Armi e aborto. USA: la logica dell’innocenza meritocratica

Qual è il principio etico che nella coscienza di questi giudici riesce a tenere assieme le due votazioni?
1 Luglio 2022

In questi giorni la Corte suprema americana ha emesso due sentenze, a distanza di meno di 40 ore l’una dall’altra che hanno fatto notizia. La prima ha allargato di fatto la detenzione di armi da fuoco anche fuori dalla propria abitazione, la seconda ha rimesso alla politica di legiferare sul diritto all’aborto, vietandolo di fatto in parecchi stati americani.

Ora, le note polemiche di matrice politica non mi interessano. Palesemente le due sentenze sono state prese per motivi primariamente politici e non etici, appoggiandosi in entrambi i casi a formalismi giuridici che, se estesi anche ad altri contesti, potrebbero portare allo stravolgimento della libertà per molte altre azioni umane.

Ma il mio interesse per la vicenda nasce invece dalla costatazione che nelle due votazioni otto dei nove giudici hanno votato (ripeto, in meno di 40 ore) allo stesso modo: cinque contro il diritto all’aborto e per il diritto alle armi e tre al contrario. La mia domanda è: qual è il principio etico che nella coscienza di questi giudici riesce a tenere assieme le due votazioni? Perché, ai miei occhi, è evidente la loro tendenziale contraddizione, pro e contro la vita.

Di sicuro sono io l’estremista a pormi da questa angolatura e dubito molto che i giudici si siano posti consapevolmente questo problema, in questo modo, nelle loro coscienze personali. Ma il fatto che ci convivano tranquillamente, mi spinge a pensare che almeno inconsapevolmente una risposta se la siano data.

Provo, perciò, a mettermi nei loro panni, per tentare di capire. I tre giudici liberal potrebbero pensare così, semplificando un po’: la volontà del singolo è involabile ed è il fondamento ultimo dell’etica, che trova il suo unico limite operativo nel rispetto dell’altro. La legge perciò deve permettere al singolo ogni azione che è in sintonia con la propria volontà, limitandosi a segnare il confine del rispetto dell’altro. Le armi sono palesemente un pericolo perché, se possedute e usate liberamente, possono permettere di oltrepassare troppo facilmente, e con conseguenze drammatiche, questo confine. Perciò il loro uso va permesso, ma limitato. L’aborto è una scelta volontaria della donna, che trova il suo confine nel momento in cui si riconosce al nascituro lo status di persona umana. Perciò, anche questo, va permesso, ma limitato.

Dico subito che non sono d’accordo con questo principio. La volontà individuale non è l’unico fondamento possibile dell’etica e la legge non può riconoscere che ogni atto di volontà ha diritto di essere esercitato, pur se nel rispetto dell’altro, perché la volontà non si autofonda (nessuno si è voluto!) e trova il primo limite già nel rapporto con la persona stessa (nessuno si possiede pienamente!). Ma riconosco, comunque, in questo ragionamento una sua coerenza interna.

Faccio più fatica a trovare una coerenza, invece, se mi metto nei panni dei giudici conservatori. Di solito, le giustificazioni dichiarate da chi abita questa area ideologica vengono fatte risalire al cattolicesimo e alla dottrina morale della Chiesa. Trump, infatti, dopo la seconda sentenza della Corte, nella sua modalità sempre estrema ha dichiarato: “Dio lo vuole”. La Chiesa, afferma che l’aborto è un peccato grave, perché il nascituro è persona fin dal concepimento e che la legittima difesa è ammessa, purché sia proporzionata all’offesa. Perciò l’aborto va vietato e le armi, in una società violenta come quella americana, devono poter essere portate ovunque per potersi difendere.

Attualmente però, la Chiesa dice anche che la pena di morte non è accettabile e che la guerra non è mai giusta. Ma i conservatori americani, di solito, su questo non seguono più la Chiesa, appellandosi alla Tradizione storica, ammettendo, di fatto, che oggi la Chiesa sbaglia. In aggiunta si deve dire che la Chiesa ha sempre riconosciuto la distinzione tra civile e religioso, ammettendo che non si può pretendere che la legislazione civile sia la fotocopia di quella religiosa, perché il regno di Dio non è ancora in pienezza sulla terra. Mentre i conservatori americani immaginano invece che una società terrena giusta, si possa dare solo se riconosce e assume la legislazione religiosa.

Faccio fatica, perciò, a credere che il vero principio etico che giustifica la posizione dei giudici conservatori sia quella religioso cattolica, visto che la seguono solo quando gli fa comodo. Deve esserci un’altra spiegazione, più coerente e semplice, che provo a enunciare così: il diritto di una persona a vivere si fonda sulla sua innocenza, non sulla sua esistenza. Un bambino che deve nascere è certamente innocente; un uomo che ha compiuto un omicidio non lo è più; così pure una persona che mi aggredisce minacciandomi di morte, e, ugualmente intere popolazioni (gli “Stati del male”) che palesemente non sono innocenti perché spargono morte nel mondo. In altre parole, la vita è un merito, non un dono. Perciò le due votazioni non sono in contraddizione tra loro.

Ma questo, stranamente, proietta sui conservatori americani un ombra protestante (calvinista) ben maggiore della loro etichetta cattolica di cui si fregiano. In fondo sono pure loro figli dei “pilgrim fathers, puritani che pensavano che la dignità di una persona consistesse nello sforzo individuale di essere fedeli al bene, e ciò sarebbe stato un merito a fronte del quale la vita (Dio) li avrebbe premiati con il successo. Al contrario chi non fosse restato fedele al bene, avrebbe perso la propria dignità di essere umano.

Se questa motivazione è vera, allora si spiega anche la loro difficoltà ad armonizzarsi davvero con la democrazia, come la storia di Trump mostra con evidenza. Credo abbia ragione Andrea Grillo quando afferma: “Come scrive W. Beockenfoerde: ‘la democrazia vive di condizioni che essa non può assicurare’. In altri termini, alla radice della giusta composizione di diritti e doveri – che la democrazia assicura – c’è una esperienza “donata” della esistenza, che non si riesce mai a comprendere e a gestire soltanto con la logica del “merito”. Non si nasce e non si muore per merito. Non si gode di buona salute e non si è amati per merito. Questo mistero, se proviamo a ridurlo al merito, lo deformiamo, lo stravolgiamo, lo deturpiamo, fino a perderlo”.

 

3 risposte a “Armi e aborto. USA: la logica dell’innocenza meritocratica”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Non so di Leggi degli Stati, ma : contro il diritto all’aborto e invece il diritto al porto d’armi(allargato anche fuori dalla propria abitazione.) tutti e due sono “pro vita” , quella del più forte!? La pena di morte e la guerra non è mai giusta secondo la Chiesa? Invece avviene che un Giudice per legge possa sentenziare la persona rea del misfatto e per questo condannarla a morte (forse a liberare la societa dal pericolo di nuocere? Può essere Recidivo?) anche qui si può intravvedere un ragionamento “pro vita” verso la comunità di cui si fa parte, meritevole di essere protetta?. Se la guerra e a difesa di una giusta causa e il diritto a liberta democratica, comenel caso dell’Ucraina. Oso esprimere il mio parere, e cioè che la politica e gli interessi in qualche modo sembrano anche entrare nel l’etica a formulare le leggi. Per contro così non può la Chiesa in quanto non può derogare dalla Parola di Dio.

  2. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Penso che i giudici conservatori della Corte suprema vogliano tornare alla Costituzione fondamentale degli Stati Uniti d’ America : in essa e’ dichiarato il diritto del privato cittadino al porto d’ armi per legittima difesa, non c’ e’ il diritto all’ aborto. Potrebbero certo rifare da capo la Costituzione americana dichiarando che la vecchia Costituzione e’ sbagliata e va rifatta.Ma credo che gli stessi liberal non arriverebbero a tanto.
    Il diritto alla difesa anche armata da aggressori armati e’ alla base dello stesso ragionamento che fanno quelli che sono per l’ invio di armi all’ Ucraina: se non gli diamo armi come fanno gli ucraini a difendersi? Si puo’ essere d’ accordo o no , ma questa e’ la loro ragione.

  3. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Mi è girato x la capoccia qs pensiero:
    1) di tutta evidenza che qs Persone&Istituzioni NON possono costituire riferimento. Probi viri. Persone onorate. Per il semplice motivo, ben evidenziato dal prof, che pensano/decidono/ si propongono solo x interessi molto di parte.
    2) ok. Ben chiaro a tutti. Spero.
    E allora?
    Allora ci rendiamo conto del ruolo di riferimento che possiamo esercitare noi Cristiani??
    Cerrto senza mammona,
    Certo, senza divisioni,
    Certo, senza clericalismo,
    Certo, senza gelosie/lotte/arrivismo..
    Certo, senza pedofili,
    E vabbè, mi sono sbagliato.
    Scusate.

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