Con l’approvazione alla Camera del disegno di legge Zan contro l’omotransfobia torna in primo piano il tema dell’omosessualità, che era già recentemente balzato tra i trend topics dopo l’intervista a Papa Francesco pubblicata nel docufilm di Evgeny Afineevsky.
Proprio a seguito della discussione che quelle parole hanno suscitato, Gilberto Borghi ha pubblicato su questo blog un intervento che metteva in luce come questo tema vada in realtà a toccare i fondamenti stessi della fede cristiana, ponendo la questione sulle prospettive che può avere nel discorso cristiano la riflessione riguardo il tema dell’omosessualità. Nei giorni successivi a quel post è nato un dialogo con Gabriele Cossovich, anche lui autore di Vinonuovo.it, che in questo articolo proviamo a riportare come contributo alla riflessione.
L’oggetto della discussione riguarda il modo di considerare i rapporti sessuali omosessuali nella prospettiva cristiana. Gilberto nel suo articolo sostiene che, nonostante nella Chiesa si stia, per fortuna, andando nella direzione di ritenere parte della comunità cristiana anche chi vive rapporti sessuali omosessuali, non è comunque possibile smettere di considerare peccato tali atti sessuali. Riconducendo così il tema a quello dell’assunzione del peccato e dell’amore per il peccatore, che è esattamente il punto centrale del cristianesimo.
Gabriele invece si chiede se non sia possibile dentro il discorso cristiano provare a considerare gli atti sessuali omosessuali in modo diverso dal peccato. Ossia se si possa arrivare a dire che, a determinate condizioni, non siano per forza male dal punto di vista morale. Recentemente un articolo di Jesus Martinez Gordo su settimananews.it provava ad andare in questa stessa direzione, ripercorrendo la posizione sul tema di Adriano Oliva. Egli sostiene, rileggendo alcuni passi di San Tommaso, che qualora il rapporto sessuale omosessuale sia inserito in una relazione che abbia i tratti dell’unicità, fedeltà e gratuità, sarebbe possibile considerarlo, dal punto divista cristiano, moralmente accettabile. Pur rimanendo distinto dal matrimonio tra uomo e donna in quanto non aperto alla procreazione.
Gilberto alla posizione di Oliva contesta il mancato riconoscimento del fatto che, a differenza della relazione eterosessuale, nel rapporto omosessuale si incontrano due corpi che non sono fatti per compenetrarsi. Vi è cioè un dato fisico, naturale, che non è superabile. Per questo non è possibile semplicemente riportare nel campo del bene l’atto sessuale omosessuale. Il discorso potrebbe essere invece affrontato da un’altra prospettiva, ossia nella logica di una gradualità dell’amore. Se è vero, come sottolinea Agostino, che il peccato non è assenza ma sottrazione di bene, qualsiasi peccato contiene in sé comunque una radice di bene. Bisognerebbe capire allora, allargando molto il discorso, se il confine netto tra bene e male che caratterizza il giudizio morale cristiano sia effettivamente adeguato al Vangelo. E quindi se in questa prospettiva non sia possibile guardare in un modo differente alla relazione omosessuale, considerandola come una gradualità di amore che può più o meno crescere verso una pienezza, la quale però, dal punto di vista prettamente fisico resta impossibile.
Una volta ripensato in questi termini il rapporto tra bene e male si può ragionare allora sul fatto che, ad esempio, una coppia gay che convive possa avere rapporti fisici come baci, carezze. Perché questo può avere a che fare con l’espressione dell’amore, col desiderio di unione con l’altro, che è la radice profonda dell’unione sessuale. Ma rimane l’impossibilità di considerare come bene il rapporto omosessuale genitale, in quanto vi è un limite naturale che non è materialmente possibile prevaricare.
Gabriele condivide la prospettiva di ripensare il rapporto tra bene e male all’interno del discorso morale, tuttavia si chiede se davvero il dato corporeo, fisico, sia da considerare un ostacolo così invalicabile dal punto di vista cristiano. Se cioè il fatto che due corpi non siano fatti per compenetrarsi precluda ogni possibile differente considerazione; se il dato corporeo, naturale, sia a tal punto normativo nel discorso cristiano. Se si considera infatti come nell’uomo natura (corporeità) e cultura formino un tutt’uno, siano cioè inscindibili, in base a cosa si decide di dar più valore all’una rispetto all’altra? Il dato corporeo è incontestabile, ma non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista cristiano i dati culturali, ossia i significati differenti che ogni cultura attribuisce alla corporeità?
Gilberto da questo punto di vista sottolinea che è necessario chiarire cosa sia il dato corporeo. Perché se il corpo è considerato solo uno strumento che l’uomo ha per vivere nel mondo, siamo nell’orizzonte di un’antropologia dualista che non è certamente in linea col Vangelo. Il rischio è quello dello snaturamento del valore del corpo, considerato come puro oggetto. Se invece il dato corporeo è il modo in cui si realizza la mia persona in quanto essere a immagine e somiglianza di Dio, la normatività è intrinseca, non è possibile eliminarla. Credere fino in fondo all’incarnazione significa questo: riconoscere che il dato corporeo parla di Dio. Che è esattamente la prospettiva di S. Paolo, che elabora una teologia del corpo che riconosce l’unitarietà profonda dell’uomo e legge il corpo come presenza della Parola di Dio.
Rispetto al tema dell’incarnazione Gabriele parte invece dalla considerazione che Gesù non si è incarnato solo in un corpo, ma anche in un mondo, in una cultura specifica: quella dell’ebraismo del primo secolo. Se a partire dall’incarnazione arriviamo a dire che il dato corporeo parla di Dio, essendo nell’uomo natura (corpo) e cultura inscindibili, dovremmo anche affermare che la cultura in cui è vissuto Gesù parla di Dio, a differenza della altre, ed essere considerata anch’essa normativa. È esattamente la prima grande questione che si pone la Chiesa degli apostoli, che non a caso porta con sé un risvolto prettamente corporeo: il tema della circoncisione. Nel Concilio di Gerusalemme si riconoscerà che si può essere cristiani senza essere circoncisi, senza appartenere alla cultura ebraica, cioè che l’appartenenza culturale di Gesù non è normativa per il cristiano. Non è allora possibile ipotizzare, essendo natura e cultura inscindibili nell’uomo, che nemmeno il dato corporeo lo sia?
Certo questo non può significare condividere una considerazione del corpo come semplice strumento, si cadrebbe in un dualismo del tutto incompatibile con il Vangelo. Servirebbe da questo punto di vista una rinnovata antropologia capace di evitare questo e altri rischi. Visto da questa prospettiva però il tema appare molto vicino a quello dell’inculturazione (portando con sé quindi tutte le problematiche che esso pone), cioè con la questione di pensare l’abitare del cristianesimo in culture diverse, svolgendo un ruolo critico al loro interno, ma facendo anche propri elementi di quello specifico contesto culturale.
Gilberto fa rilevare che l’omologazione tra natura e cultura dimentica un dato non superabile: mentre le culture sono diverse tra loro, la corporeità umana è tale in ogni cultura, non muta, E allora sarebbe difficile risolvere la questione solo in termini di inculturazione. Un corpo maschile non è fatto per entrare in un corpo maschile in nessuna cultura: si tratta di un dato preculturale.
Volutamente lasciamo aperta la discussione, senza voler per forza arrivare a trarre delle conclusioni condivise. Perché crediamo anzitutto sia testimonianza della possibilità, nella Chiesa, di avere e far dialogare idee differenti, senza combattersi, senza pretendere di annullare chi ha un pensiero diverso dal proprio. E poi perché vorremmo lasciare anche a chi legge la possibilità di contribuire alla riflessione.
Ancora sul video:
Applichiamo discernimento al fatto che critica il mostrarsi dei gay e insieme anche il non differenziarsi di tanti omo..
Se tiro le somme trovo una virtù cristiana o una avversione congenita, quella stessa che provoca le reazioni descritte??
“Un corpo maschile non è fatto per entrare in un corpo maschile in nessuna cultura”. Chi lo ha detto? Di fatto, in tutte le culture e in tutti i tempi ci sono stati corpi maschili che hanno fatto proprio quello. Se dobbiamo trovare un dato “preculturale”, sarebbe proprio questo! Forse l’idea di “non è fatto per…” nasce da considerare la sessualità solo come orientata alla procreazione, il che rivelerebbe un’antropologia alquanto povera… Le funzioni e le possibilità del corpo sono molteplici, e la sessualità integrata in un rapporto umano ha delle dimensioni che vanno ben oltre la semplice riproduzione della specie.
Se ciò che accade di fatto è prova del significato che un corpo possiede per struttura allora un corpo è fatto anche per violentare, autodistruggersi, eccc…
Siamo di nuovi li. Da una parte chi presuppone a priori che il corpo non abbia di per sè senso proprio, dall’altra chi pensa a priori che il corpo sia già totalmente predeterminato ad una sola direzione. Finchè si resta qui non si fa un solo passo avanti.
D’accordissimo. Finché si resta su una considerazione del corpo isolato dalle altre dimensioni umane non si fa un passo avanti. Ecco perché parlavo della sessualità integrata nel rapporto umano. Non solo il corpo e non senza il corpo. Però resta la domanda di che cosa fa sì che un atto umano sia buono o meno. Va forse cercata la risposta (solo) nella biologia? Sono convinto che dall’esperienza trans si possano imparare tantissime cose ancora…
Al msg precedente ho dovuto tagliare il PS che riporto qui:
PS
Circa la peccaminosità vi risparmio la demo di come si possa passare dall’onan a rapporti std etero senza soluzione di continuità, il che manda in vacca ogni condanna e riduce il probl in estrema sintesi a:
La Chiesa suggerisce che the best sarebbe l’etero dopo sposati e da vergini.
Ma,……………
Visto il lungo video postato da Elena.
Chiarire non è dividere in due la grande varietà del mondo omosex: chi è attratto dall’omo e chi si sbandiera gay.
Certo che x reazione alla passata (?) discriminazione si esagera, specie nei media.
Ricordo un poeta omo Franci G. , che abitava sotto casa e cercava di convincermi che la sua condizione fosse quella ‘normale’ citandomi tanti nella storia, dandomi libri, dischi, ecc ed era solo inizio anni 60!!.. Ma nonostante la diffusione nei media, di cui parla il video, ci resta il libero discernimento.. o no? Ad es. si parla del gene gay na non si accenna agli ormoni! Oggi sono convinto che ogni Persona ha la sua storia, che ogni minoranza porta la sua croce.. Per qualcuno è il corpo che ha guidato la psiche ( pensiamo solo ai vestiti da bambino/a), per altri viceversa. Va, da cristiani, usata comprensione e vicinanza.
Ma evitato :
Tu sei sbagliato! Vieni qui che ti raddrizzo io!! alla Nicolosi.
Continuo:
Nel video si parla di trans, e mi chiedo: ma una persona che cambia sesso, non cambia certo l’anima, che però forse ha determinato il disagio nel corpo, se viene prima di esso. Tanti mali sono dell’anima, forse, e allora mi dico che un cristiano non può non sentire il dolore che prova il prossimo. È vero che un certo indottrinamento esiste, ma ciò a cui dobbiamo fare attenzione è evitare di cadere nell’atteggiamento contrario di bollare tutto come un capriccio, perché fare certi interventi non credo sia una passeggiata, ed è è vero che non deve essere considerato normale, ma la cura dell’umano, passa dalla com-passione, prima che dal giudizio…se è l’Armonia a cui dobbiamo tendere, tendiamo la mano e non chiudiamola, forse certe derive rimarranno più facilmente lontane, perché attecchiscono sempre dove manca Amore e sete di Giustizia, quella che fa alzare in piedi, e fa riconoscere un buon frutto da uno marcio, secondo me.
Che nell’era del pensiero unico tante cose non si possano più dire, è molto vero, così come è vero che spesso le vittime diventano carnefici anche per le ingiustizie subite, ed è per questo che servono dibattiti come questo.
Il punto è, secondo me, se una mia scelta, e non un mio stato costitutivo, allora, sia un peccato, qualora essa non arrechi danno ad altri. Ma allora è giusto analizzare in proposito il rimando alla famiglia: figli o solo diritti civili di convivenza?
Perché nel primo caso, il male, anche se forse incosciente, e neanche certo, nei confronti di un bimbo che nasce in certe condizioni, ci potrebbe essere, ma qui non si parla più di omosessualità in quanto tale, credo.
https://youtu.be/Flp6uDBKjLU
Mi sembra di percepire un pó di confusione.. allego un link che puó chiarire un pó la situazione..
Grazie Elena per il rimando al video che mostra verità, per me già conosciute, ma non da tutti forse.
In ogni caso porre la domanda sulla moralità dei rapporti omosessuali non deriva dall’esito di pressioni argutamente orchestrate da lobby di vario genere, ma dal cambio di paradigma antropologico in cui oggi la teologia si trova a dover lavorare. Ciò è determinato dalla percezione sempre più acuta che il paradigma antropologico “classico” utilizzato dalla teologia non rende più ragione delle nuove scoperte delle sceienze umane a proposito del rapporto tra corpo e anima, tra materia e spirito. In questo contesto è necessario tornare a ritrovare motivi per la liceità o meno, o in che misura, del rapporto sessuale omosessuale.
Il CRISTIANESIMO è per eccellenza RELIGIONE e SPIRITUALITÀ DEL CORPO poiché ha inizio con l’INCARNAZIONE e sfocia nella RESURREZIONE DEL CORPO!!! Consiglio a tutti di leggere i libri della grande biblista ROSANNA VIRGILI di cui ho seguito vari corsi fra i quali “ TEOLOGIA DELLA NUZIALITA”!!! ECCELSA INSEGNANTE!!!
Gilberto insiste sul principio della impenetrabilità tra corpi, principio con cui mi sto scontrando fortemente nel trasloco da villa ad appartamento 🤐😭🙃
Tornando IT ai corpi umani pongo qs probl sulla masturbazione. Quindi del rapporto tra me e il MIO corpo/psiche quando la mancanza di sesso genera in me uno stato di tensione, fisica e psichica.
SE si guardasse solo l’atto in se isolato dalle condizioni al contorno: PECCATO. Perché? Semplicemente xchè diverso dallo STANDARD. Affondo: è giusto isolare l’orgasmo dal petting, magari dall’heavy petting? Anch’esso peccato vista la stretta connessione?
In estrema sintesi: a me sembra ingiusto giudicare una cosa solo dal buco.
Caro Pietro, se a te sembra una questione solo di “buco” il rischio è che il corpo sia ancora una volta uno strumento senza alcun significato di per sè. Il punto è sempre questo. Fino a che al corpo non verrà riconosciuto il suo porprio significato, per come è fatto concretamente, non avremo preso sul serio l’incarnazione
Mi permetto di radicalizzare un po’ il tema, per il gusto del dialogo e non certo di polemica, e anche per miei dubbi.
Si tende sempre a giustificare un gay dicendo che non sia una scelta,…e se invece qualche volta lo fosse? Tutti nasciamo in un certo modo, ma poi saranno le nostre scelte libere a fare di noi questo o quello. Un prete che decide di non sposarsi e non unirsi per creare vita, ha fatto la sua scelta in base ad una sua “qualità” d’anima, e dà senso alla propria vita in questo modo.
Un gay, segue la qualità della propria anima in maniera differente, perché in fondo ognuno ha un suo percorso per arrivare al centro di se stesso, cioè a Dio..non saranno le nostre riserve mentali a voler sempre distinguere ? Ognuno non ha il diritto di seguire il proprio senso della vita, quando non arreca danno, anzi, dirò di più, non serve forse meglio la vita, se lasciato veramente libero di decidere, senza pre-giudizi che chiudono ciò che è infinito in sé?
Perché Uomo -Donna, forse perché insieme formano un tutto uno, in corpo e tutto l’immenso dono di “geni”, un dialogo tra due, un costruire insieme, un generare un patrimonio originale in un nuovo essere vivente. Un aderire al progetto del Dio Creatore che ha innalzato la creatura di terra, l’ha innalzata ad avere una vita eterna a sua immagine e somiglianza. Tutto questo lo si legge nella famiglia di Nazareth, in quel presepe, dove però la luce lo illumina da secoli; il loro vissuto e esempio non solo di dignitosa povertà , ma ricchezza di sentimenti e quanto in fede e per fede hanno affrontato e sacrifici sopportati.! A confronto di questo progetto divino con un Adamo e Eva, reso esplicito in Maria e Giuseppe, quello che si sta realizzando oggi è un disegno da uomini, senza passato, senza futuro. Che il coronavirus ci proietta in uno schermo che incute smarrimento, paura, disorienta!
Si legge in Rm.1.1.L’ira di Dio si rivela contro ogni empieta’ e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere e loro manifesto…la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da Lui compiute. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria di Dio incorruttibile con una immagine è una figura di uomo corruttibile…..perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore,tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato è servito le creature anziché il Creatore, che è Benedetto nei secoli.Amen. Questo si legge di ieri, e oggi sembra non essere diverso., si fanno cortei in diritto a libertà. . Perché una unione finché morte non separi e non più secondo sentimenti del cuore umano?
Ma il peccato e l’imperfezione, sono la stessa cosa?
Personalmente sento di peccare quando compio consciamente del male a qualcuno. Certo, a volte lo faccio e non me ne rendo conto, ma se la mia intenzione non era malvagia, ho davvero sporcato la
mia anima? Il bene e il male, non sono categorie spirituali che coinvolgono lo spirito con cui agisco? Che male arrecano due persone che si amano come Dio le ha fatte, in corpo e anima? Si deve tendere alla perfezione, ok, e l’unione uomo donna riflette il principio alla base stessa del creato, ma l’uomo è perfettibile, non perfetto, e se le sue intenzioni sono costruttive, creano comunque Vita buona, perché è con il calore dell’azione che viene dal cuore che ama, e non con quella oggettivamente e freddamente perfetta, che dilateremo la nostra umanità, secondo me.
…anatomicamente anche una suora non è fatta per rimanere sola…
GR
Rinunciare liberamente ad una possibilità che il corpo consente è molto diverso dal voler realizzare una possibilità che il corpo non consente
Convengo.
Ma mi sembrano tutte categorie astratte, che prescindono dalla realtà delle persone
Anatomicamente anche un corpo femminile non è fatto per entrare in un corpo femminile…
Da piccola pensavo che gli uomini fossero inferiori alle donne: nella mia famiglia le donne facevano tutto, gli uomini invece lavoravano solo fuori casa. Ho così deciso che da grande avrei sposato una donna. Quando scoprii che in Inghiltera un pastore aveva benedetto l’unione di due coppie di donne esultai: era possibile! Peccato che tutti questi pensieri fossero di una preadolescente… Scoprii infatti che mi piacevano i ragazzi e ho dovuto accettare la mia eterosessualità. A partire da questa esperienza, che non credo certo sia unica, questi discorsi sull’omosessualità mi lasciano perplessa. Se fossi omosessuale i miei atti sessuali sarebbero non leciti, anche se partissero dallo stesso amore? Se ho avuto la fortuna immeritata di cadere della parte ‘giusta’ del mondo,non é mio dovere evangelico aprire i cancelli perché non ci siano campi ‘sbagliati’, così come cerco di fare promuovendo nel mio piccolo i diritti umani e una economia di giustizia?
Tutti questi ragionamenti sono riferiti all’omosessualità maschile, ai rapporti sessuali tra corpo di maschi.
E l’omosessualità femminile?
Cambierebbe qualcosa, visto che su baci e abbracci una qualche liceità sembrerebbe condivisa?
Ho l’impressione che ci si sta perdendo in legalismi eccessivi
Concordo e avevo scritto lo stesso ma nei 1000 caratteri non ci stava. Che l’omosessualità femminile sia percepita meno (meno pericolosa per il maschole certo!) la dice lunga….
Una bellissima puntata di Uomini e profeti (radio 3) di parecchi anni fa faceva dire a teologi cattolici e pure preti che il fondamento della coppia sta ne ‘Non é bene che Adan sia solo’ e non in ‘Maschio e femmina li creó’.
Una bella rivoluzione copernicana. Che ha dato voce autorevole a tutto il mio sentire in materia. E mi commuovo ogni volta che me lo ripeto. Il ‘peccato’ se di peccato vogliamo parlare sta nella solitudine, nell’autosufficienza, nell’autoreferenzialità. Tutti, etero, omo, trangender, intersessuali, tutti noi aspiriamo a trovare un altro o altra che ci accolga come siamo e ci chieda di essere accolto. Se non diamo credito a questo amore che vediamo, come possiamo credere all’Amore che non vediamo?