Che Dio benedica noi, i nostri compagni di viaggio e il nostro tempo che ricomincia

All'inizio di un nuovo anno e di un nuovo decennio, abbiamo bisogno della benedizione di Dio, come accadde a frate Leone, che in un momento di fatica chiese una benedizione a Francesco.
1 Gennaio 2020

Abbiamo bisogno di benedizione.
Abbiamo bisogno di benedizione oggi, dopo aver preso congedo da un anno e da un decennio non facili, mentre ora si schiudono questo nuovo anno e questo nuovo decennio.
Abbiamo bisogno di benedizione all’alba di un tempo nuovo, mentre riponiamo nella memoria mesi e mesi che tessono una trama non breve: un arco di tempo che ha visto sulla scena del mondo guerre, crisi economiche mai risolte e sempre pulsanti, poveri e migranti, terremoti e cambiamenti climatici; un arco di tempo che da cristiani ha visto due Papi in san Pietro e una Chiesa che, mentre soffre una sparuta minoranza agguerrita e divisiva, fatica ancora a capire cosa voglia dire abitare questo terzo millennio stando nel mondo, senza essere del mondo.

Ma oltre ai grandi fatti, ciascuno di noi porta con sé il fardello di eventi che costellano i nostri anni: piccoli forse, ma per chi li vive grandi e profondi. Così, in questo decennio, avremo forse dato l’ultimo saluto a qualche persone cara, avremo attraversato una malattia o una sofferenza; avremo conosciuto la separazione e la perdita, la chiusura di una stagione biografica; avremo magari subito la delusione e il tradimento.

Ma questo è il tempo in cui dobbiamo vivere, un tempo che, lo sappiamo, non è né peggiore né migliore di altri: è la storia dell’uomo che tramonta nelle ombre, ma brilla anche di luci, ora fioche, ora intense. Perché, se siamo onesti, dovremo anche dire che in un decennio avremo incontrato la gioia e la soddisfazione, avremo gustato l’amicizia e l’amore nelle sue varie forme, avremo accompagnato una vita nascente, avremo intravisto una nuova storia umana, avremo vissuto giorni di letizia e speranza.
Avremo certamente pianto, ma certamente avremo anche sorriso.
Saremo forse stati immersi nel buio, ma pure avremo sperimentato la consolazione dello Spirito.
Allora, nel passaggio di calendario, potremo forse avere l’atteggiamento che il Vangelo di oggi racconta abbia avuto Maria di fronte ai fatti riguardanti il Bambino Gesù: «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore».
Dovremo così, in questi giorni di apertura, ricentrare la nostra vita sul cuore, meditando e custodendo ciò che compie il nostro singolare vivere in questo mondo.
E, al tempo stesso, potremo chiedere a Dio che benedica noi e il tempo che comincia: che gli uomini possano essere più uomini, che i cristiani possano essere più cristiani, più docili allo Spirito, più coraggiosi (sapendo pure che a metà di questo decennio potremo ancora vivere il dono di un Giubileo).
Potremo dunque davvero metterci in ginocchio, in silenzio, e invocare la benedizione di Dio; non importa se saremo stanchi o lieti, confusi o sereni: tutti abbiamo bisogno dello sguardo di Dio.

Ce lo ricorda la vicenda di Frate Leone, che chiese a Francesco una speciale benedizione in un momento di profondo turbamento, secondo quanto riportano le Fonti Francescane:

Mentre il Santo era sul monte della Verna, chiuso nella sua cella, un confratello desiderava ardentemente di avere a sua consolazione uno scritto contenente parole del Signore con brevi note scritte di proprio pugno da san Francesco. Era infatti convinto che avrebbe potuto superare o almeno sopportare più facilmente la grave tentazione, non della carne ma dello spirito, da cui si sentiva oppresso.
Pur avendone un vivissimo desiderio, non osava confidarsi col Padre santissimo ma ciò che non gli disse la creatura, glielo rivelò lo Spirito.
Un giorno Francesco lo chiama: «Portami–gli dice– carta e calamaio, perché voglio scrivere le parole e le lodi del Signore, come le ho meditate nel mio cuore».
Subito gli portò quanto aveva chiesto, ed egli, di sua mano, scrisse le Lodi di Dio e le parole che aveva in animo. Alla fine aggiunse la benedizione del frate e gli disse: «Prenditi questa piccola carta e custodiscila con cura sino al giorno della tua morte».
Immediatamente fu libero da ogni tentazione, e lo scritto, conservato, ha operato in seguito cose meravigliose.

L’episodio, narrato sia da Tommaso da Celano nella Vita seconda che da Bonaventura nella Leggenda maggiore, si lega a un prezioso scritto autografo di Francesco, conservato nella Basilica di Assisi, che contiene appunto la Benedizione a frate Leone:

Il Signore ti benedica e ti custodisca,
mostri a te il suo volto
e abbia misericordia di te.
Rivolga verso di te il suo sguardo
e ti dia pace.
Il Signore benedica te,
frate Leone.

Il bellissimo testo (pronunciato anche l’anno scorso dal Papa proprio il 1 gennaio e messo finemente in musica dal piccolo coro Mariele Ventre) riprende il biblico Libro dei Numeri, riportando la benedizione che Mosè e Aronne invocavano sui figli di Israele. Ma pochi forse sanno che Francesco inserisce questi pochi versetti all’interno di una splendida preghiera di lode e ringraziamento, le Lodi di Dio altissimo:

Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose.
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo,
Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra.
Tu sei trino ed uno, Signore Dio degli dei,
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero.
Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza,
Tu sei umiltà, Tu sei pazienza,
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine,
Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.
Tu sei gaudio e letizia, Tu sei la nostra speranza, Tu sei giustizia.
Tu sei temperanza, Tu sei tutta la nostra ricchezza a sufficienza.
Tu sei bellezza, Tu sei mansuetudine.
Tu sei protettore, Tu sei custode e nostro difensore,
Tu sei fortezza, Tu sei refrigerio.
Tu sei la nostra speranza, Tu sei la nostra fede, Tu sei la nostra carità.
Tu sei tutta la nostra dolcezza,
Tu sei la nostra vita eterna,
grande e ammirabile Signore,
Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.

Proviamo a fare nostro l’atteggiamento di Francesco, accostandolo a quello di Maria: è in un contesto di lode e gratitudine al Padre che la richiesta di benedizione acquista il suo senso più vero; è la lode di Dio che non si dimentica di noi, che accompagna nel mistero i nostri giorni, che dona gratuitamente il suo amore che fa nascere la domanda di benedizione, con quelle semplici e stupende richieste che il Poverello innalza per l’amico frate Leone: che Dio benedica e custodisca Leone, che mostri il suo volto, che abbia misericordia, che volga lo sguardo e che doni la pace. C’è tutto qui, non serve altro… poche parole, ma poste nella giusta dimensione relazionale, poiché, ricordiamolo, sono richieste fatte per l’amico in difficoltà. Poche parole che abbracciano Dio e il fratello, sollevando così dalla fatica.

Sì, abbiamo bisogno di benedizione: che questo nuovo anno e questo nuovo decennio ci facciano sentire custoditi e guardati dal Padre e che lo Spirito ci doni misericordia e pace, non dimenticando mai quel senso di gratitudine verso il Cristo.
E oggi, fraternamente, potremo invocare questa benedizione su quanti condividono con noi il cammino della vita e dire, conchiudendo, «il Signore benedica te, fratello mio, sorella mia, compagno di viaggio, e che Egli mostri a te il suo volto».

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