Eucarestia, per un’accompagnata attesa

Forse arriviamo alla festa del Corpus Domini con una diversa consapevolezza, a causa della pandemia. E sappiamo che l'Eucarestia non rende vuota la nostra attesa del Risorto, così diversa da quella inutile del Giovanni Drogo di Dino Buzzati
13 Giugno 2020

Arriviamo forse quest’anno alla festa del Corpus Domini con una consapevolezza nuova, frutto della lunga quarantena: essendo stati privati per più di due mesi dell’Eucarestia, abbiamo potuto sentirne la nostalgia e il desiderio, abbiamo potuto meditare su quanto probabilmente essa fosse scontata nella nostra vita di fede. Abbiamo cioè avuto occasione di interrogarci sul valore che l’Eucarestia riveste nel nostro essere cristiani del XXI secolo, vicini alle condizioni di quanti non hanno quel dono né quotidiano né domenicale.

Riflessioni che assumevano concretezza, almeno per noi abituati a una consuetudine liturgica, dopo il lungo dibattere legato al Sinodo dell’Amazzonia: anche lì ci si domandava quale valore avesse l’Eucarestia per popolazioni così disperse e lontane dal sacerdote.

Negli stessi giorni della chiusura ci siamo fermati in dialogo, confronto e talvolta anche ‘scontro’ sulla scelta della Messa senza popolo, della Messa sospesa e così via. In fondo, un dibattere sull’Eucarestia che non è stato né vano né inutile.

L’Eucarestia è il Cristo che ci accompagna nel tempo, nella semplice concretezza di segni quotidiani. È il prolungamento dell’Incarnazione, mistero mai meditato a sufficienza. È il viandante di Emmaus che rimane, sotto altre spoglie, tra i discepoli, dilatando l’attesa del ritorno glorioso del Risorto.

Perché la nostra attesa del Regno non è vuota, non è solitaria; è un’attesa accompagnata, è un’attesa che già intuisce e – letteralmente – gusta il Risorto. Nel vangelo di oggi ci sono verbi di una concretezza estrema: «mangiare», «bere». Il tutto affinché «colui che mangia di me vivrà per me».

Il cristiano non vive un’attesa vuota, come il Giovanni Drogo di Dino Buzzati, protagonista del noto romanzo Il deserto dei Tartari. Il nostro non è uno scrutare orizzonti vuoti e immobili, non è un consumarsi fermo della vita mentre il tempo procede:

Si volta pagina, passano mesi ed anni. Quelli che furono i compagni di scuola di Drogo sono quasi stanchi di lavorare, essi hanno barbe quadrate e grigie, camminano con compostezza per le città salutati rispettosamente, i loro figli sono uomini fatti, qualcuno è già nonno. Gli antichi amici di Drogo, sulla soglia della casa che si sono costruiti, amano adesso soffermarsi a osservare, paghi della propria carriera, come corra il fiume della vita e nel turbine della moltitudine si divertono a distinguere i propri figli, incitandoli a fare presto, sopravanzare gli altri, arrivare per primi. Giovanni Drogo invece aspetta ancora, sebbene la speranza si affievolisca ogni minuto.

Proprio perché la nostra attesa del Risorto ha una meta e può ‘gustare’ la sua misteriosa presenza già oggi, possiamo dare valore alla vita e al tempo che passa, in un intreccio tra eterno e contingente che è apertura e speranza fondata.

Mancavano pochi anni alla sua messa in pensione, la carriera era esaurita, tutt’al più gli potevano dare un posto in qualche Comando, tanto perché terminasse il servizio. Gli restavano pochi anni, l’ultima riserva, e forse prima del termine poteva accadere l’avvenimento sperato. Aveva buttato via gli anni buoni, adesso voleva almeno attendere fino all’ultimo minuto.

Sappiamo che per il personaggio di Buzzati la Fortezza Bastiani sarà il luogo di una consunzione continua e, quando arriverà il nemico atteso, sarà ormai: Dorgo, costretto a lasciare il suo posto di combattimento, morirà in una locanda. Vita sprecata, vita anche dimenticata.

Ecco, un’attesa vuota è consunzione senza valorizzazione.

Un’attesa accompagnata, invece, dilata la vita e il tempo, abbracciando l’eterno.

2 risposte a “Eucarestia, per un’accompagnata attesa”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Io sono il pane vivo disceso dal cielo…se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. Ma si crede ancora oggi questo?Cristo in corpo e sangue non è anche la Sua Parola vissuta nella quale si crede Verità che conduce alla Vita eterna?. Chi crede e difende la vita di un nascituro? Chi lascia che i fanciulli vengano a me?. Chi crede nella famiglia come il Padre l’ha pensata? Oggi un virus tappa la bocca, i pochi presenti non cantano il mio nome, con mano guantata mi prendono come se fossi io a contaminare la vita di chi Mi cerca .Ho predicato amore fraterno e vedo lunghe file di chi ha fame e sete di giustizia, carità,amore. Vedo il pianto di chi si sente rifiutato, la mestizia di chi è stato allontanato dagli affetti, messo da parte, neppure degno di ricordo Non si prova interesse verso il mio Vangelo, ci si vergogna dimostrarsi di essermi amico. ., ecco la croce che ancora trascinò come allora. Questo sembra dire l’Ostia che nell’ostensorio guarda dall’altare

  2. Aldo Di Canio ha detto:

    Eppure la presenza eucaristica potrebbe essere dilatata all’infinito col pane spezzato in casa dalle mani di mamma e papà, dove c’è amore che si prende cura generativa dell’altro e degli altri, c’è dignità per la presenza reale del Risorto

Rispondi a Aldo Di Canio Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)