Le ultime dei teologi dal “concilio di Trento”

Dove va l'etica cattolica? Alcune idee interessanti emerse dal convegno mondiale dei teologi moralisti.
31 Luglio 2010

La metà erano laici, un terzo donne. Fra i seicento teologi moralisti riuniti a Trento dal 24 al 27 luglio africani, asiatici e latinoamericani in gran numero davano il colpo d’occhio di un confronto finalmente planetario. E l’efficacia del metodo (un centinaio di gruppi di studio con oltre 280 relazioni, ognuna mai più lunga di un quarto d’ora) con il proposito finale di irrobustire il “network” mondiale per lo scambio teologico hanno reso un piccolo grande evento l’appuntamento promosso dal comitato Catholic Theological Ethics in the World Church, tanto che qualcuno l’ha definito un nuovo “concilio” di Trento. In modo altrettanto ardito, ho raccolto alcune possibili propositiones, soltanto a fini di sintesi.
Non c’è etica senza universalità. Va superata la tentazione di tornare al passato, avvilupparsi e “perdersi” nel particolare del caso specifico, perché le sfide mondiali richiedono all’etica cattolica di arrivare ad un quadro universale e omnicomprensivo, “utile” per tutti gli uomini di buona volontà. Questo tendere ad approdi comuni, a qualche presupposto condiviso, significa anche superare le differenze di linguaggio. Non comporta peraltro, attenzione!, perdere la passione per il contesto, perché la ricerca etica deve sempre rimanere comunque  “curvata sulla realtà”.
Non c’è etica senza trascendenza. Lo affermava testualmente l’arcivescovo di Chieti Vasto, Bruno Forte, nella sua relazione introduttiva: “Non può esserci agire morale, lì dove non ci sia l’altro, riconosciuto in tutto lo spessore della sua irriducibile alterità. La fondazione dell’etica è inseparabile da questo riconoscimento (…).  Aldilà delle ideologie e dei totalitarismi dell’epoca moderna c’è bisogno di un’etica della prossimità e della relazione interpersonale”, affermava Forte, osservando poi, nella sua quarta tesi, che “l’etica rimanda alla Trascendenza libera e sovrana, ultima e assoluta, rivolta verso di noi.
Non c’è etica senza libertà. Un valore esaltato dall’arcivescovo di Monaco-Frisinga, Reinhard Marx, perché intrinseco alla dignità dell’uomo, creato a somiglianza di Dio, chiamato ad una continua tensione alla libertà: “Non riesco a immaginare – ha esclamato mons. Marx – un’etica cattolica che non rispetti la libertà o la veda come qualcosa di temibile o di pericoloso. Una libertà, peraltro, che va sempre interconnessa con la responsabilità personale”.
Non c’etica senza solidarietà e giustizia. “Si sperimenta la rete degli altri che circonda l’io – affermava ancora mons. Forte – come sorgente di un insieme complesso di esigenze etiche: contemperarle in modo che il dono compiuto all’uno non sia ferita o chiusura all’altro è coniugare la morale con la giustizia. Regolare in forma collettiva questa rete di esigenze di giustizia è misurarsi col bisogno di diritto: non l’astratta oggettività della norma, né il dispotismo del sovrano fonda l’autorità della legge, ma l’urgenza di contemperare le relazioni etiche perché nessuno sia a vantaggio esclusivo di alcuni e a scapito della dignità di altri”.
Non c’è etica senza testimonianza. “Non basta scrivere buoni volumi di etica, se non si vivono certi valori dentro una comunità, dentro la Chiesa locale” era l’invito ai colleghi dell’arcivescovo Marx, per non ridurre mai il cristianesimo ad una morale e non dimenticare l’importanza della vita sacramentale che fa sperimentare l’amore di Dio. Ma anche visivamente l’assemblea plenaria del “concilio” di Trento – con qualche mamma convegnista che lavorava a maglia e molti interventi concreti e appassionati sui drammi del mondo contemporaneo, restituiva l’immagine finale di una ricerca tutt’altro che accademica, autoreferenziale e disincarnata.
PS: I moralisti riuniti “per l’ultima volta” a Trento, ritenendo “non più sostenibile” dal punto di vista etico l’eccessivo costo organizzativo di eventi mondiali come questo, si sono posti anche l’impegno indilazionabile di trovare d’ora in poi modalità diverse (a partire dalla Rete, naturalmente) per proseguire il confronto. Una scelta di metodo che può fare scuola.

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