Pentecoste, l’importante è camminare

Talvolta siamo così presi dalla critica e dal conflitto con l’altro, certi di sapere quale sia la strada più giusta del credere, da dimenticarci che l’essenziale è il camminare, come richiede lo Spirito.
22 Maggio 2021

C’è una frase, che chiude il brano dell’epistola di Paolo ai Galati offerta in questa Pentecoste, che mi colpisce: «Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito». Quel camminare risuona, come un’eco, perché indica uno stile: lo Spirito non è stasi, non è inerzia, ma è invito costante al cammino. Il movimento, il porre un passo dopo l’altro, come grande metafora del vivere: lo Spirito chiama, sollecita, spinge continuamente al camminare, come conseguenza del vivere in lui, come conseguenza del suo ascolto. Non accogliamo lo Spirito per sotterrarci, ma per giocare la vita nel sentiero, fino alla «verità tutta intera», come ci promette il Vangelo di Giovanni. Non è un cammino a vuoto, ma verso una verità piena, che è la rivelazione del Padre nel Figlio. La fede è dinamica, è crescita, altrimenti è solo un talento sotterrato, a cui non siamo capaci di accordare forza di conversione. Una fede che non cambia è un fossile incapace di parlare alla vita.

Nel cammino, siamo chiamati ad accostarci ad altri: siamo diversi, anche tra fratelli e sorelle nella fede, anche tra uomini e donne che cercano di vivere la sequela di Cristo: lo sappiamo, lo vediamo, lo sperimentiamo ogni giorno. Differenti visioni, diverse sensibilità, diverse attenzioni, tanti modi di pregare, fino a differenti modi di vivere il cristianesimo. Davvero, credo che la festa di Pentecoste ricordi che non dobbiamo temere la diversità, ma accoglierla, integrarla, senza ignorarla, sforzandoci di riconoscerla, avendo fiducia che anche la diversità è frutto dello Spirito: non è questo, in fondo, uno dei messaggi del racconto di Pentecoste incastonato negli Atti? Uomini di varie nazionalità e lingue, di tante storie e cammini, sentono la voce dello Spirito riservata solo a loro: c’è una parola per ognuno di noi, e solo per noi. Dovremmo avere forse maggiore rispetto per la parola riservata a noi, rendendoci capaci di custodirla, ma dovremmo pure avere maggiore rispetto per la parola donata agli altri: diversa dalla nostra, risposta a vite non uniformate, ma comunque dono del medesimo Spirito.

C’è un bella e semplice poesia del grande Antonio Machado (1975-1939), tradotta da Oreste Macrì e tratta da Campi di Castiglia (1912), che si costruisce proprio attorno a questo nucleo:

Due giovani stan discutendo
se alla festa del paese
andranno per la strada
o attraverso la campagna.
Discutendo e litigando
cominciano a menarsi.
Ora con pali di pino
furiosi colpi si danno;
ora si strappan le barbe,
se le voglion spennare.
È passato un carrettiere,
che canta una canzone:
«Romeo, per andare a Roma,
quel che importa è camminare;
a Roma per ogni strada,
per ogni strada si va».

Tante volte noi cristiani, noi cattolici, siamo come i due giovani, che lottano e confliggono perché credono di sapere quale strada migliore porti alla festa: diatribe, scontri, fino all’insulto (pensiamo a quanto i social siano ormai terreno di battaglia verbale e polarizzazioni semplificate). Diverso è un dialogo rispettoso, che riconosca la ragioni dell’altro, anche senza condividerle. Che sappia anche esprimere un dissenso, ma senza squalificare. Ognuno – ci ricorda il carrettiere – non dovrebbe dimenticare che non importa quale strada percorriamo: «quel che importa è camminare»; questo vale, invece che stare fermi nel resistere e nel voler convincere l’altro. Lo sguardo deve essere sulla meta, arrivare a Roma… nei numerosi sentieri della fede, numerosi come le vite che compongono l’umanità… «Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito» (1 Cor 12, 4)…

7 risposte a “Pentecoste, l’importante è camminare”

  1. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    “E’la differenza fra chi pensa che Chiesa cristiana debba “fare”, agitarsi, cambiare continuamente , e chi pensa che debba “essere” raccolta, concentrata , mirata a Dio solo. ”
    Vede, sig.del Bono…la differenza cristiana ( cfr lettera a Diogneto) sta in chi accetta il diverso da se, ( qs il msg di Sergio! Nel solo nome di non sostituirsi allo Spirito!!)e chi invece la differenza la ricerca x distinguere se stesso.

    ” A Pentecoste lo Spirito scende non nel frastuono delle strade ma nel silenzio e nella preghiera .”
    Vede? Lei fa fare allo Spirito quello che vuole/pensa lei.. un consiglio, se permette:
    Dopo essersi raccolto, concentrato, mirato solo a Lui si ponga qualche domanda su proprio “modo” verso di Lui.

  2. Paola Buscicchio ha detto:

    Il cammino nello Spirito è obbedienza alla voce di Cristo che sulla Croce ci ha donato il Consolatore.
    Lo Spirito ci rende presente lo stesso cammino che Cristo ha fatto che non è stato un cammino di esaltazione ma di abbassamento.
    Chi può dire qualcosa se non è lo Spirito che parla in lui?
    Altrimenti è la voce dell’io terreno che confonde.
    La voce di Cristo sulla Croce si limitò a perdonare e offerse lo Spirito che ci avrebbe guidati ad essere una cosa sola nel Padre.
    Perchè siamo nella Trinità tutti con Uno.
    Che bello un mondo che alla luce della Pasqua si svegliasse per dire: Proprio a me è stata offerta la possibilità di camminare nel medesimo Spirito, lo Spirito di verità.

  3. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Lo Spirito Santo scende sugli apostoli ” riuniti nello stesso luogo”, non li coglie sparsi per i sentieri e le strade della Galilea.Poi la notizia del miracolo delle lingue ” divulgatisi trasse sul luogo una multitudine di gente” come e’scritto negli atti degli Apostoli.
    Lo Spirito di Dio ,dice Gesu’nel Vangelo di Giovanni e’Spirito di Verita’, che da questo mondo non puo’essere ricevuto perche’il mondo non lo vede e neppure sa chi sia.Voi invece lo conoscerete perché SARA’ IN VOI”
    Dunque l’essenziale e’accogliere , dentro di sé ,lo Spirito di Verita’ cioe’la concentrazione interiore. E’la differenza fra chi pensa che Chiesa cristiana debba “fare”, agitarsi, cambiare continuamente , e chi pensa che debba “essere” raccolta, concentrata , mirata a Dio solo. A Pentecoste lo Spirito scende non nel frastuono delle strade ma nel silenzio e nella preghiera .

    • gilberto borghi ha detto:

      A pentecoste lo Spirito scende non nel frastuono ma nel silenzio, non nelle strade ma nell’interiorità…
      Mi scusi ma a quale testo fa riferimento. Forse non ho letto bene ma atti 2 racconta cosa diverse… in effetti lei stesso ammette che ognuno può leggere la bibbia come vuole…

  4. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Seguito…
    Lui è come il soffio del vento, ti carezza così dolcemente che manco te ne accorgi.. altro che TIMOR DI DIO!! timore di me stesso, della mia dis-attenzione che si perde in cose inutili e senza alcun senso.
    Io di Dio posso solo tessere lodi, magnificarLo, amarLo con tutto me stesso, solo in Te… Cantare, danzare, indieme al diverso, foss’anche un derviscio..

  5. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Di-verso..
    Ma questa è una delle chiavi interpretative dell’Universo! Non esistono manco due margherite esattamente uguali!!
    Io lo chiamo ‘spread’.
    Oggi vi passo nel mio cammino una diversità maturata negli anni.
    TIMOR di DIO.
    Ho cercato di giustificare qs assunto in tutti i modi. anche ricorrendo all’etimo
    Alla fine di qs lungo cammino oggi rifiuto senza se e senza ma qs tema.
    Perché?
    Dio sta facendo tantissimo x me. Lo ha sempre fatto. Ma c’è un probl grosso come una casa: è estremamente difficile accorgersi del Suo passaggio.
    Quasi silenzioso.
    Senza alcun fracasso
    Nessun skonvolgimento.
    Quelli sono modi del Maledetto che manco voglio nominare…
    Quando leggo che Dio avrebbe mandato la tale sciagura davvero!! Gente che nn capisce un:ostrega di Lui.
    Segue x 1000 caratteri…😭

  6. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma se camminiamo nello Spirito pur con diversi carismi, pur provenendo da strade diverse, pur essendo diverso il nostro stato, tradizione, lingua, sappiamo che stiamo tutti nel medesimo Spirito perché di Esso viviamo. Egli è nelle nostre opere così come queste parlano di Lui. E lo sappiamo se abbiamo fatto la sua conoscenza, e non possiamo negarlo perché da qualcuno ne abbiamo sentito parlare, lo abbiamo visto operare nelle person che ci vivono accanto, nelle opere che hanno saputo fare, nel bene che abbiamo ricevuto. Non si litiga a mio parere per chi è di Paolo o di Giovanni, ma perché non si è credenti, non si vede lo Spirito che muove, in pratica siamo ciechi pensiamo alla nostra verità. “Io sono la via, la verità, la vita, e questo Suo essere lo Spirito che unifica, nella diversità di provenienza, tradizioni tutti sentivano la stessa lingua, la Sua.

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