La paura del futuro

Una società che non ha il coraggio di guardare al futuro è una società che sta morendo
20 Agosto 2020

Una società che non sa guardare al futuro è una società che sta morendo. Lo spunto mi arriva da un articolo di Carlo Verdelli sul rapporto della società con i giovani, suggeritomi da Sergio Di Benedetto. Concordo pienamente sul giudizio che viene dato: nessuno prova a dire seriamente la verità sul Covid ai giovani che invece vengono lusingati nell’idea che “la vita è solo adesso” e che “la vita è solo emozione”.

Pensiero perfettamente funzionale alle esigenze del sistema: i giovani sono un enorme territorio di caccia per i mercati globali. Soprattutto ora che impera la necessità della ripresa economica. In realtà i dati mondiali (e ultimamente anche italiani) sul Covid indicano chiaramente che una seconda ondata incombe sull’umanità e che i lock down saranno nuovamente inevitabili.

Ma la cosa che mi colpisce dell’articolo di Verdelli è che conferma (se ancora ce ne fosse bisogno) che la società mondiale non ha il coraggio di guardare avanti. Quando i giovani vengono “corteggiati” solo per ciò che oggi possono comprare, la società ha rinunciato al proprio domani. E loro ne pagano le conseguenze. Apatie, attacchi di panico, ritiri sociali, atteggiamenti antisociali estremi, parcheggi esistenziali infiniti, negazione del valore minimo della propria salute, analfabetismo emozionale, relazionale e culturale, impotenza progettuale… sono alcuni degli esiti inevitabili della pretesa di far stare in piedi i giovani solo sul loro presente. Il giovane è per definizione appeso al futuro. Se non gli si fa intravvedere un minimo di speranza non può stare in piedi. Si affloscia.

A fronte di questa tendenza, la società offre una sola alternativa a chi cerca un senso per sopravvivere all’asfittica prigione dell’attimo da succhiare fino al midollo: il ritorno al passato. Da qualche anno la tendenza a guardare indietro per trovare un luogo “salvifico” e un senso al vivere è sempre più generalizzato.

L’area culturale laica è abbastanza frammentata. I moderati non riescono ad andare al di là dell’appello (a volte disperato e duro) al recupero della razionalità moderna con cui fu possibile rintracciare valori comuni su cui tutti potevano convergere. Oggi, quella razionalità è stata irrimediabilmente spazzata via dai rasoi concettuali della post verità e attardarsi a recuperarla sembra lasciare il tempo che trova. I più radicali, a sinistra, hanno abdicato alla ricerca di un senso sufficiente e condivisibile e si è accodata all’imperativo del “qui e ora”, in cui ovviamente ogni impulso tende a diventare bisogno che la società deve, prima o poi, riconoscere come diritto.

L’area laica di destra sembra sempre più radicalizzarsi, nel recupero forte e duro delle soluzioni più o meno dittatoriali di ritorno, del passato a cui fa riferimento: fascismi, razzismi, esclusivismi, imperialismi, negazionismi, complottismi hanno tutti questa tendenza. Immaginando di dare soluzione al non senso della post-modernità, non si rendono conto che ne incarnano invece lo spirito più radicalmente autolesionista che la stessa ha costruito.

L’area culturale di sinistra, ormai asfittica e impotente, ondivaga tra alleanze al neoliberismo e astrazioni culturali radical chic, di chi in realtà è alla deriva e cerca solo di auto salvarsi individualmente, provando disperatamente a rifarsi alle proprie radici, ma incapace di pensare “qualcosa di sinistra”.

I nuovi movimenti culturali arrivati sulla scena hanno attecchito politicamente al grido di “noi siamo diversi”. Ma il loro desiderio di cambiamento non è mai nato da una vision effettivamente “diversa” del futuro, ma si sono al massimo definiti in negativo come differnti dagli altri. Il bello è che appena sono arrivati ad un po’ di potere si sono rivelati nella loro avidità di “poltrone e denaro”, rinverdendo la più antica tradizione della DC post ‘68ina.

E i cattolici? Non sembra abbiamo molto di meglio da offrire. Vivono in questo tempo, ma molti faticano ad alzare il tiro, a bordo dello Spirito Santo, restando spesso preda degli stessi schemi reattivi dei non cattolici

Da chi prova a recuperare una razionalità della fede e si ritrova a parlare ai muri dell’emozione, rendendosi inascoltabile e sempre più isolato e frustrato; a chi chiede a gran voce la restaurazione dura e forte di tempi andati, in cui una parte crede sinceramente che ciò “salverebbe” la situazione, mentre altri sono solo terrorizzati dalla paura di perdere quel poco di potere, anche politico ed economico che ancora immaginano di avere. Come i naufraghi che stanno annegando e si preoccupano che il loro orologio di marca non si bagni. Infine, c’è poi chi ondeggia senza sapere da che parte andare e avverte tutta la nudità, l’impotenza e l’insensatezza di un vangelo non letto nello Spirito Santo, che nell’impatto con la post – modernità sembra non parlare più.

Sembra davvero il tempo dei profeti vacui. In realtà quelli veri ci sono ancora, ma oggi restano nel nascondimento e nel silenzio di vite belle, ma sconosciute e non visibili al mondo.

La paura del futuro è certamente una brutta bestia. Ma per chi ancora prova a vivere il vangelo, oggi la paura va assunta, non fuggita nel passato o occultata nell’organizzazione del fare. Assunta significa percepita e non rimossa, attraversata e offerta a Cristo, lasciando che ci metta in crisi quel tanto che basta per spingersi a scommetterci su strade inusitate. Se ancora abbiamo qualcosa da dire al mondo è che i giorni migliori sono davanti a noi, non alle nostre spalle: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33).

 

5 risposte a “La paura del futuro”

  1. Gian Piero Del Bono ha detto:

    Nel Medioevo quando c’era la peste si riunivano in castelli isolati a ridere e banchettare ( Vedi Decamerone) Colpevole fuga dalla realta’ ? Certo , dovremmo essere tutti dei prudenti e regolati cittadini, che seguono i dettami delle Autorita’ . Ma l’ essere umano e’ fatto così. I cosiddetti esperti si sono dimostrati esperti in tutto tranne che in umanita’ . Il consumo di alcool e droghe aumenta con il lockdown, come pure la depressione, le violenze domestiche , i divorzi, ecc.. Ma davvero gli esperti non se l’ aspettavano? Il Covid uccide un po’ meno , forse si e’ attenuato, ma la grande paura di massa fino a quando fara’ sentire i suoi effetti ? Per generazioni?

  2. Paola Meneghello ha detto:

    Passato, presente, futuro..
    A cosa guardare? Se prendiamo il Covid, vediamo un passato buio, che ha determinato l’attuale richiamo alla prudenza. Ma mi chiedo, quale sia il confine tra responsabilità che salva, e il timore che uccide; si aprono i locali, e la colpa è dei giovani se ci vanno, e intanto si apre la scuola già con il panico di quarantena per due linee di febbre… quale futuro, se vivo ancorato al passato, e timoroso per ciò che sarà, nonostante il presente parli di contagi per la maggior parte asintomatici? Gesù ha insegnato a difendere la vita, ma vivendola fino in fondo, ed è così che ha trovato la resurrezione, cioè la vera Vita..

  3. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Leggevo su Avvenire sui suicidi, specie giovani…
    D’altra parte se le porte sono chiuse.. cosa resta? Rifugiarsi nell’apatia, distacco, oppure…
    …….
    Chi supplirà alla mancanza di SENSO??

  4. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    La paura del futuro, sta circolando come il virus e si insinua nell’animo delle persone deboli, indifese, soggette a poverta,,paura anche di calamità naturali. Roghi divoranti foreste,ghiacciai sparenti,Ricompare Greta a sollecitare azioni che rispondano al grido d,aiuto del pianeta, di abitanti terre equatoriali.. la vita del pianeta sembra non interessare nessuno . governanti che uno smodato desiderio di più potere e di ricchezza muove a distruggere l’esistente Fa paura il vedere che un la saggezza del parlare di uomini di esperienza e onesta coscienza, non riscuota plauso, e ,che altri vengano costretti a silenzio.!A tener accesa la candela della speranza occorre il coraggio di accogliere la vita così come si presenta.Fa paura che a studenti il sapere non comprenda ciò che fa muovere ogni cosa, che fa diventare grandi, che parla futuro l’amore evangelico che annienta la paura,”ama il prossimo tuo come te stesso”.

  5. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    Dx/sx
    sopra/sotto
    laici/cattolici
    Il presente/ il domani
    Consumatori/ soggetti su cui investire..
    Imo la chiave sta nel fatto che qs. società in crisi x propria difesa non APRE ai giovani. NON cede loro nessuno spazio.
    E così muore. Xchè gli unici oggi capaci di vera innovazione sono loro.
    Sic transeat….

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