Storia di una nonna

Un piccolo racconto di vita e di fede
7 Febbraio 2011

Vorrei condividere con voi una storia.
Quando ero bambina, dopo la scuola,  andavo sempre a casa della mia nonna
paterna. Mi piaceva passare i pomeriggi da lei, perché trovavo i miei cugini
con cui giocare, e poi la nonna aveva una scorta di frutta e di caramelle per
noi nipoti, ma mi piaceva soprattutto il clima di quella casa. Il ritmo della
vita era lento e regolare, segnato da alcuni riti sempre uguali, che mi davano
sicurezza. Sapevo, per esempio, che ogni sera, verso le cinque e mezza, c’era
il momento più importante della giornata. La zia Ines rientrava dal lavoro e la
nonna chiamava subito il nonno, che come sempre era a trafficare nell’orto, o
nel pollaio, per la recita del Rosario. Tutti eravamo coinvolti, chiunque si
trovasse in casa in quel momento, familiari o estranei. Ci mettevamo intorno al
tavolo e si cominciava. Per un bambino di otto o nove anni il Rosario è spesso
una faccenda piuttosto lunga e noiosa: la nonna per di più ci faceva
inginocchiare tutti sulle sedie di paglia, con i gomiti sul tavolo e le mani
giunte. Terminate le litanie, sapevamo di non aver fatto che una metà della
fatica: iniziava allora il suo Rosario personale. Lei intonava una o due
Avemaria per ciascuno dei suoi dodici figli, per le nuore e i nipoti,
esprimendo ad alta voce un’intenzione per ognuno. Mi colpiva sempre la sua
preoccupazione materna: pregava per Francesco, che col suo lavoro è sempre via
in macchina, che non faccia un incidente…per Lino che è muratore, e ritorna
così stanco, perché la moglie sia comprensiva… per Gianni che lavora di notte,
perché trovi un po’ di tempo per stare coi bambini…
Questa è una testimonianza che si è rivelata nel tempo fondamentale per la mia
crescita nella fede. Ma non per il motivo più evidente (quasi banale?), il
fatto di pregare in famiglia, esperienza che, a causa dei i ritmi e delle
tensioni del nostro tempo, può essere piuttosto difficile. Le cose che mi sono
rimaste più impresse sono state due:
1. la centralità di Dio nella vita dei miei nonni. Chiunque entrasse in quei
momenti (la porta dava sul cortile e non era mai chiusa a chiave), fosse pure
il medico o il sindaco, non aveva altra scelta che attendere, pregando o
sbuffando, oppure poteva tornare più tardi…
2. legata a questo, la centralità dell’amore per il marito, i figli, i nipoti,
un amore nutrito alla mensa della fede e trasmesso con tenera inflessibilità.
Oggi la mia nonna avrebbe compiuto gli anni. Prego per lei, che prega per noi.

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