Geografie dei testimoni /2: la Spello nascosta di Carlo Carretto

Un antico monastero, nei pressi di Spello, per accostarci alla lezione coraggiosa di un uomo radicale
29 Giugno 2024

Il convento è appartato, fuori dall’abitato e fuori anche dalle grandi vie e dalle grandi mete di pellegrinaggio, che in Umbria sono moltissime. Dal piccolo monastero, dedicato a san Girolamo ed edificato in epoca rinascimentale, si gode di una bellissima vista sulla valle spoletana e, soprattutto, si ammira il borgo di Spello, ricco di storia, di bellezza, di colori ocra e di onde argentee di ulivi, di vociare di rondini, che sono i tratti cromatici e melodiosi unici di questa parte d’Italia.
Al convento di san Girolamo non ci si arriva per caso; i turisti non sostano perché vedono un bell’edificio. Ci si giunge, tra quella mura, perché si vuole arrivare e, soprattutto, perché si vuole sfiorare la figura sempre attuale di Carlo Carretto (1910-1988), uno dei cristiani più profetici e radicali (perché capace di scavare fino alle radici) del Novecento.
Si arriva lì perché si vuole dimostrare riconoscenza e, forse, si vuole trarre ispirazione da un uomo capace di scelte coraggiose, piccolo Fratello di Gesù dopo gli anni da guida nell’Azione Cattolica nel periodo, duro, della ricostruzione. Un uomo capace di abitare il deserto fisico, per fare deserto dentro di sé. Se abbiamo tempo, ci farà bene fermarci lì e meditare le sue Lettere dal deserto, per riconciliarci con la vita dello Spirito e apprezzare nuovamente il dono dell’essenzialità, anche quando è scarnificazione intima di fronte all’Assoluto: «La notte amica è un’immagine della fede […]. Mai ho trovato un paragone più adeguato al mio rapporto con l’Eterno: un punto perduto nello spazio infinito, avvolto dalla notte fonda sotto la luce discreta delle stelle. Questo punto sperduto nello spazio sono io; il buio necessario, amico insostituibile, la fede; le stelle, la testimonianza di Dio» (Lettere dal deserto).

C’è una forza di Carlo Carretto che dovremmo recuperare, sommessamente ma con convinzione: l’accoglienza, il superamento delle frontiere, il primato dello spirito. In anni in cui una parte del mondo cattolico si impegnava in militanze poi rivelatesi spesso fallimentari, a volte strumentali alla politica, divisive nel giudizio sulle vite altrui, Carlo Carretto seppe creare un focolare di accoglienza e di libertà, proprio a Spello, dove la preghiera e il pensiero, il confronto e la stima potevano felicemente convivere.
A Spello si arriva per questo, in fondo: capire che il Vangelo nutre la libertà e alimenta il pensiero, per stare a tavola con tutti — perché il Padre a tutti rivolge il suo sguardo di bene —, per avere la confidenza di sentire la Chiesa come madre e, per questo, saperla sopportare, saperla criticare, saperla animare affinchè possa percorrere strade più cristiane: «Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso, e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello» della Chiesa: scriveva così, con passione, ne Il Dio che viene: nella coscienza della propria pochezza, nella convinzione di quanto possa generare la povertà radicale che è la scuola di Charles de Foucauld. E infatti, poco fuori dal chiostro del convento, nel piccolo cimitero, si trova la tomba semplicissima di Carlo Carretto: una pietra, nuda, a livello della terra.
C’è una linea invisibile che lega la vicina Assisi con la casa che fu di Carlo Carretto: è il primato dell’amore gratuito di Dio sulle povere vite della povera umanità, chiamando, però, a libere responsabilità di azione e contemplazione: «La storia della nostra vita terreno-celeste sarà la storia della nostra preghiera. È, quindi, e innanzi tutto una storia personale. Come non c’è fiore uguale ad altro fiore, una stella uguale ad un’altra stella, così non c’è uomo uguale ad un altro uomo. Ed essendo la preghiera il rapporto di questo uomo con Dio, tale rapporto è diverso per ciascun uomo. Non c’è quindi una preghiera uguale ad un’altra preghiera. È una parola che varia sempre, fosse anche ripetuta all’infinito con le stesse sillabe e con lo stesso tono di voce» (Lettere dal deserto).

Se abbiamo la fortuna di giungere al monastero in estate, accaldati, assetati, in cerca di refrigerio, sperimenteremo nel fresco dell’ombra del chiostro di san Girolamo che esistono luoghi in cui è possibile, anche per brevi momenti, rigenerare il proprio spirito, siamo noi credenti, non credenti, uomini e donne in ricerca.
Rigenerare, nello sfolgorante incanto delle colline umbre, il proprio io – saldando un paesaggio intriso di grazia, presenze antiche e nuove, attraversamenti della storia, movimenti interiori. È già questa grazia!

(ph. dell’autore)

8 risposte a “Geografie dei testimoni /2: la Spello nascosta di Carlo Carretto”

  1. Fortuna Ciccarelli ha detto:

    Ho vissuto l’esperienza di Spello per 40 giorni nel periodo dicembre /gennaio 1983/84 all’eremo Giacobbe, dove viveva Carlo. Un’esperienza bellissima che ancora oggi non finisce di stupirmi… Mi ha regalato tanto: l’ incontro con le vite di altri giovani come me, la ricchezza della scoperta dell’amicizia, della presenza di Dio nell’incontro con gli altri e nella preghiera insieme. Il dono di Carlo Carretto… Ma queste poche righe non bastano per raccontare tutto quello che ho vissuto in quei giorni, per i quali sento dentro di me una profonda gratitudine.

  2. Mario Banfi ha detto:

    E’ proprio leggendo “Lettere del deserto” che alla fine degli anni 60 mi innamorai di questa spiritualità, poi scoprii Charles de Foucauld,…

  3. Patrizia Raspanti ha detto:

    Ho conosciuto personalmente Carlo e ho condiviso le stanze e la cucina dell’eremo-abitazione che lui chiamò Giacobbe ( rimasto zoppo come lui nell’incontro con Dio) . Sono rimasta affascinata dalla sua semplicità e passione amorosa e sincera verso la scelta ecclesiale . Ho imparato con lui e i suoi piccoli fratelli un nuovo modo di pregare ruminando la Parola, di ” contestare ” come si diceva allora , ma con impegno, fedeltà, amicizia, positività al posto dei lamenti e delle tristezze proprio come di chi segue un Risorto! Risorti anche noi.

  4. Mariacristina Gioia ha detto:

    Agosto 1976, presso la comunita di Limiti di Spello, con Carla, oggi piccola sorella del Vangelo. Fratel Giancarlo padre Sergio, Leonardo, suor Carla che ci ha ospitato, e poi le sere alla Messa con le omelie di Carlo Carretto.
    Tanto tempo è passato , ma la fiamma accesa allora, ancora arde .

  5. Giuliana Babini ha detto:

    È tutta la spiritualità che lo ha nutrito che va riscoperta…dietro e soprattutto dentro Carlo vi è San Charles De Foucauld e la sua presenza di fede nascosta ma viva…da poter essere sorgente di fede!

  6. Franco Pignotti ha detto:

    Tra il 1983 e il 1984 ho condiviso con fratel Carlo la fraternità come sabbatico insieme ad altri sabbatico. È età l’esperienza fondamentale della mia vita.

  7. Carlo Giulini ha detto:

    Questo è ciò di cui ha bisogno l’uomo: la sguardo verso l’eternità
    La prossima volta che andrò a Spello non mi farò mancare questa esperienza nuova
    Grazie

  8. Elvira Tutolo ha detto:

    Tanti….tanti anni fa….da Fabriano con un gruppo Di ragazzi Di prima superiore.,l’incontro con p Carlo.
    L’accoglienza…..la preghiera nella Capella….il resto Della Parola Di Dio Che non ho capito se non vagamente….oggi vedo qu’elle ossa Che si ricongiungono……piano piano si mettono in piedi….dopo 10 anni in ciad
    Sono in Rép.Centroafricana da 25/ con me…con noi ragazzi tolti dalla Strada….dal carcere….dalla droga…..feriti dalla violenza….reclutati da bande armate…..
    Forse…..quelle ossa…..qui nervi…..si stanno rimettendo in piedi….? Grazie fratel Carlo…!

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