Fra le cornici del Purgatorio dantesco le anime purganti sono attorniate da esempi della virtù opposta al proprio vizio, che Dante prende da diverse tradizioni, bibliche o classiche. Il primo esempio però riguarda sempre Maria e le sue perfezioni: la Mansuetudine nel Tempio per gli iracondi, la Sollecitudine della Visitazione per gli accidiosi, la Povertà del parto nella stalla per gli avari; per ben due volte poi è citata l’Annunciazione, Umiltà per i superbi e Castità per i lussuriosi, come anche due volte sono presenti le nozze di Cana. Questa ripetizione già dice dell’importanza data da Dante a questo episodio, che egli pone nella seconda e nella quinta cornice: fra gli invidiosi come esempio di Carità e fra i golosi come esempio di Temperanza.
Nella cornice degli invidiosi il primo dei tre moniti di Carità è la frase di Maria che dice a Gesù “non hanno più vino” e lo spinge a fare il suo primo miracolo:
«La prima voce che passò volando
“Vinum non habent” altamente disse» (Purgatorio XIII 28-29)
Dante riporta le esatte parole pronunciate da Maria (Gv 2,3), che vede e si accorge che sta per venire a mancare il vino: queste bene s’intonano quindi alla pena degli invidiosi, i quali invece hanno occhi cuciti perché in vita guardarono male (“in-videre“) gli altri.
Le nozze di Cana tornano nella quinta cornice dei golosi come esempio di Temperanza. Qui Maria è rappresentata preoccupata più che le nozze fossero onorevoli e non mancasse nulla, che di saziare il proprio appetito:
«Più pensava Maria onde
fosser le nozze orrevoli e intere,
ch’a la sua bocca, ch’or per voi risponde» (Purgatorio XXII 142-144)
Anche qui l’immagine della bocca di Maria che ora, in Paradiso, prega e intercede per le anime, si contrappone a quella dei golosi che in vita fu famelica.
Le nozze di Cana, unico brano citato due volte in Purgatorio insieme all’Annunciazione, sono quindi per Dante un episodio prettamente mariano: la Madre che non invidia ma vede con i suoi occhi il bisogno dell’uomo intercede pregando con la sua bocca presso il Figlio per amore dell’umanità.
Dante sembra voler invitare a questo pranzo di nozze proprio gli invidiosi e gli avari, perché osservino la Carità e la Temperanza di Maria e, con occhi nuovi e bocca nuova, sappiano vedere e gustare quell’acqua trasformata in vino da Gesù.