Sesso e matrimonio: imparare a dare forma al proprio amore

Dopo la pubblicazione degli itinerari catecumenali per la vita matrimoniale, uno dei nodi da affrontare è sicuramente il rapporto tra amore, sessualità e matrimonio...
18 Giugno 2022

Laddove una questione richiederebbe pagine e pagine di riflessione e di argomentazioni per poter mettere in chiaro tutte le dimensioni e i profili che andrebbero chiamati in causa, è più utile forse andare dritti al nocciolo, sperando che il fare chiarezza sugli aspetti fondamentali aiuti ad approfondire tutto il resto.

A mio modo di vedere, due sono le coordinate decisive per aprire una varco nella sempre annosa questione riguardante il matrimonio e i rapporto sessuali prematrimoniali. Possiamo enunciarle brevemente e in forma interrogativa. In primo luogo, qual è il significato del matrimonio? È una istituzione socio-ecclesiale che interviene “dall’esterno” a dare forma, definizione e (perché no) peculiare stabilità (almeno secondo il Codice di diritto canonico, § 1056) a una realtà altrimenti vaga, debole e indefinita, oppure è un’esperienza di fede con la quale i due amanti (ministri del sacramento) riconoscono come la propria storia d’amore sia fondata da sempre in colui che solo la custodisce e in essa si rivela? In altri termini, il matrimonio è un’imposizione di qualcuno (foss’anche per volontà di Dio!) su qualcun altro per un terzo fine (riconoscimento sociale, stabilità, convenienza ecc.), oppure esso dice qualcosa della storia d’amore di coloro che lo vivono, lo celebrano e che così desiderano testimoniare la propria fede in colui che, nelle diverse esperienze amorose vissute, potremmo dire che gli si è rivelato come “custode” di questa storia?

La seconda coordinata si potrebbe poi declinare nel modo seguente: nei confronti del rapporto sessuale all’interno della vita di coppia, è proprio necessario continuare a costruire una sorta di “recinto” di protezione, vedendolo come un tabù da tutelare all’ombra del “contratto” matrimoniale (che garantisce una situazione di stabilità) o non è forse più utile accompagnare gli amanti, i fidanzati, gli sposi a comprenderne l’autentico significato all’interno della propria storia d’amore e, più in generale, nell’universo simbolico del linguaggio dell’amore concreto? La sensazione, infatti, è che troppo spesso (anche da parte di chi il “sesso” lo vorrebbe tutelare nella sua quasi sacralità) la relazione d’amore viene ridotta al rapporto sessuale, identificato quale suo punto d’arrivo, ignorando come esso in realtà si collochi in una dinamica, un insieme di esperienze, insomma una storia che per dirsi ha un linguaggio molto più articolato che non il solo “grido” sessuale. È forse necessario recuperare proprio questo alfabeto affettivo per poter pronunciare nuove parole d’amore nella coppia, partendo dalle sillabe più semplici (baci, carezze, abbracci) per arrivare a vere e proprie frasi e quindi alla più alta poesia.

Seguendo questo duplice itinerario, mi sembra che, da una parte, il rapporto sessuale possa ritrovare il proprio posto all’interno di un orizzonte affettivo ben più ampio e complesso, in cui forse emergere ancor di più nel proprio significato umano e teologico, unico e singolare, di dedizione e accoglienza reciproche degli amanti. Dall’altra, si possa inquadrare meglio la relazione tra rapporti sessuali e matrimonio. I primi non sono un’attività “pericolosa” solo per amanti “più che abili” con la patente matrimoniale, e il matrimonio non è un lasciapassare per ogni tipo di esperienza amorosa, comprese quelle più “azzardate”. Il rapporto sessuale è una modalità (certo unica e singolare, per motivi ben precisi) con cui l’unica storia d’amore degli amanti si dice e si realizza. Nel matrimonio, questa storia è riconosciuta nel suo radicamento cristologico, ovvero nel suo essere segno dell’amore di Gesù Cristo che la abita, in tutti i suoi aspetti, con o senza rapporti sessuali.

Obiezione: così facendo non si rischia di sminuire la nobiltà del gesto? Per prima cosa potremmo dire che se per tutelare il valore di un atto umano è necessario confinarlo e porlo sotto una diversa “giurisdizione”, forse c’è alla base un ben più grave problema antropologico-culturale cui far fronte in prima istanza. In secondo luogo, come avviene per il linguaggio, una parola usata e abusata, talvolta in contesti non sempre coerenti tra loro, alla fine finisce col perdere di significato. Lo stesso avviene per il linguaggio del corpo. L’univoca attenzione sul rapporto sessuale (pro o contro di esso poco importa) finisce con l’esautorarne l’importanza. È necessario, allora, ciò di cui più si avverte l’assenza: una seria educazione sessuale, intendendo con ciò il saper guidare gli amanti alla reciproca scoperta di sé e dell’altro, nell’intimità di un linguaggio del corpo che si esprime con delicatezza, costanza e progressione. Solo così i soggetti di ogni storia d’amore potranno imparare, anche nello slancio e nell’emozione affettiva giovanile, ad esprimere e raccontare la propria storia, senza sentire il bisogno di ridurla a un solo “grido” sessuale inarticolato; solo così ogni storia d’amore non si spegnerà dopo un’unica grande vampata, come un fuoco di paglia, ma saprà davvero continuamente alimentarsi e bruciare come una brace ardente, simbolo reale di colui che sempre ne è la sorgente (prima e dopo il matrimonio).

 

8 risposte a “Sesso e matrimonio: imparare a dare forma al proprio amore”

  1. Giuseppe Risi ha detto:

    Quindi, mi sembra di poter concludere, che questa regola del divieto di rapporti sessuali pre-matrimoniali dettata come assoluta dalla Chiesa se non proprio una “balla dei preti” è stata ed è ancora una grave e preconcetta esagerazione, di cui la Chiesa dovrebbe umilmente chiedere scusa a tutte le coppie cristiane a cui hanno inutilmente complicato la vita. Ma non accadrà

  2. Luigi Autiero ha detto:

    Esimio Sergio senza polemica alcuna ho la buona abitudine a ricorrere alla Parola di D-o sola fonte di Verità che arricchisce la mia anima
    Le convinzioni degli altri che spesso camminano nella disubbidienza non fanno per me, ne va del mio avvenire eterno
    Le suggerisco di fare altrettanto
    Stia bene

    • Stefano Fenaroli ha detto:

      Solitamente non rispondo perché ciascuno è libero di reagire agli articoli, ma qui il fraintendimento mi sembra grave. La Parola di Dio non “piove” dal cielo ma passa per la mediazione dell’umano (come afferma Dei Verbum), quindi per forza di cose necessita di interpretazione e la sua lettura “alla lettera” non può che essere errata. E questo non lo dico io o altre “convinzioni”, ma la fede cristiana stessa quando afferma che Dio si è fatto uomo in Gesù. Il carattere incarnato della Parola (sia essa la Scrittura o il Verbo di Dio) ci impedisce di farne un idolo letterale da usare a nostro uso e consumo. Mi spiace che in questa prospettiva il senso della Scrittura sia molto più complesso da comprendere e meno “spendibile”, ma così è quando si parla seriamente di verità e di senso dell’umano.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma nel matrimonio, successivo a ” Io porro’ inimicizia fra te e la donna ,al serpente,moltiplicherò i tuoi dolori(alla donna) con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra perché da essa sei stato tratto, polvere tu sei e in polvere tornerai. Però, dopo aver loro fatto tuniche di pelli disse:Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Mi sembra quindi che la Chiesa ritornando a quell’impegno di conoscenza reciproca, quanto a cosa comporta essere sposi cristiani, perche questa è la differenza rispetto a chi non ha una fede, c’è tutto un riflesso di questa proprio perché ha da essere nel tempo, e si sa che le stagioni della vita cambiano come quelle della natura. Per cui restare ad Adamo e Eva e un fraintendimento; non deriva da rapporti sessuali l’incanto, di eterna armonia, ma implica sia condivisa tra due persone anche in bene e in male, questo è importante prima del SI

  4. Luigi Autiero ha detto:

    Non è stata una balla inventata dai preti, ma dalla creazione dell’uomo e della donna, è stato un preciso comando di D-o.
    Leggo in Genesi 2 ,22 Dio il SIGNORE, con la costola che aveva tolta all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo. 23 L’uomo disse: «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo». 24 Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne.

    Ecco, il verso 24 recita che, si unirà a “sua moglie”, e non alla fidanzata;
    non alla convivente, e tanto meno a persona dello stesso sesso, come ci sta abituando la società

    • Sergio Di Benedetto ha detto:

      Pensi che nel brano che lei cita, se non si è accorto, si parla di donna che nasce dalla costola dell’uomo (per fortuna l’esegesi biblica ci ha spiegato bene il significato di quel passo). A voler essere più papisti del Papa, a volte si scivola. Stia bene!

  5. gilberto borghi ha detto:

    No, non è e non era una balla. Ma il modo con cui è stato presentato e vissuto (e ancora spesso è così) ha impedito di renderlo luminoso segno della pienezza di amore. Ma per cambiare queste modalità c’è bisogno din un cambio radicale di antropologia all’interno del cristianesimo, recuperando la sua radice ebraico evangelica.

  6. Giuseppe Risi ha detto:

    Quindi? Il divieto dei rapporti sessuali prima del matrimonio è (stata) una grande balla inventata dai preti che ha complicato la vita a generazioni infinite di ingenue coppie cattoliche?

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