Invidiosi e golosi alle nozze di Cana

Dante sembra voler invitare a questo pranzo di nozze proprio gli invidiosi e gli avari, perché osservino la carità e la temperanza di Maria e, con occhi nuovi e bocca nuova, sappiano vedere e gustare quell'acqua trasformata in vino da Gesù
22 Gennaio 2019

Fra le cornici del Purgatorio dantesco le anime purganti sono attorniate da esempi della virtù opposta al proprio vizio, che Dante prende da diverse tradizioni, bibliche o classiche. Il primo esempio però riguarda sempre Maria e le sue perfezioni: la Mansuetudine nel Tempio per gli iracondi, la Sollecitudine della Visitazione per gli accidiosi, la Povertà del parto nella stalla per gli avari; per ben due volte poi è citata l’Annunciazione, Umiltà per i superbi e Castità per i lussuriosi, come anche due volte sono presenti le nozze di Cana. Questa ripetizione già dice dell’importanza data da Dante a questo episodio, che egli pone nella seconda e nella quinta cornice: fra gli invidiosi come esempio di Carità e fra i golosi come esempio di Temperanza.

Nella cornice degli invidiosi il primo dei tre moniti di Carità è la frase di Maria che dice a Gesù “non hanno più vino” e lo spinge a fare il suo primo miracolo:

«La prima voce che passò volando
“Vinum non habent” altamente disse» (Purgatorio XIII 28-29)

Dante riporta le esatte parole pronunciate da Maria (Gv 2,3), che vede e si accorge che sta per venire a mancare il vino: queste bene s’intonano quindi alla pena degli invidiosi, i quali invece hanno occhi cuciti perché in vita guardarono male (“in-videre“) gli altri.

Le nozze di Cana tornano nella quinta cornice dei golosi come esempio di Temperanza. Qui Maria è rappresentata preoccupata più che le nozze fossero onorevoli e non mancasse nulla, che di saziare il proprio appetito:

«Più pensava Maria onde
fosser le nozze orrevoli e intere,
ch’a la sua bocca, ch’or per voi risponde» (Purgatorio XXII 142-144)

Anche qui l’immagine della bocca di Maria che ora, in Paradiso, prega e intercede per le anime, si contrappone a quella dei golosi che in vita fu famelica.

Le nozze di Cana, unico brano citato due volte in Purgatorio insieme all’Annunciazione, sono quindi per Dante un episodio prettamente mariano: la Madre che non invidia ma vede con i suoi occhi il bisogno dell’uomo intercede pregando con la sua bocca presso il Figlio per amore dell’umanità.

Dante sembra voler invitare a questo pranzo di nozze proprio gli invidiosi e gli avari, perché osservino la Carità e la Temperanza di Maria e, con occhi nuovi e bocca nuova, sappiano vedere e gustare quell’acqua trasformata in vino da Gesù.

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