Si può aiutare un Paese aggredito senza armarlo?

La guerra in corso in Ucraina pone dubbi etici inevitabili a chi condanna la teoria della “guerra giusta”. Vangelo alla mano, resta difficile negare la possibilità di difendersi alle vittime di una guerra ingiusta
10 Marzo 2022

Al quattordicesimo giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, mentre le bombe continuano a cadere sulla maggior parte delle città di questo Paese europeo e due milioni di persone terrorizzate lo hanno già abbandonato, il mio pacifismo entra in crisi.

Non ho mai creduto nelle guerre giuste. Anche il più recente magistero pontificio in proposito, rappresentato dai paragrafi 256-262 della Fratelli tutti di Papa Francesco, chiarisce come oggi non sia più possibile parlare con facilità della guerra come una soluzione. Le nuove tecnologie belliche – che danno agli eserciti un potere distruttivo incontrollabile e possono colpire molti civili innocenti – fanno sì che i rischi di un conflitto siano probabilmente superiori alla sua utilità.

Eppure, lo ricorda anche l’enciclica del Papa, il Catechismo della Chiesa Cattolica contiene ancora la giustificazione morale della legittima difesa attraverso la forza militare. Certo, questa legittimità è subordinata a una serie di condizioni stringenti. Abbiamo tutti ben presenti i casi storici, anche recenti, di guerre preventive, o per “esportare la democrazia”, che hanno trasformato dei Paesi che si volevano “salvare” in terre di nessuno, insanguinate continuamente dal terrorismo e preda degli interessi economici delle grandi potenze geopolitiche. Guerre che hanno generato più guai di quelli che pretendevano, o facevano finta di pretendere, di risolvere.

Più in generale, restano per me incontestabili gli appelli contro la guerra dei Pontefici del Novecento come un pensiero pacifista e non-violento secondo cui con il ricorso alle armi “è sempre tutto perduto”. Gli effetti a lunga scadenza dei conflitti dal punto di vista economico, sociale e culturale sono spesso inimmaginabili. La guerra semina odio tra fratelli, ispira la vendetta, il risentimento, anche dopo decenni. Lascia sul terreno morti, feriti, povertà, distruzione di infrastrutture e opere d’arte, campi minati, ma soprattutto traumi psicologici, minori abbandonati, violenza sulle donne. Il tutto mentre – come ripetuto quasi allo sfinimento da Papa Francesco – i mercanti d’armi si arricchiscono.

Sono queste le argomentazioni utilizzate anche oggi da chi sostiene, anche dal punto di vista teologico, l’illiceità morale della scelta di armare gli ucraini. C’è chi sostiene che la decisione dell’Italia e di altri Paesi europei di inviare armi alle forze militari di Kiev sia pericolosissima, suscettibile di conseguenze nefaste, come l’allargamento del conflitto a tutto il Vecchio continente. Chi è sicuro che armare il popolo aggredito contro i russi non farà che allungare il conflitto e seminare più morte e distruzione.

Sono riflessioni profonde e legittime, eppure in questa circostanza non mi sembrano del tutto convincenti. Non mi avventuro in considerazioni geopolitiche sulle responsabilità dell’Europa, della Nato e degli Usa, rispetto alla guerra scatenata due settimane fa, unidirezionalmente, da Mosca contro un Paese democratico e il suo popolo. Qualcuno vorrebbe addirittura la resa incondizionata di Zelensky agli ultimatum russi. Ma ho il sospetto fondato che aiutare gli ucraini a salvare la loro libertà, il loro futuro, come le loro donne e i loro bambini, significhi dargli gli strumenti per respingere l’invasione nemica. Credo che anche come italiani ed europei la difesa di un Paese amico, insensatamente attaccato e terrorizzato, distrutto e cosparso di sangue, non possa non riguardarci. Ne faccio una questione di principio e di futuro della nostra democrazia, come ha ricordato il premier italiano Mario Draghi.

D’accordo, non esiste la “guerra giusta”, ma quale imperativo morale nasce di fronte alle vittime di una guerra “sbagliata”? Siamo credibili mentre sventoliamo le bandiere giallo-blu e quelle arcobaleno se neghiamo il diritto e la possibilità concreta di difendersi a chi nello stesso momento è sotto le bombe?

Mentre la guerra – non scatenata da Kiev ma da Putin – infuria, condivido le priorità diplomatiche del cessate il fuoco, dell’apertura dei corridoi umanitari e di veri negoziati di pace. Ma sono abbastanza sicuro che senza un sostegno militare, seppur indiretto, dell’Occidente, gli ucraini sarebbero ormai diventati schiavi di un altro Paese e avremmo assistito inermi alla vittoria di Golia su Davide. Come cittadini e cristiani, potremmo perdonarcelo?

Non ho certezze, ma credo che incarnare il Vangelo fino in fondo ci obblighi a rispondere senza infingimenti anche a questa domanda scottante, a prenderci questa responsabilità.

10 risposte a “Si può aiutare un Paese aggredito senza armarlo?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ho letto che Papa Francesco sembra abbia mandato quei due suoi Cardinali già in Polonia, inUcraina a portare conforto? al suo Presidente; sono Presenze autorevoli, che confermano quanto la Chiesa si mostri a fianco dei più deboli, una politica tutta cristiana, coraggiosa, all’arma bianca, eroica Perche e come non avere armi rispetto a quanto di esercito circonda quel Paese. E’ terribilmente triste la situazione, anche da parte dei capi di governo europei ascoltare quel collega che enumera le molte ragioni di difendere la terra, le abitazioni del suo popolo che fatica anche a fuggire indenne visto quanti hanno necessità di cure, senza viveri e medicine. Una situazione talmente sembra irreale, a sembrare un cattivo sogno. Eppure bisogna continuare a sperare, se da credenti nell’aiuto dall’alto, se non al l’aver percorso la via più faticosa che è quella dell’onore a essere uomini di pace

  2. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Non datemi dell’ipocrita. Prima riflettete.
    Ecco la mia tesi.
    # bene fa la CC ad essere sempre e cmq CONTRO aborti/ morte assistita / guerra/ di ecc
    # una Persona che si trovi davanti a qs decisioni ha il diritto/dovere di dilaniarsi e decidere responsabilmente.
    C’è un abisso tre la Legge e la Persona.
    Altrimenti Persona=burattino.
    E non concionate su giustizia divina. Lasciatela a Lui e nn peccate di idolatria.

  3. Patrizio De Gregori ha detto:

    Quindi se un bandito vuole il mio cappotto devo dargli anche la camicia, ma se il governo me lo ordina dovrei andare ad uccidere fratelli che stanno aggredendo altri fratelli? (Inviare armi non mi pare molto diverso, solo molto più ipocrita). Sono d’accordo con Paola. A mio avviso, i cristiani devono allontanarsi il più possibile dalle logiche e dalle passioni di questo mondo per intravedere e cercare di perseguire logiche e vie di misericordia che, semplicemente, non sono (ancora) le nostre. Grazie

  4. Daniele Gianolla ha detto:

    Non esistono risposte facili a problemi complessi e questa guerra, non solo ingiusta ma anche palesemente asimmetrica, scaturisce da una situazione molto complessa. Penso che sarebbe invece assai opportuno avventurarsi in considerazioni geopolitiche, per chi ne ha le competenze, poi assumersi la responsabilità di una decisione politica. Cosa è giusto fare? Come è giusto reagire?
    Non credo esistano risposte universali, del resto anche Davide ha combattuto armato contro Golia. Per questo è bene non agire da soli (come è abituata a fare la Russia, per esempio), ma progettare azioni di concerto a difesa dei più deboli.
    Senza cercare risposte nel Vangelo a tutti i costi.

  5. Giuseppe Risi ha detto:

    L’imperativo del perdono del torto subito e l’invito a porgere l’altra guancia credo riguardi le singole persone, non gli Stati o il diritto internazionale. Se così non fosse, i cristiani finirebbero per essere sostenitori di una sorta di anarchia in cui i prepotenti avrebbero naturalmente e sempre il sopravvento. E ciò mi pare assurdo.
    Nel caso specifico, non solo è morale sostenere il diritto alla difesa degli ucraini, ma è anche moralmente doveroso. Sta poi agli ucraini decidere se arrendersi o meno

  6. Dario Busolini ha detto:

    Temo che Golia vincerà comunque perché la sproporzione delle forze in campo è tale che Davide di armi dovrebbe riceverne davvero tante, a cominciare da quelle, come gli aerei, che si è detto non poter essere inviate per non trasformare l’aiuto in un intervento diretto allargando la guerra. Quindi non solo l’aiuto militare solleva dubbi sulla sua liceità ma anche sulla sua reale efficacia. Di fatto, mi pare si stia cercando solo di farla pagare all’aggressore più cara del previsto in modo da indurlo a chiudere prima moderando le pretese che l’aggredito alla fine dovrà subire (nella speranza che riesca a salvare almeno una buona parte della sua indipendenza). In tutto ciò non vedo alcuna soluzione che possa definirsi giusta, solamente tanto male e tanto peccato.

  7. Emmanuela Viviano ha detto:

    “Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia anche allora ho fiducia” (Salmo 26).
    Prego questo salmo per l’Ucraina consapevole del fatto che sia troppo facile pronunciare queste parole mentre si vive al sicuro nella propria casa.

  8. Gian Piero Del Bono ha detto:

    In Palestina ai tempi di Gesu’ esistevano gli Zeloti ,ebrei che ritenevano giusto combattere l’ invasione romana . Non pare dai Vangeli che Gesu’ abbia mai appoggiato gli Zeloti, anzi l’ unico atto di resistenza armata compiuto da Pietro, il colpo di spada per difendersi e difendere il Maestro, nel Vangelo e’ rimproverato : chi di spada ferisce di spada perisce. Per tutto il primo secolo dopo Cristo fino alla distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 aD gli Zeloti continuarono a combattere fino a provocare la distruzione completa e la dispersione del proprio popolo. Per tornare all’ oggi , non si tratta solo di guerra “ giusta” ma anche di senso della realta’ : puo’ la resistenza Ucraina aver ragione del gigante russo? O come gli Zeloti contro i Romani , vista la disparita’ delle forze in atto, rischia di essere fanatismo nazionalista? Non vorremmo assistere alla nuova Masada .

  9. Paola Meneghello ha detto:

    Secondo me il Vangelo è categorico, si implora la conversione, che vuol dire non continuare sempre nello stesso modo, e trovare nuove vie, anche e soprattutto le piu faticose e meno “normali” per la nostra mente, e mi pare che l’esempio di Gesù, in parole e azioni, non lasci molti dubbi.
    Certo, la nostra giustificazione è sempre che noi siamo solo poveri uomini, e Lui era il Cristo, ma se faticosamente nelle nostre menti il concetto di guerra è cambiato, addirittura non la si nomina, non c’è più il Ministero della Guerra, ma quello della Difesa, si parla di operazione militare ecc, ecc, , è perché possiamo evolvere ancora. .la Pace nasce solo da un incontro, e non è detto che perdere qualcosa in apparenza, voglia necessariamente dire di non avere vinto…Gesù non ha perso perché è stato crocifisso, e la croce è simbolo di rinascita e non di morte, lo vogliamo capire sì o no?

  10. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma può esistere una guerra giusta? Se non sbaglio, proprio nella Scrittura si suggerisce di considerare quanto di armi pari si debba fare conto prima di dare battaglia. Ora le armi pari sono a distruzione di massa, si vede bene che non bastano i fucili e via via si deve ricorrere ad altro per bruciare i tempi e….vincere, ma chi sarà il ?quello che si dichiara vittima? No,chi dispone di più potenza in armi! Un conflitto dunque che fa presagire altre conseguenze mortali peggiori, come Hiroshima?Ma i Romani avevano risolto, mi pare una contesa chiamata “Orazi – Curiazi”. Oggi , è impensabile presuporre un tale abominevole sacrificio umano, se solo si ragiona.E’ un sacrificio ma per il bene di salvare più vite umane, on resta che far uso di intelligenza diplomatica, affidarsi ai piccoli passi, alla saggezza del dialogo costante nel tempo per realizzare i giusti reclamati ideali con quella corale solidarietà che oggi si sta manifestando a favore di giustizia e libertà.

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