Camminare con la morte e tornare a vivere in Dio e con i fratelli

La riflessione umile e profetica di mons. Derio Olivero
27 Aprile 2020

Le parole di Derio Olivero vescovo di Pinerolo espresse dopo essere uscito dalla fase più acuto dell’infezione da Covid 19, dopo aver trascorso molti giorni in terapia intensiva, fanno riflettere per la loro profondità spiritualità e umanità. Tre sono le frasi, secche, precise, dolorose e speranzose insieme “ho camminato lucidamente con la morte per tre giorni”, “Quando sei di fronte alla morte ti rendi conto che due cose contano: la fiducia in Dio e le relazioni. Tutto il resto crolla”, “la preghiera di tutti mi ha salvato quella dei fratelli in Cristo e di tutte le altre fedi”.

In questo tempo di pandemia l’esperienza del morire, migliaia sono le vittime nel mondo, oltre 25mila oggi in Italia, il rapporto misterioso e umanamente drammatico dell’ultimo passaggio riemerge nella sua dimensione più piena e insondabile. Le parole di Don Derio rivelano uno stato d’animo, una realtà che è dentro la dimensione ontologica dell’essere umano. Il verbo camminare assume un significato ancora più radicale e profondo quando viene affiancato al morire, non una scommessa, un destino, una fatalità, ma una meta, un orizzonte ultimo che apre ad una condizione sulle quale nulla di umano si può affermare e molto di cristiano si contempla: la morte e risurrezione di Gesù nella Pasqua, il passaggio.

Ora è evidente che sarebbe un errore contrapporre l’umano al cristiano perché ciò che è fortemente e ineludibilmente umano è cristiano, ma questa condizione di donne e uomini, che come ogni giorno, ma oggi più di prima, attraverso il confine verso l’Altrove, interroga tutti coloro che proseguono il cammino. Ho camminato lucidamente con la morte è la condizione di tutti e di coloro che poi la morte li ha presi e ora, in ogni luogo del mondo riposano o dell’altro mondo riposano.

La seconda considerazione del vescovo di Pinerolo è altrettanto illuminante “due sole cose contano Dio e le relazioni”, la relazione con Dio Padre, Gesù Cristo, lo Spirito Santo, in una dimensione trinitaria che avvolge e guida. La voce di Dio nella coscienza di ogni donna e uomo, la sua Parola che sostiene nella prova e le relazioni di amore, famigliari, di amicizia di vicinanza e condiva e compassionevole fraternità umana. Tutto il resto è cornice, caducità di sovrastrutture sociali, culturali, politiche ed economiche sempre in trasformazione mai fissate per sempre.

E infine ma non ultima per importanza, la preghiera per, la preghiera ricevuta e realizzata per chi è guarito come don Derio e per chi è partito verso l’ultimo viaggio che riapre alla vita. Tutte le preghiere a Dio, senza esclusioni, senza steccati, senza primogeniture, una dimensione di rispetto delle differenze e delle misteriose analogie, un coro ecumenico e interreligioso e non un indefinita modalità sincretica. La preghiera dei fratelli in Cristo, e quella dei credenti in Dio, la riflessione dei cercatori di verità e dignità per ogni vita, tutte le vite, che non finiscono in una fossa comune di Manaus, o nell’area del cimitero di Milano dei dimenticati, e neppure oltre la pandemia nella fine precoce e violenta dei poveri e degli oppressi da guerre e carestie e nel campo santo del mediterraneo dove finisce la vita terrena di fratelli.

3 risposte a “Camminare con la morte e tornare a vivere in Dio e con i fratelli”

  1. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Presenza fisica.. nn so quante volte mia mamma mi ha raccontato la morte del suo giovane padre..
    Li interrogò uno per uno, tutti e sette…
    C’è Pietro?

    C’è….
    Sì.
    Ala fine soggiunse:
    ” C’è anche Dio.”
    E spirò.
    Presenza REALE.

  2. Sergio Di Benedetto ha detto:

    Un paio di giorni fa monsignor Olivero ha rilasciato un’intervista breve ma profonda a Repubblica, in cui rilegge la sua esperienza, parlando anche di ‘una presenza fisica’ che lo ha sostenuto nella prova. Trovo sia bello che un vescovo riveli paure e gioie provate a contatto con la morte e rinnovi la sua fede con grande umanità.

  3. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    1) bene parlare della Morte. Mi aspetto molti contributi. Ma credo sia da cambiare approccio, come CC.A partire dall’errore del MEvo x cui se all’ultimo momento ecc..Usato x giustificare le esequie ai suicidi. Non va messo al centro il corpomorto, se si è accettata cremazione
    2) propongo quindi Messa SENZA cadavere con cerimonia solo alla sepoltura.
    3) non bisogna aspettare di trovarsi faccia a faccia con la Morte x capire cosa conta e non nella VITA ( cfr don Derio )
    4) x un biologo si muore da quando si nasce.. per un cristiano è il contrario.
    5) noi partecipiamo alla Vita di chi è morto, santo o non, già da adesso. Ne facciamo PARTE. Come?
    6) chiamatelo Spirito, anima, consapevolezza, coscienza ..cfr D.Chalmers
    7) infine, poco condivisibile, ma ci credo anche x vari supporti.. La ns vita è già lì. Quindi la Morte avviene senza soluzione di continuità.

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