Lo sappiamo, il fatto che il concetto di famiglia si stia trasformando non è un problema, le soluzioni ci sono già tutte, no? Tutto va bene, siamo solo noi credenti a preoccuparci e a vedere un elefante in una formica.
Del resto come potremmo ignorarlo? Ci imbattiamo continuamente in qualcuno che ci tiene ad informarci che la famiglia tradizionale è una costrizione culturale: chi l’ha detto che vivere insieme ad una mamma e un papà aiuta a crescere in armonia? In fondo ai bambini basta avere qualcuno che li ama, non importa chi; e se due genitori non sentono di essere realizzati nello stare insieme è meglio che si separino, i figli soffrono meno; e poi, perfino per i pannolini, cosa sono tutti questi stereotipi di genere? Molto meglio nessuna indicazione, per trovare liberamente la propria identità; e se l’utero è mio e me lo gestisco io, anche quello che c’è dentro è roba mia, e se non mi va lo butto: perché non dovrei?
Persino affermazioni che implicano montagne di dolore sono diventate ‘virali’ e rimbalzano ovunque, dai dibattiti dei talk-show fino alle conversazioni con gli amici.
Ok, penso l’abbiate capito: oggi sono arrabbiata. La mia maestra mi sgridava sempre quando lo dicevo: “Assunta, sono i cani che si arrabbiano, le persone si inquietano!”. No, cara maestra, io sono arrabbiata, sono proprio imbestialita. Non mi va, oggi, di ragionare, di distinguere, di comprendere…
Cos’è successo? Paolo è venuto alla festa di fine anno, in patronato. Ha bevuto tot bicchieri di porcherie gassate, ha mangiato patatine e poi il gelato offerto dal parroco, ha giocato a calcio con i compagni. Quando tutti sono andati via l’ho visto seduto sui gradini della chiesa, e mi sono avvicinata:
“Cosa ci fai ancora qui, Paolo?”
“Aspetto il nonno che venga a prendermi. Ha detto che farà tardi”
“Vai a casa dei nonni?”
“Penso di sì, oggi non posso andare a casa del papà perché è via per lavoro”
“E chi ti ha portato qui?”
“Mamma. Ho dormito a casa sua stanotte”
“Forse è meglio se ti accompagno io, tra poco piove… Mi dici dove abiti?”
“Non lo so… Io non ce l’ho una casa”.