Catechismo oggi: in cosa crede chi crede?

È assolutamente giusto e condivisibile ripensare i cammini di iniziazione cristiana, ma altrettanta attenzione non deve essere posta ai contenuti che in essi andremo a trasmettere?
26 Ottobre 2020

In un recente articolo sul catechismo, Assunta Steccanella ci ha invitato coraggiosamente a “fare la rivoluzione”, a porre in essere “un radicale cambio di marcia”, “un cammino del tutto rinnovato”. Mentre leggevo quanto concretamente ci ha proposto, sono sorte alcune domande che, nello spirito “sinodale” da lei auspicato, provo a esplicitare.

La possibilità di “iscrizione ai percorsi di iniziazione cristiana” non è già prevista “solo per chi lo desidera”? E tali percorsi non sono già divisi per “quattro/cinque fasce di età”? Il “coinvolgimento” nella messa domenicale e l’“approfondimento della Parola di Dio”, o le “esperienze di carità” e gli “incontri” più “intensi” e “prolungati” non sono già ricompresi all’interno di questi percorsi? Forse la mia prospettiva (romana, ma non solo) è limitata, ma mi sembra che già altrove si proceda in tal modo senza peraltro raggiungere, come denuncia Assunta stessa, “i risultati sperati”.

Inoltre, conferire insieme Cresima e Comunione, magari in un’età più precoce e attraverso un percorso più breve – come da più parti si propone, non rischia di svuotarne definitivamente il significato? Soprattutto se non viene curata “la formazione dei catechisti” o non si procede “con una focalizzazione su chi si prepara”, conferendo il sacramento soltanto a chi ne “ha scoperto il valore esistenziale”?

Non vorrei ridurre il tutto alla solita questione dell’età a cui si dovrebbe svolgere l’iniziazione cristiana, anche perché condivido alcuni dei motivi che inducono a mantenerla anche prima dei 15-16 anni. Ma mi chiedo se alcune questioni decisive della crescita umana – quali lo sviluppo della corporeità sessuata, della capacità d’astrazione e di introspezione, oltre all’inevitabile crisi (se non rottura) con l’ordine genitoriale – non siano ormai così dirompenti, così – appunto – rivoluzionarie, da rendere solo un palliativo la previsione di una “catechesi per giovani e adulti (seria e stabile)” successiva ai nuovi percorsi di iniziazione cristiana (e che, immagino, dovrebbe essere qualcosa di più e di diverso dal vecchio post-cresima).

A tal proposito, le mie esperienze scolastiche (inizialmente anche alle elementari e medie prima di stabilizzarmi alle superiori) mi hanno condotto ad interrogarmi sulla possibilità di capovolgere la prospettiva: sapendo ciò che avviene nell’esperienza religiosa personale dall’adolescenza/giovinezza in poi, non potrebbe essere utile ripensare il momento fanciullesco/preadolescenziale della formazione della dimensione religiosa in vista di quanto avverrà successivamente?

Si tratterebbe, dunque, di mettere al centro le frasi giovannee “ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà crediate” (Gv 14,29) e “vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato” (Gv 16,4). Per poi immaginare, pensare, creare un percorso (catechetico?) per bambini e preadolescenti che sia preparatorio alla vera e propria iniziazione cristiana e che – soprattutto – evochi e renda affascinante quello che avverrà da grandi. Forse in tal modo si potrebbe evitare che, quanto sperimentato da piccoli, risulti successivamente, alla mente e al cuore dell’adolescente/giovane che verrà, come quell’“arbitro severo [che] fischiava tutti i perché” – di cui cantava già negli anni ottanta del novecento Luca Carboni.

In ogni caso, però, dopo tanti anni passati ad ascoltare in classe i giovani cattolici (e quelli ‘non’ o ‘non più tali’), ciò che mi appare ancor più decisivo è il curare maggiormente la cosiddetta fides quae creditur, il che cosa crede chi crede, i contenuti della fede e, di conseguenza, la preparazione e la competenza, l’esprit de géométrie e l’esprit de finesse necessari per trasmetterli.

Perché possiamo anche pensare, immaginare, creare un nuovo cammino di catecumenato (tenendo conto – come ha ricordato un commentatore – che già esiste in tal senso un cammino che si è autodefinito “neocatecumenale”), con i suoi tempi, i suoi riti, le sue proposte e i suoi rapporti con le famiglie. Ma se poi in esso trasmettiamo ancora un’idea di fides qua creditur nella quale – e cito solo alcuni dei nodi che l’apostolato dell’orecchio di un insegnante restituisce – non ci si fanno mai domande né tantomeno si sollevano dubbi; nella quale i sempre più problematici rapporti con la scienza sono risolti con le due rette (presuntamente e illusoriamente) parallele del ‘come’-‘quando’ della Scienza e del ‘perché’-‘senso’ della Religione [sic! Rectius Teologia]; nella quale non si affronta mai nella sua complessità la differenza cristiana rappresentata dal perdono, allora è forte il rischio, come commenta Dario Busolini, di dare l’impressione che “più che sul rinnovamento del catechismo si punt[i] sull’idea di dare comunque i sacramenti al maggior numero possibile di bambini sperando che poi per giovani e adulti Dio provvederà”.

In tal senso, quindi, mi sembra essere molto interessante l’iniziativa di Tv 2000 che parte oggi alle ore 19.35, tra la santa messa e il santo rosario, sotto la conduzione di Gennaro Ferrara e con la consulenza dei nostri Gilberto Borghi e Paola Springhetti: “un programma che nasce da un paradosso presente nella vita di fede di tanti: avere domande da adulti e risposte da bambini. ‘Le parole della fede’ vuole contribuire a colmare questa distanza, provando ogni giorno a far dialogare l’esperienza e le domande di persone adulte con la sapienza e la tradizione della Chiesa. Il testo di riferimento è il Catechismo della Chiesa cattolica, inteso non come un codice morale, ma come il frutto di un cammino ecclesiale. Insieme a teologi e a testimoni di varia provenienza, l’intento è aprire uno spazio di intelligenza della fede, di dialogo tra vita e Vangelo”.

Impegno alto e promettente, per cui –  mutuando dal vangelo di Giovanni – “andremo e vedremo”, invitando i nostri lettori a fare altrettanto, affinché, come giustamente sperava Assunta, nelle prossime settimane e mesi “si generi (…) un dialogo con voi: una sorta di scommessa sinodale, dalle pagine di Vinonuovo”…

3 risposte a “Catechismo oggi: in cosa crede chi crede?”

  1. Giuseppe Risi ha detto:

    Integro con una considerazione sui sacramenti.
    Sono uno degli aspetti della fede cattolica che più sono problematici da credere.
    Lo sono per me ultracinquantenne, figuriamoci per i giovani d’oggi.
    Se intesi come eventi magici che intervengono nel tempo modificando sostanzialmente uno stato di vita prima del sacramento dallo stato di vita (di grazia, redento, sigillato, ordinato…) successivo, risultano francamente ostici da credere.
    Ad esempio, pensiamo alla transustanziazione nell’Eucaristia: per le persone non cresciute in ambienti cattolici non può che sembrare una cosa fuori dal mondo, da creduloni senza razionalità. Eppure la Chiesa ne fa il centro di tutto o quasi, tanto da averci costruito attorno tutta la sua struttura clericale.
    Non si è forse un po’ esagerato?
    GR

  2. giuseppe Risi ha detto:

    …Infatti, per un giovane oggi non è per nulla scontato precisare progressivamente il proprio credo scendendo dal generale al particolare: credo nel dio dei filosofi (il motore primo), credo che quel dio è il Dio della Bibbia, che quello stesso Dio è trinitario, che si è rivelato in Gesù di Nazaret uomo-Dio, che Gesù è effettivamente morto e risorto, che Gesù ha istituito la Chiesa degli apostoli, che quella stessa Chiesa è oggi ancora viva nella Chiesa cattolica romana, la quale ha costruito tutto un corpus di dogmi, di interpretazioni della Scrittura e di norme morali che descrivono e regolamentano anche gli aspetti più minuti del vivere quotidiano della gente.
    Francamente tutti questi passaggi non mi sembrano per nulla agevoli.
    Tutta questa montagna da scalare potrebbe essere superata dalla fede nella persona di Gesù, ma anche si arrivasse a questo, poi il passaggio a tutte le conseguenze (non così ovvie peraltro) dettate dalla Chiesa appare assai arduo.
    GR

  3. giuseppe Risi ha detto:

    Lo spunto è molto interessante: cosa o in chi crede chi crede (o afferma di credere?).
    Per quelli come me, che da sempre hanno vissuto in famiglia, nella comunità fino alla nazione in ambienti intrisi di religione e costumi cattolici i contenuti della fede sembrano scontati.
    Ma se solo penso ai miei figli ventenni-venticinquenni, la realtà cambia totalmente.
    GR
    Segue…

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