DDL Zan e IRC: la paura di essere semplici?

Mentre il DDL Zan viene calendarizzato al Senato e la Presidenza della CEI pubblica una nota al riguardo, l'ora di religione può diventare il banco di prova delle paure o delle incomprensioni ad esso legate.
29 Aprile 2021

Da qualche giorno si è tornato a parlare del disegno di legge, conosciuto come “DDL Zan”, che propone l’introduzione dell’aggravante di odio omofobo per i reati di atti discriminatori e violenza.

Sui quotidiani e sui social rimbalzano le posizioni. Qualcuno ha anche rilanciato un’intervista del prof. Incampo che già qualche mese fa si diceva preoccupato: il professore dichiarava di avere davvero “paura” del possibile “decreto Zan”. Il prof. Nicola Incampo, oltre ad essere ritenuto un esperto in materia di Insegnamento di Religione Cattolica, è Insegnante di Religione oltre che Direttore dell’Ufficio scuola e pastorale scolastica della Diocesi di Tricarico (Matera): la sua posizione, dunque, è considerata autorevole. Ma le sue dichiarazioni, che si rivelano come riepilogo di tanti approcci, lasciano perplessi e non appaiono condivisibili: né la preoccupazione, né il merito giuridico, tantomeno l’approccio didattico sembrano equilibrate, realistiche e costruttive.

È vero anche che le parole del prof. Incampo fanno eco a quelle della Nota CEI pubblicata nello scorso giugno. I pareri vanno qui ripresi per offrire una breve riflessione, dal punto di vista giuridico e, soprattutto, dal punto di vista didattico. Sotto quest’ultimo aspetto si potrebbe porre la domanda netta: “davvero gli IdR sono in pericolo?”. A ben vedere bisogna rispondere con un tranquillo, sereno e deciso “no!”.

 

I Vescovi e il “DDL Zan”

La Nota della Presidenza della CEI del 10 giugno 2020 non teme di ribadire, con papa Francesco, che le «discriminazioni –comprese quelle basate sull’orientamento sessuale– costituiscono una violazione della dignità umana» e aggiunge che esisterebbero «già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio».

Questo parere potrebbe essere condivisibile, ma dimentica che l’introduzione delle modifiche del DDL Zan amplierebbero i casi di “istigazione a commettere o il commettere violenza o atti di provocazione” e andrebbero a configurare un reato che tuttora è intercettabile solo con l’estensione del concetto di “reati contro la persona” e la “dignità personale”. In altre parole, c’è bisogno di evidenziare nel nostro ordinamento l’aggravante della motivazione omofoba rispetto ai reati penali contro la persona. Non sarebbe mai possibile confondere questa aggravante di reato con la libera espressione di un’opinione riferita ad una posizione dottrinale cattolica o di qualsiasi altra religione, sempre che tali opinioni non siano imposte ideologicamente, proposte come criterio di superiorità e che siano direttamente collegate con l’istigazione, l’odio e la violenza. C’è qualcuno che nelle intenzioni e nelle parole riportando il dato naturale che la procreazione sia tra “maschio e femmina” e che questa relazione è innalzata a “sacramento matrimoniale” possa mai avere paura di incorrere in una istigazione all’odio o in un atto violento?

Qualcuno sembra avere molto timore…

L’esempio poi che il quotidiano dei Vescovi riporta come possibile ripercussione delle modifiche alla legge, ovvero l’iscrizione nel registro degli indagati per le espressioni di un alto Prelato, è fuori luogo, poiché confonde tempi, luoghi e, soprattutto, dichiarazioni. Il Card. Fernando Sebastián Aguilar fu indagato per delle espressioni che oggi nessuno potrebbe condividere: egli riferì che “l’omosessualità” era una deficienza sessuale “semplicemente pari” ad altre deficienze fisiche; così facendo ha messo a nudo quel che di peggio ci potrebbe essere in un pastore o in un IdR: pessima sensibilità pastorale, crassa ignoranza scientifica e palese incapacità linguistica.

Di ben altro peso è la segnalazione del prof. Mario Chiavario che sulle pagine dello stesso quotidiano dei Vescovi cattolici segnala che nel DDL Zan mancano dei netti sbarramenti affinché «la repressione penale non diventi arma di repressione “di idee”» (Avvenire, 16 aprile 2021). Tuttavia, anche questa posizione troppo impaurita appare una conclusione disorganica alla luce dei molteplici chiarimenti in materia, soprattutto se si chiarisce che l’aggravante è riferito a “pericolo concreto” e non a opinioni che non istighino all’odio e alla violenza.

Alle varie perplessità ha risposto a più riprese lo stesso relatore della proposta di legge, il deputato Alessandro Zan (ad esempio sul Domani, su La Repubblica): egli respinge le accuse che scorgono nel testo la possibilità di una limitazione della libertà di espressione o censura o bavaglio. Nessuna repressione è dietro l’angolo.

In ogni caso, il parere strettamente giuridico sulla possibile modifica sembra cogliere alcuni limiti procedurali ma fa luce sulle ottime opportunità a disposizioni del giudice in sede di giudizio penale. Le varie preoccupazioni si dissipano davanti all’analisi giuridica della norma che di fatto affianca l’atto antidiscriminatorio al divieto di compiere violenza. Le modifiche del DDL Zan appaiono necessarie perché per la prima volta la legge chiamerebbe in causa direttamente l’atteggiamento e la mentalità omofobica.

 

Insegnamento, didattica e dottrina

Qualcuno ha dichiarato che, se venisse confermato il DDL Zan, «la ricaduta sulla Scuola e sugli IdR in particolare, sarebbe pesantissima»: una posizione che, alla luce dei fatti, non può trovare consensi per vari motivi.

Insegnare che, per la dottrina cattolica, l’unione di due persone di sesso differenze, ordinato al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole, sia l’unica realtà e l’unica comunione di vita che è “elevata a sacramento” e in cui la dottrina cattolica riconosce il massimo dell’espressione dell’amore coniugale, non significa affatto incitare alla violenza. Ragion per cui nessuno potrebbe imputare a un qualsiasi insegnante la sollecitazione di un atteggiamento di odio né la formulazione di una idea di “superiorità” fondata sulla affettività eterologa. Nessuno può e potrebbe incolpare chi riporta una dottrina fondata sulla semplice constatazione che la generazione ha bisogno di due persone di sesso diverso e che, per lunga tradizione, questa comunità di vita sia stata riconosciuta come “sacramentale” ovvero come rimando immediato alla presenza del Cristo e della sua azione in mezzo a noi. Se detta così, chi mai potrebbe accusare un IdR di promuovere discriminazione e atti di violenza omofobi? Mancherebbero i presupposti penali che potrebbero far configurare il reato di “istigazione all’odio” e “atti di violenza” a causa di “odio omofobo”.

Solo un pressapochista o uno che l’odio ce l’ha nelle parole non riuscirebbe a far bene distinguere le cose nei propri interlocutori. L’IdR è chiamato a fare “sintesi” (secondo quanto ricorda Nota dei Vescovi del 1991): deve essere capace di mettere insieme dottrina, cultura, linguaggi… Ed è proprio e soprattutto di linguaggio e di linguaggi che dobbiamo tener conto.

A ben vedere, oltre ad una pseudo morale sessuale vulgata che sembra non riuscire a distinguere (sebbene la dottrina l’abbia già fatto) tra atto omosessuale, identità omoaffettiva e bene migliore possibile della persona, il vero problema risiede nelle parole, nel linguaggio, ovvero, nei pregiudizi. Se insegnare ciò che la Chiesa cattolica propone è mediato da linguaggi approssimativi, scorretti e (in alcuni casi) davvero discriminatori, bisogna cambiare mestiere e forse anche pensieri.

Gli IdR avranno un’altra possibilità per compiere bene il loro compito che è così proprio che nessuna dottrina può fermare né contenere: accompagnare con cuore aperto, libero da pregiudizi, alla scoperta della meravigliosa tradizione cristiana secondo la dottrina cattolica, che rimane semplice, reale, compressiva, inclusiva, anche nelle sue idee chiare.

Nessun odio, nessuna parola fuori posto.

È tanto difficile?

A questa domanda, chi ha paura ha già riposto di sì. Che peccato!

 

7 risposte a “DDL Zan e IRC: la paura di essere semplici?”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Chiedo scusa, ma gli uomini di partito dialogano tra loro sostenendo idee diverse, fondanti correnti di sostenitori e non per questo sono zittiti. Come mai alla Chiesa non è ammessa tale riconoscimento per il solo fatto che Dio pur essendoci manifestato come anche Uomo non può dire la sua, gelosia nei confronti di un Essere Superiore? Ma di quale intelligenza ci si vanta se non si sa dialogare con chiunque in armonia pur in diversità di idee?. Inoltre stiamo assistendo incuranti, insensibili a un peggioramento del vivere da umani, senza fare una piega per domandarsi come porvi rimedio, la droga e così conosciuta fin da giovane età e non per uso terapeutico, e ci si domanda come affrontare la cultura cristiana che predica l’amore fraterno ma anche come non cedere a tentazioni che rendano schiavi e inducano a sminuirne la nobiltà natura umana, del fine per cui è stata destinata e cioè a vita per sempre?

  2. vincenzo gribaudo ha detto:

    Il filosofoButtiglione fu bocciato da Commissario EU perchè affermò che riteneva come cattolico per la sua coscienza che i rapporti omo fossero peccato, non un crimine. Non era questa una discriminazione? Per pressione dei numerosi deputati omo e lesbiche nel parlamento europeo fu bocciata la proposta di inserire nel preambolo il cristianesimo come fondante nella storia europea. La richiesta di inserire l’odio omo nel condannarne la violenza che senso ha se non quello di far accettare la teoria gender! In particolare nelle scuole! Mi sembra chiarissimo. Vi sono anche le violenze verbali. Quindi se cito S.Paolo dimostro odio omo? Il pericolo è reale non facciamo gli ingenui. Se cerco di spiegare l’omosessualità in modo non gradito posso tranquillamente essere accusato di odio omo. Già, il linguaggio. Il termine omofobia vuol dire semplicemente detestare o paura degli uomini. Se sono contrario ai rapporti omosessuali perchè dovrei odiare gli uomini?

  3. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Qualcuno ha dimenticato quanto e'”omofoba ” la Bibbia ? Un predicatore protestante e’stato arrestato perche’predi cava che Dio maschio e femmina lì creo’ e che il matrimonio e’solo fra un uomo e una donna, mostrando cio’che sta scritto nella Bibbia. Gli e’stata strappata di mano la Bibbia ed e’stato arrestato per incitamento all’ odio. Immagino che voi di Vino Nuovo direste ben gli sta ai fondamentalisti ! Se passa il decreto Zan bisognera’ stare attenti a predicare cio’che e’scritto nella Bibbia e in San Paolo. I sacerdoti e i fedeli cattolici rischieranno il carcere per omofobia se si attengono alla legge divina.

  4. Francesco Repetti ha detto:

    “Se insegnare ciò che la Chiesa cattolica propone […], bisogna cambiare pensieri”. E’ pazzesco ma l’avete scritto veramente. Vergognatevi.

    • SERGIO DI BENEDETTO ha detto:

      “Se insegnare ciò che la Chiesa cattolica propone è mediato da linguaggi approssimativi, scorretti e (in alcuni casi) davvero discriminatori, bisogna cambiare mestiere e forse anche pensieri”: così dice la frase, dove il nucleo, il focus è su quel ‘mediato da linguaggi approssimativi, scorretti’, non sul cosa: suvvia non è difficile, è analisi base del testo. Come taglia e cuce lei, può far dire quel che vuole all’autore. Un poco più di aderenza e un poco meno di ideologia, senza invocare vergona, ma ripassando due nozioni base di approccio ai testi (e di rispetto).

  5. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    …la lei più anziana mi dice emozionata che 50 anni fa quel giorno sì è sposata in questa chiesa e mi chiede se vi è un prete a benedire ancora la fede che porta, ed è lì grazie a figlio è nuora che da altra zona della città dove vive da anni, l’ha voluta far felice accompagnandola li. Il figlio mi fa vedere la foto che aveva nel portafoglio. Il don è comparso e di buon grado ha letto belle parole ma anche ha commentato che una volta di matrimoni se ne facevano tanti! Lei non si ricordava chi era il prete di allora. Lui era lì già a quel tempo. Devo dire che alla messa ho unito un canto che è insolito per questo raro evento.Si, si può provare invidia,nostalgia desiderio quando la cosa diventa rara, là si apprezza di più e perciò è bene parlarne altrimenti là si fa morire. Quel frutto mi rimane ancora il ricordo del suo gusto, di quel fiore il desiderio di ritrovarlo, di quel vino la curiosità di assaggiarlo, anzi ne ho conservato un bicchierino!……

  6. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Forse vi è il timore che insegnare di una tale normale realtà, per il fatto che e inserita nella tradizione cattolica e questo crea differenza da un pensare altro più diffuso.!? Come per certi fiori o frutta che sono spariti dal mercato superati da una coltivazione più intensa, una richiesta di mercato. Anni fa I contadini al mercato portavano solo prodotti da loro coltivati, stagionali, e si differenziavano anche nel gusto e nella forma per il terreno dove venivano coltivati, (cestini di fragole non ceste), o come certo vino che è famoso perché solo dal vitigno di quel terreno.Quel fiore lo si trovava solo in inverno, era prezioso profumatissimo .Non si vede più, o solo più raramente. Lo giustifica che è una pianta non richiesta, chi ce l’ha e perché è da tanti anni la.,solo intorno a Natale fiorisce, non fa mercato Domenica in una chiesa semivuota entrano quattro persone, una ha la macchina fotografica…..

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