E poi dicono le coincidenze.
In questi giorni ho partecipato con piacere ad una discussione su questo sito, nei commenti ad un bell’articolo di M. T. Pontara Pederiva sull’uso del latino nella liturgia. E ieri, con le idee stimolanti lette nei commenti, mi sono avviato al supermercato. Ma mentre cercavo la monetina da un euro mi é venuto da pensare: “Chissà se davvero salvando la tradizione e rinforzando la nostra identità ecclesiale camminiamo di più verso il regno di Dio?” Poi, mentre attraversavo il parcheggio cercando di guidare il solito carrello sbilenco, mi son sentito chiamare da dietro: “Oh, Gilberto, sei tornato?”
Giovanni è un amico di lunga data, ateo doc, invidiosamente coerente, con cui spesso chiacchiero con piacere di teologia , chiesa, società e perché no, di donne…. “Oh Giova, come stai? Si son tornato. Vedo che tua moglie continua a mandare te a fare la spesa”. ” Ah sicuro, se no lei mi vuota il portafoglio, ahahahah.
Ma senti hai visto cosa ha presentato Olmi a Venezia?” “A dire il vero no, -dico- cosa?”. “Un film sulla Chiesa, Il villaggio di cartone, mi sembra si chiami”. “Ah, e che dice sulla Chiesa?”. “Ho visto un servizio in Tv -fa lui- E’ la storia di un parroco di una chiesa semi vuota che, un po’ in crisi nel suo ruolo, è costretto ad accogliere in Chiesa dei profughi che si accampano proprio dentro. E nel servizio a queste persone povere e disperate lui ritrova il senso della sua vocazione”. “Ha però!!!, gli dico, interessante e soprattutto potrebbe essere una occasione splendida per ragionare sul senso dell’esistenza della Chiesa”. “Ah bèh, lo sai come la penso, la Chiesa è destinata a morire, e se gli va bene qualcuno di voi diventerà un buon samaritano, ma niente più!!”. “Giovanni, non ci sono riusciti i preti in duemila anni a distruggere la Chiesa, non è così scontato che siamo destinati a morire. Comunque, mi informo su questa cosa di Olmi e poi una sera ci spariamo una pizza, così ne parliamo”.
Tornato a casa sono andato su internet a cercare la notizia su Olmi. In effetti il trailer non mi è piaciuto molto e nemmeno alcune cose che lui ha dichiarato in conferenza stampa, come se la dimensione spirituale e istituzionale della Chiesa fosse incompatibile con la sua dimensione sociale. Ma il tema del suo film mi ha fatto riflettere sul fine della Chiesa: sarà anche la sua fine? Come pensiamo possa avvenire il passaggio, al termine della storia, tra la Chiesa e il regno di Dio? Lo so è, fanta-teologia, ma ognuno ha i suoi demoni!
Voglio dire, quel “le porte degli inferi non prevarranno..” può farci pensare che la Chiesa si muova verso il Regno con un movimento lineare di avvicinamento, in cui è garantito non solo l’esito finale, ma anche che l’ultimo dei papi consegnerà direttamente a Gesù la Chiesa, che in questo stesso atto diventerà “ipso facto” Regno di Dio. In questa logica si può pensare che la Chiesa, nonostante tutte le avversità che il maligno tenta di operare nella storia, progressivamente amplierà i suoi confini di comunità visibile, fino a contenere in sé stessa tutti coloro che sono destinati alla salvezza.
Se le cose stanno così è ovviamente giusto e doveroso cercare di mantenere chiara e solida la differenza Cristiana, tra Chiesa e mondo e non preoccuparci per i cambiamenti che il mondo opera attorno a noi, che comunque in qualche modo sono vinti da Dio, che essendo più forte del maligno ha in mano le chiavi della vittoria finale. Perciò la conservazione della tradizione cristiana autentica è da coltivare come primo e unico compito vero. E essa non ha necessità di adeguarsi ai cambiamenti del mondo perché in essa la verità è già tutta data, una volta per sempre.
Poi mi sono chiesto però, siamo proprio sicuri che le cose andranno così? Perché, guardando la storia della salvezza, il modo di procedere che Dio ci ha mostrato per salvare l’uomo, contiene sempre una cesura, un insuccesso umano tra una fase e l’altra di tale storia. L’umanità peccatrice viene distrutta dal diluvio, il popolo eletto viene esiliato, ma soprattutto Gesù muore in croce. Poi risorge certo, e prima ancora Maria realizza in sé la chiamata del popolo eletto, e ancora prima Noè è il segno di una umanità con cui Dio userà la misericordia e non più la giustizia. Ma per arrivare lì si passa sempre dalla morte e dalla sconfitta.
Allora perché per la Chiesa dovrebbe essere diverso? Perché la Chiesa dovrebbe diventare Regno senza subire morte e sconfitta? In fondo nemmeno con Gesù il demonio ha prevalso, ma Egli é dovuto morire. E se anche la Chiesa dovesse morire per diventare Regno, per vincere il maligno che è penetrato in sé?
E’ solo una ipotesi. Ma se le cose fossero così allora ciò che andrebbe coltivato come primo e unico compito vero sarebbe la capacità di leggere dove e come lo Spirito Santo ci chiama ad essere Chiesa oggi. Ovvio che non può chiamarci a cambiare la fede in Gesù, ma non è garantito che non ci chiami a perdere sicurezze umane e forme culturali in cui questa fede è incultura nel tempo.