Premetto che non sono un’esperta di arte. Certo mi affascina, e lascio che musica e pittura ristorino il mio spirito ogni volta che posso, ma su un testo artistico non saprei dire altra parola che quella derivante da un’intuizione personale, senza alcun peso se non quello soggettivo. Tuttavia vorrei lo stesso un pensiero su un’opera di Paul Klee a cui sono molto affezionata. Si intitola “Il funambolo”. Ho scoperto questo quadro molto tempo fa, mentre cercavo un’immagine adatta per un incontro con i genitori di catechismo.
Il punto di partenza della ricerca riguardava il senso del presente.
Un piccolo esercizio di autocoscienza (nel silenzio, prima, e poi nella condivisione di gruppo) aveva condotto a riconoscere un’apparente ovvietà, di cui però normalmente non ci accorgiamo: il presente è inafferrabile. Nel momento stesso in cui lo si afferma… è già passato. È fatto di piccoli istanti, frammenti accostati l’uno all’altro ma che non si possono trattenere, sfuggono come sabbia tra le dita.
Ciascuno quindi è come un funambolo, che cammina incessantemente in equilibrio precario su una corda tesa, fatta di innumerevoli istanti e capace di sostenerlo solo se è ancorata a due punti fermi:
1. al passato, alla memoria, a tutto quello che ci ha condotto fino a qui,
2. e al futuro, ai progetti, a tutto quello che ci spinge ad andare avanti.
Passato e futuro sono dunque i due saldi pilastri che sorreggono il presente e gli conferiscono unità e senso; memoria e progetto sono indispensabili per guidare l’azione.
Questa dinamica, profondamente umana, si afferma e si rinsalda nell’Eucaristia: nella celebrazione, OGGI, facciamo memoria un evento avvenuto nel passato (IERI), ri-presentato perché ci aiuti a vivere la nostra vita e vivifichi la nostra speranza (DOMANI).
Lo diciamo ogni domenica: (oggi) annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione (eventi fontali), nell’attesa (futuro) della tua venuta.
Ancorati al nostro fondamento che è Cristo, possiamo vivere e camminare nel nostro oggi rivolgendo al futuro uno sguardo pieno di speranza: fede e speranza per sostenere la carità.
Mi sembra che questo sia, nel contesto attuale, un elemento particolarmente prezioso: siamo nel tempo del frammento, del caos, della difficoltà a trovare un significato agli eventi della storia, comunitaria e spesso anche personale. La dinamica eucaristica ci abbraccia e ci nutre nello Spirito del Risorto, rendendoci parte di un tempo sensato, nel quale ciascuno di noi ha un posto, una vocazione, una preziosità.
È stato proprio cercando un’immagine capace di aiutarmi a trasmettere questi concetti che ho trovato ‘Il funambolo’. Il quadro per me è meraviglioso. C’è un uomo che cammina su una fune, tesa tra due punti fermi, in equilibrio sopra il magma del reale. Il suo cammino incrocia degli ostacoli, ma la linea fondamentale lungo la quale si dipana è offerta dalla luce della croce. È il braccio orizzontale, quello della storia terrena, di cui non si colgono i confini (la linea bianca va oltre i bordi del quadro) ma alla quale il piccolo segmento della storia personale appartiene. C’è poi un altro braccio di luce, il verticale, anch’esso in-finito: è Dio che si fa presente, tocca la vita dell’uomo (il suo braccio destro è illuminato) e penetra lo scenario del mondo offrendogli senso. Non a caso le uniche linee che ne seguono l’andamento sono i due sostegni della fune, della storia personale.
In un suo testo, tradotto in italiano nel 1959, Klee affermava: “Se insisto su questo, è per evitare il sorgere del malinteso per cui l’opera d’arte sarebbe mera forma. Ma ancor più devo insistere su questo: che la conoscenza scientifica della natura, di piante e animali, della terra e della sua storia, delle stelle, a nulla ci serve, se non siamo provveduti di tutto l’armamentario per la loro rappresentazione; che la più ingegnosa interpretazione dei loro rapporti nell’universo a nulla serve, quando ancora una volta non si sia provvisti di forme; che la mente più profonda, lo spirito più sottile a nulla serve, quando non s’abbiano a portata di mano leforme convenienti” (Analisi come concetto, in Teoria e forma della figurazione, vol.I).
Chiedo perdono agli esperti se azzardo, ma a me sembra di aver intuito che per Klee, in questo quadro e in questo tempo (1923), la forma conveniente, con la quale è possibile scoprire un senso nel caos magmatico della storia, sia la croce.
Questa fede è la mia. Andrò a vedere la mostra.