A volte si verificano coincidenze decisamente curiose. Vivi la tua solita giornata di lavoro normalmente faticosa, attendi agli impegni familiari del tardo pomeriggio, ceni con i tuoi cari e, infine, senti l’impulso di dare un’occhiata a cosa propone la TV.
Dimenticavo: poco prima di cena, ogni mezzo di comunicazione presente nella tua casa ti aveva costretto a sentir parlare ancora una volta – ma ormai non importa granché da parte di chi – dei soliti investimenti per un riarmo esponenziale, di rispetto ritrovato e ricevuto, di territori da riprendere, annettere o rinominare, di un ulteriore addio al fact-cheking, addirittura di inferni da scatenare – forse in omaggio al recente sequel del mitico film Il gladiatore.
Chissà se l’impulso di stordirmi davanti a qualche programma televisivo fosse mosso dall’angoscia provocata dalla sensazione di ritrovarmi in una sorta di (purtroppo) sempre meno surreale Risiko – gioco di guerra che non ho mai sopportato sin dalla mia adolescenza. Sta di fatto che, però, questa volta, la televisione non ha assolto la sua funzione anestetica. Anzi.
In prima e seconda serata sono andate in onda due coppie di film molto significative per comprendere e fare memoria – se ce ne fosse ancora bisogno – dei rischi che stiamo correndo in questo inizio di XXI secolo. Avendo già visto tutti e quattro i film, seppur in anni diversi, mi sono ingegnato nel passare dall’uno all’altro, cercando di rivedere ed incrociare le scene più significative.
La collatio finale che qui propongo è la seguente.
Il primo film, Attacco al potere 2 (andato in onda su Italia 1), si conclude ripetendo il ritornello che “sin dalla fondazione del mondo” caratterizza ogni Potere: «viviamo in un mondo pericoloso e abbiamo poche opzioni buone, ma quella peggiore è non fare nulla, per cui dobbiamo ai nostri figli e ai figli dei nostri figli l’impegno nel mondo» (vedi qui).
In cosa consista realmente questo «impegno nel mondo» è descritto senza equivoci, sin dal titolo, nel secondo film (non a caso andato in onda subito dopo sempre su Italia 1): La guerra dei mondi. Il finale di tale colossal è infatti un micidiale condensato di presunzione idolatrica, religione vittimaria e darwinismo sociale: «quando gli invasori arrivarono e cominciarono a respirare e a nutrirsi, quegli organismi infinitesimali, che Dio nella sua saggezza aveva messo sulla Terra, iniziarono a condannarli, annientarli, distruggerli dopo che tutte le armi e gli stratagemmi umani avevano fallito. Mediante il sacrificio di miliardi di vittime, l’uomo ha acquisito la sua immunità, il suo diritto alla sopravvivenza tra le infinite creature di questo pianeta, e quel diritto è suo contro ogni sfida, poiché gli uomini non vivono e non muoiono invano» (vedi qui).
D’altra parte, quale possa essere invece il tragico destino di questo modo di pensare e vivere – nella storia e nella natura – viene mirabilmente svelato nel finale dell’altro, splendido, film in onda su Rai Movie in prima serata: Il pianeta delle scimmie (quello originale del 1968). Con la crisi di Cuba ancora fresca nella memoria, esso si conclude davanti ai resti della Statua della Libertà, ipotizzando un’inquietante apocalisse – etimologicamente, rivelazione – sul futuro postatomico della Terra, sancita da una maledizione dell’Uomo degna dei più grandi profeti biblici (vedi qui).
Anche in tal caso, però, è stata la seconda serata (sempre su Rai Movie) a proporci una possibile via d’uscita e a permetterci di andare a dormire con un pizzico di speranza in più. In Codice Genesi la salvezza del genere umano in un mondo post-apocalittico consisterà anche nel salvare, custodire e tramandare – o meglio “tra-dire” – i libri fondamentali dell’umanità, tra cui quello che sarà il vero protagonista del film, il libro che Roberto Calasso ha chiamato “Il libro di tutti i libri”: la Bibbia.
Con una consapevolezza ed un’avvertenza decisiva. La Bibbia, come ogni testo fondante e fondamentale, resta un codice indecifrabile – se non con un’ermeneutica guerrafondaia – agli occhi del Potere morente che presume ancora di saper vedere – terribile in tal senso è la citazione fischiettata del capolavoro di Sergio Leone C’era una volta l’America.
Il libro che contiene le ragioni e i sentimenti, le parole e i gesti, i pensieri e le emozioni capaci di rifondare l’umanità può essere conservato e decifrato solo dalla memoria orale di chi sa di essere Cieco e riconosce di essere stato «talmente preoccupato di tenerlo al sicuro» da aver «dimenticato di vivere secondo quello che mi aveva insegnato: fare per gli altri più di quanto non faresti per te stesso».
A noi, ora, la responsabilità di far prevalere questa profezia di speranza…
@ Calò. Sono ben d’accordo su Gesù, da cui solo può venire la ns salvezza, dalla sua vita ben più che dalla sua morte… Se poi mi nomini Christian… che ho conosciuto di persona.. cosa mai potrebbe dividerci!! ,🌺
Vedo con piacere che è stata pubblicata la risposta. Possiamo quindi riprendere il dialogo.
Grazie
Mi scusi forse non mi sono spiegato bene
1 mi sembra siamo d’accordo non è la quantità a fare la differenza Infatti dicevo che vedevo questa epoca uguale ad altre Cambiano solo i mezzi a disposizione
2 Non occorreva la Shoa per saperlo non è intervenuto neanche nei gulag sovietici Non è intervenuto nelle trincee della prima guerra mondiale non ha fermato Caino prima che uccidesse Abele Non scorgo motivi di disperazione oggi più di quelli delle epoche passate
3 fine della Cristianitá che è sotto gli occhi dì tutti Se si intende il mondo pseudo cristiano in cui cattolici italiani si massacravano con cattolici austriaci con la benedizione dei preti..Intendo dire con Pascal che in ogni epoca c’è abbastanza luce per credere e sperare e abbastanza buio per non credere e disperare Mi sembra invece di scorgere un immenso bisogno di credere e sperare nella umanità di oggi questo vuoto lo può riempire solo Gesù Cristo. In conclusione ho molti motivi di speranza
Non capisco se l’affermazione finale del sig. Buttiglione è ironica e/o rivolta a chi non crede.
Da parte mia considero il nostro tempo uguale a quello di tutti gli altri della storia umana, fatto di guerre e di massacri per il potere di uomini su altri uomini. L’unica grande differenza è che gli uomini del nostro tempo hanno disposizione armi micidiali capaci di distruggere ogni tipo di vita sul pianeta. Quindi maggiore è la nostra responsabilità rispetto alle epoche passate
Sulla impotenza di Dio non ci scommetterei. Chi ha creato l’universo è sicuramente superiore alle armi create dall’uomo
Si tratta solo di sapere quando vorrà intervenire. Ma questo non è dato sapere
Più Satana e i suoi più o meno coscienti seguaci vogliono portarci alla disperazione più ho speranza in Gesù Cristo
Il diavoletto ti risponde;
1) uomo e armi? Cosa cambia se ne fai fuori 1000 o 100.000?! ∆ di poco conto.
2) vedi la Shoah dopo la quale un qualsiasi LIBERO pensatore ha cancellato l’onnipotente ..
3) sono ben + di 50 anni che si è decretata la FINE della Cristianità..Solo io me ne sono accorto? Solo io vado a Messa tutti i giorni??
PS non è necessario essere diavoletti o atei x rendersi conto dei cambiamenti in atto.
Vedo con dispiacere che non è stata pubblicata la mia seconda risposta.
Questo getta una luce molto triste su chi amministra questo sito che seguo dai tempi di Christian Albini.
Addio, le nostre strade si separano
Sappiamo tutti benissimo che stiamo vivendo sul ciglio di un crinale.
Non sappiamo cosa/da che parte precipiteremo.
Sappiamo che all’inizio non _ce ne stiamo accorgendo_ ma sappiamo che sarà una vera valanga, uno tsunami.
Ma li sentite gli scricchiolii? Nella ns Chiesa tutto sta x CROLLARE.Non facciamo finta..non illudiamoci..
Da dove verrå il ns aiuto..?
Noi ci sentiamo impotenti.
E dio, quello che abbiamo spacciato x on onnipotente… è morto.