Gianni,il Papa e il relativismo

Il papa dice che la verità è una relazione, non un idea. Relazione tra due persone, l’uomo e Dio, di cui uno non muta mai, Dio, mentre l’uomo è continuamente in evoluzione.
12 Settembre 2013

Era da un po’ che non ci sentivamo. Io in ferie, lui pure. Ma di solito a settembre ci si ritrovava. Così non sono rimasto sorpreso quando Gianni (il mio amico ateo) mi ha chiamato. “Pronto, … oh  Gianni come stai?” “Lascia stare i convenevoli. Piuttosto spiegami perché questo papa bara così spudoratamente?” Sono rimasto di sasso. “Di cosa stai parlando, Gianni?” “Dai lo sai, l’articolo del papa su Repubblica, quello di risposta a Scalfari. Non si fa così. Non si calpestano secoli di dottrina solo per far piacere ad un anziano in crisi”. “Scusa Gianni, non capisco di cosa parli?”

“Ma come? Per secoli la Chiesa ha detto che la verità è assoluta e solo lei la possiede e adesso ‘sto papa se ne esce a dire che non è così?” “Oddio Gianni, capisco la tua sorpresa, ma in verità il papa non dice questo”. “Come no?” “Leggi bene il testo – dico io. Il papa dice che la verità è una relazione, non un idea. Relazione tra due persone, l’uomo e Dio, di cui uno non muta mai, Dio, mentre l’uomo è continuamente in evoluzione. Perciò la percezione che l’uomo ha della verità è sempre limitata e relativa, sempre da “riaggiustare” finché viviamo, perché non siamo noi a possedere la verità ma lei è più grande di noi e ci avvolge rendendoci impossibile vederne e abbracciarne tutti i confini. Ma guarda che questo la Chiesa è da un po’ che lo dice, mica se lo è inventato questo papa”. 

“A dir la verità, Gilberto, io non l’avevo mai sentito dire da un papa. E tutte le volte che un alto prelato o il papa parlavano di questo, sia il senso di fondo che le singole frasi, volevano sottolineare che la verità è assoluta e la Chiesa ce l’ha”. “Va bhè, Gianni. Posso essere d’accordo che il papa questa volta è stato esplicito e diretto, ma in realtà se prendi il Catechismo lo trovi anche lì che la verità è percepita soggettivamente pur restando in sé stessa oggettiva. Se no, scusa, come avrebbe potuto dire il Concilio che la dignità dell’uomo è obbedire alla sua coscienza e che secondo questa egli sarà giudicato, cosa che il papa stesso ribadisce nell’articolo”.

“Si ho capito, ma così si cambiano le carte in tavola. Anche io ho sempre pensato, da non credente, che sono in grado di cogliere e seguire la verità, a modo mio, e comunque di poter essere nel giusto. Ma così allora tutti hanno ragione”. “No Gianni, un momento. Il papa fonda la sua percezione della verità sull’incontro con Cristo, incontro che per lui non è una idea o un desiderio, ma qualcosa di assolutamente personale tanto da cambiargli il cuore e dare un senso diverso alla sua vita. Chi ha fatto questa esperienza lentamente può pulire la propria coscienza e renderla sempre più “sintonizzata” sulla verità e quindi camminare alla luce  e non più a tentoni. Ma proprio per questo gli verrà chiesto di più!”

“Ma dai, se la racconta anche lui. Cristo è morto duemila anni fa. Punto e basta! Come si fa a dire che lo ha incontrato dai…” “Eh vedi, la differenza tra me e te sta tutta qui. Io ammetto che oggi Cristo è vivo, è risorto, e posso ancora incontrarlo nello spirito, tu no. Poi magari tu sei più coerente di me nelle azioni, io ho una responsabilità maggiore. Ma ad entrambi non è tolta la fatica di cercare e il desiderio di progredire nella verità. Io però ammetto che lo posso fare guardando Cristo, ho una direzione che posso seguire, mentre tu fai riferimento solo a te stesso. Il cristiano non è uno che ha smesso di cercare, ma ha scelto dove continuare a cercare: dentro a Cristo”.

“Ma cosa vuol dire? Anche a me Cristo piace, quando leggo i vangeli ci trovo un sacco di cose condivisibili. E’ il resto quello che ci ha messo la Chiesa sopra che non mi va giù” “Ma scusa, nel vangelo non trovi anche che Gesù è risorto?” “Va bhè, ma bisogna farci la tara ai Vangeli, dai” “E chi decide cosa tagliare e cosa tenere?” “Il buon senso, Gilberto”. “Bene. E cosa vuol dire buon senso? E’ buon senso dare la vita per l’ingiustizia del mondo? E’ buon senso perdonare settanta volte? E’ buon senso decidere di vivere in povertà affidandosi alla provvidenza di Dio? Non è buon senso e anche tu lo sai, se sei sincero”. “Infatti queste cose mi piacciono di Gesù e le apprezzo”.

“Vedi allora che il buon senso non c’entra, anche perché è molto soggettivo. Non è che anche tu rischi di avere lo stesso stile di possesso della verità che hai sempre rimproverato alla Chiesa? Secondo te lei diceva di avere la  Verità tutta intera, tu ti limiti a dire di possederne solo un pezzo. Ma quel pezzo lo possiedi, non ti ci lasci afferrare. Come dice il papa, la verità non è tale senza umiltà, cioè la disponibilità a riconoscere che essa ci sovrasta e che ad essa possiamo abbandonarci. E bada che questo vale anche per me che sono cattolico. Lo so hai ragione la Chiesa è peccatrice. Ma non è che quello che dice, per questo, sia meno vero. Purtroppo è meno credibile!”. “Ecco appunto e quindi dovrebbero cambiare molte cose nella Chiesa”.

“Hai ragione, ma dimmi la verità, Gianni: ‘sto papa un po’ ti inquieta o no?” “Si molto, perché se il cristianesimo è come lo descrive lui, diventa interessante. Ma mi ci vedi tu a diventare cattolico? Manco morto!” “Nessuno ti chiede di farlo, se no poi con chi me la prendo io? Continua a seguire la tua coscienza e a leggere il vangelo facendo poca tara. Prima o poi ci troveremo”.

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