Il vangelo di oggi ci invita a meditare sulla sottile linea rossa che demarca abolizione e compimento, tradizione e innovazione
Oggi comincia la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Se pregare è cantare, noi lo facciamo in compagnia di Fabrizio De André
La liturgia della Parola di due domeniche fa (Mc 6,30-34) sembra aprirci un panorama interessante per una riflessione attorno all’attuale forma della chiesa.
Consapevoli che l'Avvento ci conduce fino al Natale, “andiamo con gioia incontro al Signore” con una prospettiva di futuro: "Siamo fatti per il cielo".
E se le sfide della cultura odierna fossero dei doni a favore di ormai ineludibili conversioni pastorali?
Se veramente vivessimo vedendo Gesù nei corpi dei carcerati, degli immigrati, dei poveri e dei malati, allora potremmo seriamente di smuovere ogni tipo di montagna...
La scorsa settimana a Ladispoli si è svolto un convegno sulle dipendenze e il disagio giovanile organizzato dalle diocesi di Porto-Santa Rufina e Civitavecchia-Tarquinia.
Proviamo a pensare alla comunità cristiana come ispirata e indirizzata dalla relazionalità comunionale di Dio, insieme al sacerdote, e non più diretta solo dallo stesso sacerdote.
In questo ambito e nel tempo di un'emergenza che è diventata purtroppo quotidianità, più che fare scaricabarile è necessario sbracciarsi tutti le maniche
Le reazioni di questi giorni non mi sembrano la risposta sufficiente di chi vuole davvero far sì che “non accada più”
Terribili fatti di cronaca ci ricordano che il mondo ha bisogno di tenerezza, come ricorda la Scrittura