Il desiderio (sessuale) tra natura e cultura

Se torneremo a porre al centro il Vangelo, si tornerà ad aiutare gli uomini e le donne del nostro tempo ad evangelizzare il loro desiderio, anche sessuale.
26 Novembre 2020

Essendo stato chiamato in causa da due versanti opposti dell’argomentazione attorno al tema del rapporto tra chiese e omosessualità, mi pare giusto intervenire non tanto per stimolare un continuo batti e ribatti, quanto piuttosto per far sì che i lettori possano pensare in profondità a simili argomenti e trarre le loro conclusioni.

Innanzitutto sono molto contento di avere dato il là alla discussione. Da molti anni, negli incontri a margine di convegni sia ecclesiali sia di altra natura, pensieri come quello che ho manifestato sono ampiamente condivisi. Io stesso, in sedi informali, ho udito pastori di ogni chiesa, superiori generali di ordini religiosi, teologi e filosofi cristiani di ogni dove, condividere osservazioni totalmente analoghe alle mie. Un po’ alla Nicodemo, tuttavia: di notte, senza esporsi, senza avere il coraggio di parlare e far progredire davvero la discussione alla luce del sole…

Entro perciò in due chiarimenti suscitati dalla reazione di Gilberto Borghi al post pubblicato sul mio blog e all’ottima riflessione di Andrea Grillo.

Il primo riguarda il suo ragionamento riguardo alla distinzione tra “andare contro natura” e “trascendere la natura”, con cui finisce per porre un’alternativa secca tra ritenere l’omossesualità una malattia (posizione che, giustamente, Borghi rifiuta) e, di fatto, considerarla un peccato o (e la differenza mi pare minimale) un disordine morale (posizione che, di fatto, l’autore sposa).

In tale ragionamento mi pare si celino seri travisamenti sia dell’omosessualità, sia della sessualità, sia del desiderio umano. E una scarsa comprensione di cosa siano natura, cultura e trascendimento.

Partiamo dall’omosessualità. L’omosessualità è il desiderio di intimità con persone del medesimo sesso. E’ un fenomeno presente ovunque (non solo nella specie umana, tra l’altro), in ogni periodo della storia e ogni cultura. Il fatto che non sia l’orientamento maggioritario degli esseri umani (un po’ infelice è l’allusione, ripetuta ben due volte, al fatto che chi vuole esercitare la propria omosessualità lo farebbe per essere “come il 90% e passa della popolazione mondiale”) è totalmente secondario. La maggioranza non stabilisce e non stabilirà mai (per fortuna!), in ambito morale, una “norma” o “normalità” da seguire.

Questa universalità del fenomeno dovrebbe farci capire, se mai ce ne fosse ancora bisogno dopo quasi centocinquant’anni di studi in ambito psicologico, psicoanalitico e di antropologia sociale, che la sessualità è molto di più che una funzione biologica legata a fisiologia e procreazione. E questo sarebbe molto liberante anche per chi è eterosessuale! La sessualità è un desiderio fondamentale degli esseri umani, che pur avendo tratti comuni è al tempo stesso una delle cose più intime e personali che ciascuno di noi possiede. E come ha insegnato Freud, dalla sessualità e il desiderio nascono tutte le più grandi creazioni umane, in particolare in ambito artistico e culturale.

Il desiderio è una componente meravigliosa della nostra umanità. Ognuno di noi ha i propri desideri, che non sono mai da reprimere e negare a priori, ma che necessitano di criteri di orientamento e di incanalamento, sia a vantaggio di noi stessi che del nostro prossimo.

Nella tradizione biblica ebraica e cristiana non si condanna mai il desiderio in sé. Nel Decalogo, ad esempio, non si dice di non desiderare donne/uomini o cose, ma di non farlo se appartengono all’altro. Come ha ben capito Lévinas, è l’altro il criterio fondamentale della morale giudaico-cristiana.

Se c’è un elemento fondamentale della nostra antropologia, questo sì “naturale”, esso è il desiderio umano. E se si è credenti, salvo non si opti per una visione profondamente tetra e triste della natura umana “decaduta” – visione che pone i credenti in una posizione automaticamente non dialogica, ma di puro scontro con il mondo -, la vera questione è come “evangelizzare” i nostri desideri, non come giudicarli a priori in base a criteri esterni al Vangelo stesso.

Venendo al tema di natura, cultura e trascendimento, vorrei solo far notare che la natura viene costantemente trascesa dalla cultura, in una continua tensione. Dire che solo la grazia di Dio trascende la natura è una semplificazione indebita, che oltre a rendere difficile parlare con i non credenti, in realtà non tiene conto del fatto che lo Spirito di Dio, in ottica credente, agisce sempre e comunque nella storia tramite le nostre facoltà umane, come la nostra razionalità e la nostra libertà, e perciò in ultima istanza attraverso la cultura a cui diamo vita e attraverso i nostri desideri.

Sugli standard morali che osservo nelle famiglie arcobaleno mi limito solo a dire che non ho compiuto nessuna affermazione assoluta riguardo alla loro superiorità rispetto alle famiglie eterosessuali. Ho solo preso atto di quello che vedo nell’esperienza quotidiana, e che è valido a mio avviso in questo momento della storia. Mi spiego più compiutamente. Siccome essere genitori arcobaleno è frutto di scelte difficili, spesso ostacolate dal contesto circostante, credo che questo porti chi le compie a pensare a fondo sia alle proprie relazioni intime sia a cosa significhi essere genitori. Da cui una consapevolezza e un livello di amore che sono spesso veramente di esempio per tutti. Il giorno in cui le famiglie arcobaleno saranno totalmente “normalità” nella nostra società, molto probabilmente questo “surplus di amore” che le rende possibili “contro il contesto” e in un certo senso “esemplari”, verrà verosimilmente meno. Forzare oltre l’interpretazione del mio pensiero mi pare più frutto di precomprensioni e pregiudizi, che non della lettera di ciò che affermo.

Concludo con una domanda scomoda, rivolta a tutti. Ma perché l’omosessualità ci dà così fastidio? Perché vogliamo riservare la parola “matrimonio” solo ad alcune categorie e orientamenti sessuali?

Spesso ho l’impressione che dietro a queste tendenze contrarie all’omosessualità, che in realtà affiorano ovunque nella storia e nelle culture umane, a prescindere dai credo religiosi, ci sia molto semplicemente un essere disturbati da ciò che è diverso, non omologabile. I cliché sono molto più comodi per le nostre menti delle verità aperte. L’altro è sempre scomodo, “pericoloso” per le nostre (pseudo-)sicurezze.

Una seconda ragione, che è (apparentemente) più nobile per dei cristiani, è il desiderio di “custodire una specificità” dagli attacchi di culture ritenute ostili. È su quest’ultimo punto che vorrei lasciare i lettori a riflettere. Ma che cos’è, in profondità, lo specifico cristiano: la sapienza della croce (Paolo), il comandamento dell’amore (Sinottici e Giovanni), o il modo di esercitare la sessualità? Se vogliamo difendere per davvero la “differenza cristiana”, dobbiamo difendere il primato dell’amore e della misericordia, né più né meno.

Se torneremo a porre al centro il Vangelo, il cristianesimo tornerà a essere identificato con gli insegnamenti del suo fondatore, invece di essere visto come una dottrina affetta spesso da sessuofobia, omofobia (e misoginia). E si tornerà ad aiutare gli uomini e le donne del nostro tempo ad evangelizzare il loro desiderio, anche sessuale.

Perché, e ne sono convinto, il mondo moderno è, nella sua incertezza e confusione, molto desideroso di ascoltare il messaggio umanissimo di vita, misericordia e speranza di Gesù di Nazareth. Torniamo allora a lui, e rivolgiamo seriamente uno sguardo critico ai nostri clichés e alle notre convinzioni e tradizioni religiose, anche se radicate nella notte dei tempi. Perché, come diceva san Cipriano, “l’antichità senza verità non è altro che un errore inveterato”.

 

18 risposte a “Il desiderio (sessuale) tra natura e cultura”

  1. gilberto borghi ha detto:

    Per Giuseppe Risi: la tendenza alle relazioni omosessuali non è peccato e la Chiesa non l’hai mai detto… e nemmeno io.
    Ma la questione vera è: se una persona è nel peccato per accoglierla bisogna negare il suo peccato? Gesù non lo ha mai fatto…

    • Giuseppe risi ha detto:

      Ok se “ una persona è nel peccato “.
      Io credo semplicemente che la Chiesa sbagli a classificare oggettivamente come peccato (sempre e comunque) i rapporti sessuali tra omosessuali.
      Questo è il punto

  2. Giuseppe Risi ha detto:

    Non ho le competenze filosofiche e biblico-teologiche per argomentare finemente come gli autori dei recenti articoli sull’argomento omosessualità. Ho però la seguente convinzione: ci sono tre casi in qualche modo alternativi: o gli omosessuali sono malati, e quindi vanno curati, ma più nessuno ormai lo sostiene. Oppure sono frutto della cultura (malata), e quindi andrebbe combattuta questa cultura, che però, tutti ammettono, c’è sempre stata in ogni epoca e luogo geografico (difficile da dimostrare).
    Oppure sono semplicemente (per biologia, neurologia o psicologia) fatti così e amati da Dio così come sono in tutte le loro naturali espressioni, e allora vanno accolti e rispettati integralmente, anche dalla Chiesa, e non tollerati come scherzi della natura e repressi nelle loro naturali espressioni d’amore.

    • gilberto borghi ha detto:

      Caro Giuseppe, le persone con tendenze omosessuali vanno accolte sempre, in qualsiasi caso (anche in altri possibili oltre questi tre). È proprio questo che non si riesce a cogliere in questo dibattito. Si dice che l’omosessualità sia eticamente corretta perchè si cerca di non far sentire colpito da giudizio le persone in questa situazione. Ma il cristiano sa bene che le persone vanno accolte e amate sempre, a prescindere se la loro condizione sia eticamente corretta o meno. Una parte di cattolici invece, sia pro omo sia anti omo, non riescono a fare questa distinzione e continuano a pensare che la persona vada trattata a seconda della sua condizione etica.

      • Giuseppe risi ha detto:

        Non sono d’accordo.
        Che cavolo di accoglienza può mai essere quella che continua a bollare le tua natura (o le tue naturali espressioni D’amore) come malata, disordinata, peccaminosa?
        Non funziona proprio!

  3. Elisabetta Manfredi ha detto:

    Carissimo Riccardo dal profondo del cuore ti ringrazio per aver così chiaramente esposto il tuo, nostro, di tanti e tante, pensiero sull’omossesualità. E certo che é liberante per tutti e tutte una (nuova? ma no!) EVANGELICA comprensione della sessualità! Grazie perché io, e con me tanti e tante, non abbiamo le parole ma sentiamo nel profondo delle nostre coscienze quanto tu riesci invece a esprimere con chiarezza. Ho quattro anni più di te e se sento di aver partecipato a rendere il mondo un pochino migliore di quanto l’ho trovato nel 1962, al di là di atti e scelte certamente ‘importanti’, é proprio aver totalmente superato il pregiudizio sulla sessualità, mia e degli altri. Come ogni dono essa va usata per il bene. E basta. E su questo sì che ne resta di lavoro da fare! E in questo lavoro possiamo incontrarci o scontrarci, non tra etero e omo, ma tra chi ama e chi usa il prossimo.

  4. Paola Meneghello ha detto:

    A proposito di corpo dato e corpo vissuto : l’essere umano è un sistema di corpo fisico, emozionale e spirituale. Il fisico è influenzato dalle emozioni, che devono essere guidate dalo spirituale.
    L’uomo realizzato ha trovato la sintonia di tutte le sue parti, è di nuovo Uno, è risorto, è in Dio.
    Ma siamo in cammino e nessuno è perfetto, e secondo me si migliora solo grazie all’Amore, dato e ricevuto, -e se serve quello omosessuale, la nostra anima avrà le sue ragioni -, più che mirando ad una perfezione non ancora raggiunta e che porterebbe ad altre tensioni, forse ben più gravi.
    Il peccato è il male rivolto ad altri coscientemente, e anche quello ha ragioni sicuramente emotive, tra l’altro, ma qui non sono coinvolti altri, è un fatto personale, e come tale merita rispetto e mai giudizio, secondo me.

  5. gilberto borghi ha detto:

    Sul trascendimento della natura le chiedo: ogni atto di trascendimento della cultura è di per sé positivo? E se non è sempre positivo, quale criterio possiamo utilizzare per discernere? E se il criterio è solo la volontà dell’altro, da quale momento dallo sviluppo umano questa volontà diventa autorevole e deve essere rispettata? Una bambina di 6 anni che ha già scoperto il piacere sessuale ha diritto alla sua volontà di “giocare” con questo piacere con una persona maggiorenne? Una bambina di 12 anni che si sia già sviluppata ha diritto a vedere riconosciuta la propria volontà, anche in campo sessuale? E il bambino che entra in una famiglia arcobaleno, per via delle possibilità delle tecnica, ha diritto a vedersi riconoscere l’esplicitazione della sua volontà su questa scelta? Davvero possiamo demandare tutto alla legislazione civile?

  6. gilberto borghi ha detto:

    Secondo me, il problema vero è se e come il nostro desiderio sia connesso o no con il nostro corpo dato. Il corpo biologico non ha desideri? Non lancia indicazioni circa la direzione in cui questo desideri possono trovare pienezza? Davvero la nostra coscienza di ciò che siamo non deve tener conto dei dati del nostro corpo, oltre che di come questi dati vengono vissuti? Come mai non si ha mai il coraggio di analizzare questa relazione (corpo dato – corpo vissuto) e di provare a chiederci, come persone pensanti in modo sincero, da dove nasce l’omosessualità? Perché per ogni minoranza percentuale che troviamo nell’umanità siamo disposti a domandarci perché esista e su questa sembra invece non ci si possa interrogare?

  7. gilberto borghi ha detto:

    Mi dispiace caro Larini, che la sua lettura del mio post, nasca da presupposti che lei mi attribuisce, ma che non sono i miei,
    Primo. No ho mai sposato l’idea che l’omosessualità sia un disordine morale. Io continuo a pensare che la morale cristiana non abbia un confine netto in cui si possa distinguere bene e male, ma che bene e male siano sempre intrecciati uno dentro l’altro e che Gesù ci chieda di camminare verso il miglioramento etico. In questo senso il disordine morale è una espressione senza senso, Si potrà parlare al massimo di più o meno disordine (o ordine).
    Secondo. Non sono per nulla preoccupato di recuperare la dimensione fecondativa della sessualità. Se lei avesse letto il mio testo “Dio, che piacere” saprebbe che questa non è certo la mia prospettiva. Io lavoro per recuperare il valore del corpo come dato che precede il corpo come vissuto.

  8. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Riportare al centro il Vangelo e prescindere totalmente da San Paolo e dall’Antico Testamento?Da duemila anni di dottrina cattolica? Vorrebbe dire crearsi un Vangelo a propria immagina e somiglianza:allora cio’che si vuole o si crede giusto diverrebbe Vangelo . Si puo’pwgare il Vangelo ai propri desideri/ opinioni? Si puo’strumentalizzare Gesu’per avere approvazione ai propri comportamenti ? Questa e’una deriva ideologica della fede in Gesu’ : il Gesu’arcobaleno e’falso e ideologico . E’un appropriarsi della tunica di Cristo, come fecero i soldati per giocarla a dadi .

  9. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma perché? Perché Dio ha creato un universo di armonia anche del nostro corpo dove Lui ha voluto essere presente, educare e ha dettato le sue leggi a un popolo prima. Nella famiglia di Nazareth noi abbiamo un esempio di amore da imitare perché proprio da quel grembo è nato il Salvatore del mondo del quale ogni anno festeggiamo il Suo Natale e, con la morte in croce la Ressurezione. Egli è venuto per salvare il mondo, ridare vita a ciò che è caduco; ognuno abbiamo una croce da portare e Lui è il nostro Cireneo, lo seguiamo perché ci porta fuori dalla “valle oscura” verso quel regno di gioia e luce dove il Padre Creatore ci aveva in origine abitanti. Non vi è altro mondo che il Suo a garantire la vita se non seguendo la sua Via e le sue Verità che la Chiesa è tenuta a confermare e ne abbiamo prova fin da ora.; vediamo cosa è diventato il mondo senza rispetto delle Sue leggi e ci fa vergognare.

  10. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Dimenticavo un . su cui, purtroppo, vedo tanto rumore: le adozioni.
    # meglio di un orfanotrofio.
    # ma, se l’interesse del minore è prevalente, meglio genitori etero. Se possibile. Con i quali quando cresce si possa avere una relazione ( no a fecondazione eterologa)

  11. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    A caldo;
    # ma ci rendiamo conto di aver ridotto x decenni la sessualità al preservativo?
    # personalmente sono infastidito da certe “pride” show. Voi no?
    # Invece x le Persone io soffro, xchè loro soffrono.
    # Se ‘morale’=regole ..lo sappiamo che cambiano con luogo e tempo??

    Ma a tutto sottostà un tema che imo butta a mare tante discussioni.
    Ma la omosex si riduce al sesso??
    E il sesso è meramente necessità biofisica??
    Ma non esiste una NECESSITÀ a monte su cui si innesta la sessualità come epifenomeno legato alla realtà dell’hic et nunc??
    Ecco la mia risposta alla ? del dr Larini:
    È la necessità di relazione.
    Presente anche nei fenomeni fisici.
    Dilagante nel BIOS.
    Per noi si chiama UMANITÀ.
    Ecco la vera specificità di Cristo.
    Human first.
    O come diceva il fratello assassinato a Gaza: BE HUMAN.
    Il sesso viene dopo.
    Da qui in poi davvero mi taccio.

  12. Leila Mariani ha detto:

    Ho aperto questo articolo pensando si parlasse di sessualità come dal titolo e invece si tratta di una poco convincente, devo dire, partigiana esaltazione delle famiglie arcobaleno… Ma i figli hanno diritto di venire al mondo per essere cresciuti da un papà e da una mamma e tentare di normalizzare ciò che normale non può essere è un tentativo violento in primis per chi vive questa condizione.
    Essere omosessuali è una scelta, legittima e privata, non può assolutamente però essere imposta a chi non c’entra con quella scelta: i piccoli, i figli.
    Accontentatevi di amarvi, che già anche al giorno d’oggi è cosa miracolosa senza voler chiamare famiglia ciò che famiglia non è.

  13. Leila Mariani ha detto:

    E ancora: che il perno della cultura giudaico-cristiana sia l’altro, dove lo troviamo scritto? A me risulta che sia l’amore in assoluto e in particolare per il prossimo… Non l’altro tout court…
    Ancora nel Decalogo c’è proprio scritto Non desiderare… una serie di cose, quanto però sia corretta questa interpretazione lo sappiamo oggi, sicuramente pero’ non è perché “appartengono” a qualcun’altro… altrimenti ne potremmo fare solo una questione di possesso e nessuno deve poter possedere nessun altro. Mentre il criterio è il nostro cuore, cosa ci spinge a fare qualcosa? La concupiscenza o l’amore?

  14. Leila Mariani ha detto:

    Poi: maschio e femmina li creò e diede loro due comandamenti fondamentali: crescete e moltiplicatevi e custodite e coltivate … la natura… Chi vuol capire può capire?

  15. Leila Mariani ha detto:

    Mi pare un po’ confusa come difesa, molto tirata per i capelli come apologia arcobaleno.
    Prima cosa: il criterio della cultura che trascende la natura non è un asset cristiano, anzi è il contrario, ossia la base o la cartina di tornasole che è il cristianesimo parte e si conclude sempre dalla natura e anzi il cristianesimo è quella trascendenza che esalta la natura, pur sempre essa “figlia” di Dio, in quanto creata da Dio. Noi non siamo tenuti a trascendere la nostra natura, appunto, ma ad assecondarla.

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