La gabbia dell’autonomia: fine dell’unità?

La cura delle classi più deboli affretta la crescita del regno di Dio con il quale sono “rovesciati i potenti dai troni” e “innalzati gli umili”…
2 Luglio 2024

In questi giorni mi sono imbattuto nello studio della Lettera di Giacomo e un termine ha attirato la mia attenzione; si tratta di prosopolempsia che viene reso in italiano con fare preferenza di persone (cf. Gc 2,1). Esso, letteralmente parlando, sarebbe prendere la faccia, nel senso di prendersi cura di una faccia piuttosto che di un’altra. Recentemente, in seguito all’approvazione della legge sull’autonomia differenziata, la Commissione UE ha dichiarato che “la devolution di ulteriori competenze alle regioni italiane comporta rischi per la coesione e le finanze pubbliche del paese”; in particolare, l’affermazione si riferisce ai famosi LEP che sono i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi che devono essere garantiti in maniera uniforme sull’intero territorio nazionale: essi garantiscono i livelli minimi di servizi e non coprono tutti i settori rischiando di aumentare le diseguaglianze – già esistenti – tra nord e sud, tra aree periferiche e urbane.

Seppur riferito alla comunità cristiana e alla preferenza dei ricchi nell’assemblea a discapito dei poveri – anche lì ci sarebbe un enorme capitolo da aprire sul rischio diseguaglianze che si consumano ancora nelle nostre comunità – il messaggio di Giacomo risulta quanto mai attuale per l’uomo di ogni tempo, di ogni fede e non fede soprattutto se una nazione – anche qui ci sarebbe molto da scrivere – si professa culturalmente cristiana; infatti, il principio di uguaglianza è sancito e garantito dalla nostra Costituzione.

Poco prima di parlare della prosopolempsia, l’autore della lettera di Giacomo afferma che religione pura e senza macchia è soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni; con ciò ci si rivolge alle classi più deboli perché attraverso di loro si manifesta la sapienza di Dio.

Riguardo il principio di uguaglianza, l’art. 3 della Costituzione stabilisce che lo Stato ha il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale cosa che l’autonomia rischierebbe di non garantire. In pericolo, per esempio, potrebbe essere la sanità pubblica già in preda al declino e alla privatizzazione; ciò porta a chiedersi: in che modo la legge tutela il carattere universale dei servizi sanitari per i cittadini, soprattutto per coloro che dal meridione sono costretti a ricorrere a strutture sanitarie del nord? Insomma, povero sud destinato alla povertà e alla disattenzione di tutti: dai governi ai “signori” nostalgici dei latifondi che si ostinano ad opprimere i più deboli aumentando le disparità tra poveri e ricchi, disparità che ha consentito la celebrazione del funerale della classe media ormai andata nell’oblio. Per fortuna che esistono quanti con molte parole e pochi fatti promuovono campagne giustizialiste, salvatori della patria e paladini della giustizia; anche in questo caso l’apostolo Giacomo avrebbe qualcosa da dire: a che cosa serve, fratelli miei, se qualcuno dice di avere fede ma non ha le opere? La fede non può salvarlo (2,14).

Infine, nell’ultima parte della sua lettera, l’apostolo rivolge queste invettive: Guai a voi ricchi (cf. 4,13; 5,1). Egli vuol ricordare che la venuta di Gesù ha reso presente il regno nel mondo operando un ribaltamento sociale in cui i poveri vengono innalzati mentre i ricchi abbassati (cf. Gc 1,9-10; Lc 1,52). Insomma, povero sud… e come in ogni episodio – o quasi tutti – di dragon ball concluderebbe la voce narrante “riusciranno i nostri eroi a sfuggire dalla distruzione imminente”? Forse, la triste della realtà della diseguaglianza porterà tanti altri Colapesce a rifugiarsi in mare per non essere complici di un sistema malato mascherato dall’inganno del benessere ma fautore di tante ingiustizie sociali che minano l’uguaglianza e il diritto a una vita dignitosa soprattutto verso quanti la dignità è stata tolta.

 

2 risposte a “La gabbia dell’autonomia: fine dell’unità?”

  1. Francesca Vittoria Vicentini ha detto:

    Infatti, le regioni più avanzate reclamano maggiore autonomia in quanto liberandosi dai lacci che finanze e tempi lunghi burocratici impediscono di sviluppare nel loro territorio maggior benessere. Si sentono innocenti di accuse come egoistico interesse per l’allargarsi del divariò che ne verrebbe con quelle dove più e marcata e l’inferiore crescita economica. Suppongono di costituire il motore della locomotiva “Paese “ giustificate a incentivare reddito plà dove maggiore e l’incremento produttivo. La Chiesa che delle sofferenze del Paese ne ha il polso, pronuncia dati attendibili circa le povertà esistenti ai quali fa eco le grida sindacali. Pensiero Cristiano e laico convergono nel reclamare più aderenza a quei principi della Costituzione dai quali non allontanarsi poiché hanno a cuore il bene comune, L’Unità del Paese non solo nella lingua, ma a sempre tener Fede a quei valori che lo hanno reso distinto nella Storia

  2. Daniela Mistretta ha detto:

    Per prima cosa la ringrazio padre Samuel, per avermi illuminato,purtroppo è così. Ma sappiamo bene che l’unione fa’ la forza e la nostra forza sono i giovani. Noi grandi dobbiamo prendere esempio da loro, perché sono generosi. Si ha più gioia nel donare che nel ricevere, e questo lo impariamo con Gesù.

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