Praticare l’arte dell’eclissi

Saper fare un passo indietro, essere capaci di nascondimento: a questo ci richiama il Battista, nella consapevolezza che è uno dei compiti più difficili dell’uomo, ma necessario per rendere visibile il mistero, come dice anche una poesia di Antonia Pozzi.
5 Dicembre 2020

Giovanni si manifesta, nella seconda domenica di Avvento, come un ossimoro vivente: egli si erge e al tempo stesso si abbassa; avanza e si ritira; si manifesta e si eclissa.

Forse la sua grandezza sta proprio in queste apparenti contraddizioni, in questi paradossi che sono il sale della Parola: è grande ciò che si fa piccolo, è luminoso ciò che si nasconde. Il Battista vive in un deserto, luogo solitario per antonomasia, eppure la folla accorre a lui. Come gli antichi profeti, predica la conversione, vive di penitenza, ma annuncia «il perdono dei peccati». E, soprattutto, è capace di farsi da parte: annuncia qualcuno di più grande, qualcuno a cui lui, il profeta che battezza, non è degno di sciogliere il sandalo, che nella tradizione ebraica era un gesto di ‘proprietà matrimoniale’: il Battista non vuole alcuna proprietà su Israele, perché egli è solo il messaggero, non lo sposo.

Saper fare un passo indietro, saper rinunciare, saper coltivare l’arte dell’eclissi: è questo un insegnamento di Giovanni che lo rende capace di portare una parola ispirata dallo Spirito, che produce frutto là dove gli si lascia spazio. Ancora una volta, il Vangelo ci ricorda che per fare posto a Dio, per permettere che egli venga e abiti le nostre vite, dobbiamo ridurre il nostro ego, con le sue aspettative, i suoi narcisismi, i suoi bisogni di prevaricazione. Sapere fare un passo indietro è davvero il compito primo e difficilissimo del cristiano, affinché possa manifestarsi la grazia di Dio.

Sono pensieri che trovo espressi in una poesia di Antonia Pozzi (1912-1938), che porta un titolo greco, λύχνος, che significa ‘lampada’:

Lucernina,
forse tu stavi

dentro un sepolcro di bambino

presso il balocco di terracotta

e gli orci

con i piccoli semi –

 

o forse ti recò un navigatore

a tarda ora

nel tempio

di Venere Ericina –

scure le Egadi nel tramonto – cérulo

l’aperto mare –

 

forse all’alba

un capraro ti reggeva

portando le sue greggi

su verso il borgo – a vendere

il fresco latte-

 

Lucernina, tu odori

tutta di terra

ancora –

e t’ha corroso

la troppa ombra –

così diafana sei –

piccola lampada –

come un’anima che venga dal profondo-

 

O non traluce in te –

nella tua creta

pallida –

un chiarore oltreumano?

 

Monte S. Giuliano (Erice), 12 aprile 1933

 

Una piccola lampada, trovata sul Monte Erice, evoca alla poetessa immagini di umiltà: una lucerna forse posta dentro un antico sepolcro di bambino o portata da un navigatore come voto alla divinità o, ancora, usata da un capraro all’alba. La lampada, strumento di luce, è intrecciata a ciò che è piccolo: un bambino, un anonimo navigatore tornato a casa, un pastore di capre. Gente ai margini del mondo, a cui la lucerna fa luce e, proprio nella sua semplicità, nel suo nascondimento, è capace di rendersi messaggera di un oltre: «O non traluce in te / – nella tua creta / pallida – un chiarore oltreumano?».

Siamo tutti fragile creta, secondo la Genesi; ma proprio nel praticare l’arduo compito dell’eclissi, nel cercare il nascondimento, possiamo paradossalmente diventare luogo di luce, manifestazione di Altro.

Il Battista, in fondo, non è altro che una lampada che illumina il buio in attesa della luce, pronta a mettersi da parte quando essa appare, facendosi così «chiarore oltreumano».

4 risposte a “Praticare l’arte dell’eclissi”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Giovanni, per me, ha fatto da ., apripista”, a sua volta ha tracciato un solco anticipando la “novità” di un Cristo che stava per cambiare letteralmente la storia dell’uomo aprendogli la Porta del suo Regno, assicurandogli la continuità di vita dove tutto dovrebbe diventare gioia senza fine. Giovanni, grande a sua volta, coraggioso nella sua umanità ha sfidato i potenti di allora,denunciando quanto di sbagliato era la loro vita, lontana dall’interpretare la Legge di Dio. Il suo sfrontato coraggio di denuncia gli è costata la vita. Oggi, mi domando se non dovremmo avere lo stesso coraggio di affiancare chi reclama giustizia anziché interessi personali.I Papi che si sono succeduti, direi che lo hanno imitato, con iniziative hanno lasciato solco, nella vigna del Signore, ma noi popolo, quali le nostre scelte? Il Natale oggi di chi?luci, vetrine,piatti prelibati, ma i senza lavoro? ingiustizia e un malessere che tocca ogni sfera sociale premono a stare accanto a chi non ha voce.

  2. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Veramente Giovanni viene definito coi versetti di Isaia “voce di uno che grida nel deserto”. Non mi pare che l’azione di gridare in mezzo al silenzio del deserto sia tipica di chi vuole nascondersi .Se poi si vuol definire “eclissi” la capacita’di Giovanni di farsi da parte quando sorge il Vero Sole di Giustizia ( Lui deve sorgere e io tramontare), cioe’la consapevolezza di Giovanni di non essere il Messia ma solo un annunciatore del Messia, anche questo non mi pare possa essere definito eclissi, ma semmai senso della realta’. Quello di cui abbiamo bisogno come cristiani oggi : coraggio e senso della realta’ . Non nobis Domine non nobis sed nomini tuum da gloriam .

  3. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Lasciatemi apporre, anche se corto, il verso del Salmo”
    “Alla Tua LUCE vediamo la luce”
    Una vera assurdità !!!
    Forse si intende meglio rovesciandola:
    Senza la Tua LUCE sono totalmente cieco anche le lenti da 900€, sono sordo anche se mi sonate Bach, sono solo senza senso e verità.

  4. Lorenzo Pisani ha detto:

    Due cugini nati nel solstizio. L’Uno nel solstizio di inverno, in prossimità della notte più lunga, con il chiarore diurno che può solo crescere. L’altro nato sei mesi prima, con il giorno alla sua durata massima, destinata inesorabilmente ad accorciarsi.
    Arte sottile quella di far posto agli altri, tra noi uomini. Paradossalmente per il profeta cugino del Messia è stato più facile.
    E tuttavia, dobbiamo sempre lottare con noi stessi perché la discrezione ed il nascondimento non diventino qualcosa di diverso: silenzio, acquiescenza, … banalmente seme che non fruttifica.

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