Non solo anni di piombo!

Nel romanzo "Ti ricordi quella strada" di Salvatore Azzuppardi Zappalà, la storia di due giovani, una parrocchia, il volontariato, gli "Anni di piombo" da un'altra prospettiva
22 Novembre 2022

«Alla periferia del quartiere, dove le case si diradavano per lasciare posto a campi incolti e capannoni, sorgeva un campo nomadi, che negli ultimi tempi era stato oggetto di incursioni da parte di teppisti .  Don Antonio e i ragazzi del centro sociale ospitato in locali attigui alla parrocchia, avevano deciso di organizzare una serata di fraternità, per sensibilizzare i cittadini all’accoglienza e al rispetto degli “altri”. Francesco la giudicò una bella iniziativa e poiché aveva sempre vissuto con fastidio il disprezzo, la diffidenza, non verso di lui come persona, ma verso gli italiani del Sud in genere, pensò che si sarebbe dovuto sensibilizzare la popolazione locale ad accogliere fraternamente anche i “meridionali”. Guardandosi intorno, però, si rese conto con tristezza e disgusto che fra coloro che, pur trovandosi là, mostravano diffidenza verso gli zingari, c’erano anche molti siciliani, calabresi e altri immigrati di altre regioni del Sud».

È un passo del libro “Ti ricordi quella strada”, di Salvatore Azzuppardi Zappalà, pubblicato da Algra Editore, un romanzo con diversi protagonisti: Francesco, di cui l’autore racconta la crescita anagrafica e formativa dalla maturità classica fino ai trent’anni; gli anni Settanta, insieme alla straordinaria produzione musicale, sia italiana che internazionale, di quel decennio; infine, la protagonista femminile, Lia, ultima a entrare in scena con grande coinvolgimento. Francesco è un giovane catanese che dopo la laurea trova lavoro a Milano e in questa città, in un ambiente al tempo stesso vivo e stimolante ma spesso anche ostile, prosegue la sua maturazione consapevole sia delle proprie capacità che dei propri limiti. Mentre Francesco cresce, l’Italia cambia e vive un periodo ricordato come “Anni di piombo”, ma secondo l’autore è ingiusto definirlo solo con questa accezione e racconta anche ciò che di bello e positivo è accaduto.

Furono gli anni in cui i giovani italiani cominciarono a viaggiare all’estero e a conoscere e confrontarsi con i loro coetanei degli altri paesi europei.

Furono gli anni in cui l’intrattenimento e il modo di comunicare cambiarono radicalmente, grazie alla nascita delle radio libere, che contribuirono alla diffusione di quella che, secondo la felicissima definizione di Eugenio Finardi, fu chiamata la musica ribelle, senza la quale la colonna sonora della nostra vita non sarebbe stata così bella.

Furono anche anni di grandi emozioni sportive.

Soprattutto furono gli anni dell’impegno in politica e nel sociale, gli anni in cui si prese coscienza delle problematiche ambientali e dell’importanza della partecipazione. Così vediamo i due protagonisti partecipare con impegno, lui come attivista ecologista e lei nel volontariato cattolico:

«La mattina del sabato, invece, Lia, come aveva fatto in precedenza a Palermo, la dedicava ad attività di volontariato, mettendo gratuitamente a disposizione di chi non poteva permettersi un avvocato, le sue competenze professionali. A Milano lo faceva in quello che era un misto fra un centro sociale e una parrocchia, in un quartiere della periferia nord. … La frequenza da parte di Lia di quella parrocchia così fuori mano non era casuale. Infatti il parroco, don Antonio, era un palermitano, amico d’infanzia di suo padre, che fino a dieci anni prima, nella sua città, aveva insegnato latino e greco in un liceo … Poi, pur con le dovute maniere, era stato allontanato … Il suo torto era che … parlava di lotte operaie, di corruzione e di mafia, ma per qualcuno era troppo».

Un tema, quello dell’impegno sociale a partire da Vangelo, che ritorna tra le pagine del libro a partire dalla riflessione dei protagonisti: «… il Vaticano [dava] l’impressione di considerare pericolosi sovversivi … coloro – compresi tantissimi sacerdoti – che in Centro e Sud America lottavano contro le sanguinarie dittature militari.  All’inizio di quello stesso anno un vescovo cattolico, Monsignor Oscar Romero, difensore dei poveri e degli oppressi nel suo paese, San Salvador, era stato ucciso a colpi di mitra nel momento più solenne della celebrazione eucaristica, la Consacrazione (…). Dovettero passare trentadue anni dalla morte del vescovo salvadoregno, perché la causa di beatificazione ricevesse nuovo impulso da Benedetto XVI, fino ad arrivare alla canonizzazione ad opera del papa sudamericano, Francesco».

È una narrazione molto partecipata e quasi sofferta, ma anche un bel percorso fra ricordi che hanno i suoni del vinile, dei mangianastri e dei primi batticuore, arricchiti dal ricordo dell’impegno profuso nella speranza di contribuire a costruire una società migliore. (La foto che accompagna la recensione è del fotoreporter Tano D’Amico che ringraziamo)

 

5 risposte a “Non solo anni di piombo!”

  1. Pina Farruggia ha detto:

    Con tanta empatia l’autore riesce a coniugare vita privata, speranze, sentimenti, periodo storico con fatti di sangue e infine bella musica…Inoltre emergono nel suo scritto impegno sociale, amore per la musica e rammarico per tutto quello che succedeva negli anni di piombo..
    Ho iniziato a leggerlo per curiosità e l’ho terminato mantenendo alto l’interesse!

  2. Concita Casella ha detto:

    È assolutamente avvincente!
    Non solo per la scorrevole lettura,l’appassionata ricerca delle parole traduttrici di emozioni,di ideali,di obiettività storica,ma soprattutto per l’intreccio della vita personale dei protagonisti con il divenire dei cambiamenti sociali ,storici e di pensiero di quegli anni ,giustamente ritenuti, non solo di piombo .
    Un ordito e una trama che immettono il lettore in una dinamicità di immagini ,di azioni ,di idee, che vivono proprio in quella strada dove la sete di conoscenza,la condivisione degli ideali,l’impegno verso gli ultimi e la salvaguardia dell’ambiente conducono al rispetto dell’uomo nella sua integrità.

  3. Maria Grazia Maravigna ha detto:

    Ho letto il romanzo. Per me, figlia degli anni ’70 e ’80, è stato come affacciarsi da una finestra aperta sugli eventi che hanno segnato quel tempo. Le vicende di Francesco sono accompagnate da una “colonna sonora” strepitosa e si muovono tra viaggi avventurosi, impegno politico ed eventi sportivi che tornano vivi… I mondiali di calcio e la morte di Gilles Villeneuve che gelò tutti i tifosi della formula 1, non solo della Ferrari… Tra chiari e scuri un quadro stupendo del tempo.

  4. Marilena Santoro ha detto:

    “ L ‘ho letto e posso dire che in quella strada ritroviamo parte di noi. La ripercorriamo ad occhi chiusi guidati da un filo di Arianna che vibra come la corda di una chitarra. Vibra al tempo di una storia e della Storia, che la memoria e la mano di un uomo riporta in superficie con brillante armonia.”

  5. Vito Sapienza ha detto:

    Mi piace molto.
    Interessante, stimolante, curioso.
    Traccia in maniera attenta un periodo della mia gioventù.
    Mi ritrovo completamente nel storie di Francesco, nella sua FIAT 500 e nel tuffo nel periodo anni ’60/’70.

    Il periodo storico è ben rappresentato, ho trovato originali i collegamenti musicali, mi hanno fornito un rapido riferimento temporale. spaziale.

    Il rapporto sentimentale, tenero, delicato e per questo bello evoca gli amori giovanili con i relativi pudori, tenerezze, incomprensioni e drammi.

    Francesco sono io!

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