominio o è una struttura diakonica ove ogni relazione è ispirata al servizio reciproco? Il termine gerarchia (introdotto circa mezzo millennio dopo Cristo con Dionigi l’Areopagita) non si presta quantomeno a fraintendimenti?

Eppure tale termine (gerarchia=potere sacro) fu usato (e lo è tuttora), si è irrobustito nel corso del tempo sino alle perversioni medioevali e moderne e si è allontanato sempre più dal Vangelo e dalla prassi delle comunità dei primi secoli. I pastori (ovvero gli episkopoi ed i presbiteroi) divennero sempre più padroni e come tutti i padroni trattavano da servi i fedeli. E come tutti i padroni avevano il diritto di decidere. E’ indubitabile: il clero ha assegnato a sé stesso il potere di prendere decisioni in nome di tutta la chiesa. Ed ha chiamato tale potere potestas jurisdictionis. Ed ha legato indissolubilmente tale potere allo stato clericale ossia alla potestas ordinis. Far parte dei chierici significa due cose: avere il potere di santificare ed avere il potere di decidere. Tale concezione non è conforme al messaggio di Gesù Cristo, eppure la chiesa, tutti noi Popolo di Dio siamo stati condizionati da tale concezione. E lo siamo ancor oggi nonostante i deboli segnali che sono pervenuti dal concilio. Segnali che nei decenni successivi al concilio sono stati piuttosto silenziati che sviluppati.

Riassumiamo. Tutti nella chiesa sono uguali e le differenze carismatico-ministeriali non inficiano tale fondamentale uguaglianza, non inficiano la fraternità, non inficiano la responsabilità, non inficiano il fatto che tutti sono maggiorenni sotto l’unico Padre. La separazione/sacralizzazione della chiesa in due stati di vita (ovvero il clericalismo) ha deturpato il volto della chiesa (Francesco denuncia ripetutamente “i clericalismi, che annullano il carisma laicale e anche rovinano la faccia della Santa Madre Chiesa”).

Il veleno del potere ha cancellato il genuino servizio di ogni carisma-ministero, specialmente di quei carismi-ministeri che sono chiamati al governo delle comunità. Questi hanno perso ogni dimensione di servizio perché si sono intossicati con il potere. Hanno inteso la loro autorità come un potere (ed un potere sacro !). Hanno giustificato tale potere con le dottrine e le norme canoniche e nella realtà dei fatti i chierici non sono a servizio dei fratelli e delle sorelle. Il potere che si sono auto-assegnati esclude la comunità dal codeterminare ogni decisione e riserva al clero ogni atto di governo.

Se viceversa il potere (inteso come possibilità di decidere) è partecipato ad ogni battezzato, ciò significa che ogni battezzato può decidere perché membro della chiesa e titolare della dignità di figlio di Dio, capace di ricevere un dono dallo Spirito. Ecco che solo allora il munus regale di ogni battezzato verrà preso sul serio. Gli accenni contenuti nei documenti conciliari verranno ad essere sviluppati. Ed il magistero si disporrà a recepire convintamente le acquisizioni della teologia moderna.

Nella pratica, così come sussistono degli elementi di difficoltà nel coordinare il sacerdozio ordinato con il sacerdozio battesimale, allo stesso modo sussistono elementi di criticità nella coesistenza della regalità del clero con la regalità dei laici. Scontiamo infatti una plurisecolare dicotomia, c’è da sottoporre a critica una lunga tradizione, ma è innegabile che il cammino procede verso una più ampia ed attiva partecipazione dei laici alle decisioni nella chiesa.

Nuove ecclesiologie costituiranno il quadro entro cui si collocherà la codeterminazione dei laici alle decisioni ecclesiali. Quest’ultime non saranno più esclusivamente appannaggio dei chierici. Già si discute di scindere la potestas ordinis dalla potestas jurisdictionis. Gli studi esegetici, la riflessione dei teologi ed il lavoro dei canonisti più aperti procede speditamente. E’ questione di tempo (anni o decenni ? chi può saperlo ?): anche il magistero (un magistero riformato) accoglierà le elaborazioni dei teologi una volta che la coscienza dei mali del clericalismo penetrerà sempre più nella chiesa. E via via gli ostacoli del clericalismo saranno superati.

Nel futuro esso apparirà come un mero fenomeno residuale. Non ci saranno ricette valide per tutte le realtà e per ogni contesto geografico (la creatività dello Spirito Santo è l’altra dimensione fondamentale cui si deve ispirare ogni riforma ecclesiale). Eppure sin d’ora si possono ragionevolmente prevedere una serie di elementi: una codeterminazione dei laici nelle elezioni e nelle nomine ecclesiali, nei concili, nell’amministrazione dei beni, nell’ordinamento e nel diritto canonico, una direzione collegiale della chiesa ai vari livelli ed una sinodalità effettiva e concreta di uomini e donne. Si possono prevedere: meccanismi di “checks and balances” per escludere ogni monopolizzazione del potere, uno spostamento del centro decisionale dal centro alla periferia, una riforma radicale della curia romana, una limitazione (abolizione) dei nunzi apostolici, una riforma del servizio petrino, ecc. ecc.

Apparirà chiaro che tutte queste riforme non saranno un tributo che la chiesa deve pagare all’evoluzione dei tempi, né trattasi di audaci e temerarie innovazioni avulse dal contesto del Vangelo. Ma sono un ritorno “attualizzato” alla autentica tradizione della chiesa. Proprio l’elezione del vescovo (faccio un esempio) è emblematica del ritorno alla prassi cristiana dei primi secoli. Appare sempre più evidente dagli studi condotti dagli esegeti che la chiesa non è una società ineguale formata da due classi separate di individui, non è una gerarchia clericale esclusiva ed escludente, ma il Corpo di Cristo, il Popolo di Dio, il Tempio dello Spirito. Ed è perfettamente normale che, come avveniva un tempo, tale corpo elegga i suoi servitori preposti a sovrintendere le comunità (vescovo significa infatti sovrintendente o sorvegliante).

Mi piace concludere questo mio contributo con ottimismo. L’ottimismo di chi ripone la sua speranza nella gioia del Vangelo e nell’opera dello Spirito. Il domani della chiesa affonda le sue radici nel suo passato più vero: “Quod omnes tangit, ab omnibus tractari et approbari debet” (citazione di Y.M. Congar in Revue historique de droit français et étranger 36 – 1958).

[2^ e ultima parte]

5 risposte a “Chi decide nella Chiesa? – 2”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    La Chiesa dunque ha ricevuto potere dall’Alto e nessuno lo ha eguale semmai sono certi governanti che all’occorrenza cercano di “cibarsi di briciole di quello suo per aumentare il proprio es. essere o fare una legge che favorisca una osservanza o credo cristiano, o anche combatterlo. Gesù Cristo e quindi il vivente, fintanto che esistono uomini che ancora lo seguono, credono in Lui, vivono il Suo Vangelo. In tal caso la Chiesa e clero e laici, corpo diLui o Lui che vive in lei. Il potere umano, quale nella storia si racconta è una sequenza di imperi in e out le generazioni, anche i più longevi e potenti si rivelano per avere basi di argilla, restano pietre dove si scoprono opere artistiche tutte magnifiche anche rispetto all’oggi. La Chiesa esiste anche senza muri, Cristo non muore, chi crede in Lui vive in eterno, questa è la verità di una realtà che anche la ragione ci porta a convincimento

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    La Chiesa quindi nel tempo ha due sfere quella dei Pastori che il cui compito è di evangelizzare e guardare che il Vangelo non venga stravolto, e il popolo fedele,credente nel quale ancora Dio sceglie, si fa presente a seconda di come le genti nel mondo hanno necessità e a Lui si rivolgono. Tutti uomini dunque sia se sono santi, o demoni gli uni e gli altri nelle due sfere. La Chiesa è giusto che sia quello che è nel tempo perché la sua azione di messaggera si deve svolgere a tutti i livelli nella società In cui vive. La visita del Santo Padre a un Paese E quella da Uomo di Dio, tale viene accolto come in tempi antichi, la visita è bene accolta o anche , dipende se il Vangelo che porta sottobraccio(Giovanni Paolo ll),e’ Parola accolta, gradita, utile a quei Governanti. Il Vangelo e Parola Alta, il Calice non può che essere la più grande opera di orafi a contenere il Pane di vita. I suoi paramenti non possono essere da meno di quelli ordinati da Dio stesso in T.A.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Il battezzato, il popolo credente ha bisogno di una guida spiritual, come il cittadino di Istituzioni e di un governo che faccia leggi e offra servizi. Nella Bibbia a.t. Dio ha indicato persone di sua fiducia come portavoce di insegnamenti, Sacerdoti e capi a guida del suo popolo.Cosa straordinaria di legge che addirittura ha ordinato e la vita loro e come le cose dovevano essere fatte, ed era tutto bello, buono e anche sontuoso in quanto a fonti di bellezza cui ispirarsi, la Sua Tenda p.e.. La Chiesa di Gesù Cristo è nata con dei Pescatori Diventati Apostoli di Gesù Cristo; però Gesù Cristo era il Figlio di Dio, lo straordinario nell’umana natura, il Dio fatto uomo,; Dio e penetrato nella natura umana, quindi non solo dato il cibo, vestito, ma l’ha in Cristo elevato perché fosse degno di essere anche lui, umana creatura, capace di diventargli figlio (volendo) rispettando quindi anche la sua libertà di decidere.

  4. Paola Meneghello ha detto:

    Il problema secondo me, sta nel sistema di potere che nasce con l’instaurarsi della religione, con la conseguente perdita di credibilità dei valori universali di questa.
    Ma se Gesù se la prendeva spesso con i capi religiosi, a me viene il dubbio che il suo intento era di immettere nell’uomo la consapevolezza che uomo e divino sono uniti costituzionalmente, e non hanno bisogno del sacerdote che evochi il Sacro che già è in sé.
    Questo non significa che non ci siano individui meglio predisposti ad un percorso spirituale, e che possano essere di aiuto agli altri, ma è inevitabile che quando si parla di potere, quando si pretende di avere un’identità in società, magari anche politica, perché portatrice indubbiamente di valori, il castello un po’ cade, e che al vertice ci siano laici o clerici cambierebbe poco, se l’intento poi è sempre quello di chiedersi: chi decide, ergo chi comanda?

  5. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Lascio a chi se ne intende, come l’estensore, la quadra dei codicilli e le modifiche ( così tardive..!).
    A me interessa evidenziare quello che sta “sotto” e ha generato questo “casino” ( permettete il termine, ma lo è.).
    La CC nei secoli dei secoli si è data STRUTTURA e conseguentemente GERARCHIA per timore/terrore di essere travolta dalla Storia. Non ha avuto fiducia in Lui e si è dotata di eserciti, tribunali, indici, ecc. PAURA. PAURA che ha portato a erigere MURI intorno a sé, in modo da lasciare fuori non tanto i cattivi o i meretrix o i pedo…, ma quelli che non poteva controllare (se ti spogli poi fai la fame). Il laico è libero e non controllabile, a maggior ragione. Quindi: fate tutte le correzioni necessarie magari oramai inutili xchè le pecore sono scappate, ma siete sicuri di aver vinto la PAURA?? D’aver riposto in Lui ogni speranza?

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