Aspettando… Vasco

Dio ci aspetta lì, dove nulla dei nostri desideri viene amputato, ma dove nulla è davvero nelle nostre mani, ma nelle mani dell’amore che ci vive dentro
6 Giugno 2022

Ci ho messo un po’ a comprendere come mai sul biglietto l’orario di inizio del concerto era alle 16, ma Vasco ha iniziato alle 21. Marketing! Cinque ore di attesa permettono di vendere di tutto, gadget, acqua, “erba” e cibo in abbondanza. Così si sono bevuti oceani di birra, si sono fumati portaconteiner di “erba”, indossati anni luce di bandane, divorati silos di panini. Ma cinque ore, anche di full immersion nella viva carne di 63 mila persone che, quasi senza filtri, hanno esposto tutta la propria umanità.

Proprio due metri avanti a me, accampati su un telo azzurro cielo, ci sono un padre e una figlia. Lei non finisce di farsi dei selfie con palco sullo sfondo, mentre racconta al padre il suo ultimo esame di due giorni prima. Lui l’ascolta e non smette di “tenerla” con lo sguardo mentre le sorride con dolcezza. E poi lei: “papa dai, alzati e facciamo un selfie”. “Certo cocca! – risponde”. E mentre si abbracciano dolcemente, lei smorfia contenta. Poi lo abbraccia e d’istinto: “Grazie papà, grazie!” Lui le prende la testa fra le mani e le bacia la fronte dicendole: “Io ci sono, ci sono sempre per te!” che rivela tutta la presenza che li unisce e come, forse, qualcun altro, invece non ci sia…

Poco a sinistra, in piedi davanti a tutti, due 60enni si coccolano con piccoli scherzi reciproci da adolescenti, che trasudano la freschezza del loro rapporto. Lui le scosta un po’ i capelli, pettinandoli con le dita, lei gli cinge i fianchi con le mani consumate, a disegnare cerchi sopra ad un tatuaggio di serpente. Si sorridono e i loro occhi si tuffano dentro la speranza che questa relazione non si rovini. Forse si sono incontrati tardi nella loro vita, forse ognuno porta nel cuore ferite mai ricucite del tutto, ma oggi no, oggi sembra che sia il giorno perfetto per tornare a sentire che la vita va…

Poi, all’improvviso, mi passano quasi sui piedi madre e figlia. Grassocce e sudate, vestite a festa e dichiaratamente fuori luogo, la madre precede la figlia tenendole in mano un dito per farsi seguire. Camminano con timidezza, quasi a chiedere scusa di essere lì, alla ricerca di un mezzo metro quadro di erba libera, in cui potersi “nascondere”. Forse la madre sta facendo un sacrificio, pur di consentire alla figlia di essere lì; forse entrambe, nascostamente, si riconoscono nella rabbia di Vasco; forse, più facilmente, sono lì perché, almeno per un giorno, ci sia emozione ed energia anche per loro…

E mentre riguardo la coppia 60enne, verso di me arrivano quattro donne sulla 50ina: top in nero a coprire quasi solo il seno, per due sicuramente rifatto. Una in panta super attillati e tre in gonna “ombelicale”, a mostrare gambe appassite e smagrite dagli anni. Piccoli tatuaggi sulle braccia, sulla pancia, sui fianchi e bandana d’ordinanza. E la più buia in volto: “Ma che cacchio di caldo fa? Ma si potrà?” e la sua amica: “Ma chi se ne frega, il primo giorno di ferie dopo due anni… dai, un tuffo nel passato”. Improbabili hippies di ritorno, alla ricerca di un refolo di vita, dentro al tritatutto del post umano…

Ho fame. Cercando di non calpestare brandelli di corpi, vado verso la cassa. Passo accanto ad una coppia di ragazze, abbracciate intensamente: “Non voglio andarci, non voglio andarci!”, dice tra le lacrime la bionda. E l’altra, quasi rasata: “Dai, nessuno ti obbliga, ma se ci vai ti accompagno io, non ti preoccupare”. Non so quale battaglia combattono, ma combattono insieme e sono lì per condividere anche la gioia, oltre che il dolore, anche la loro identità, oltre che il nascosto senso di essere diverse…

Mi metto in fila alla cassa e alla mia destra due ragazze si scrivono sul corpo con un pennarello, tra il collo e il seno, una “Colpa…” e l’altra “… d’Alfredo”. Poi si mettono di fianco a comporre la frase e si fanno un seflie. Ridono, saltano, ballano. Forse, sono solo vive! Intanto dietro di me si mette in fila una donna. La osservo senza farmi vedere, con rispetto. Decisamente provocante, il suo corpo parla: per favore, toccatemi, ho un disperato bisogno di sapere se esisto ancora, se sono ancora capace di essere il tutto per qualcuno, anche solo per un istante…

Addentando la mia piadina, cerco di ritornare nel mio mezzo metro quadrato, incrociando una pancia enorme che mi viene incontro con una frase, stampata sulla maglietta nera, che i miei stessi studenti mi avevano regalato anni fa: “Dio esiste, ma non sei tu, rilassati!” E un lampo mi fulmina la mente: quella frase ricuce e illumina quei volti, quelle storie e quelle carni. Tutti, io per primo, tendiamo a pensare di essere onnipotenti, ma nel fondo sappiamo che non lo siamo. E quando il nostro corpo si incarica di ricordarcelo, ci viene fatto il regalo di poterci lasciare andare alla vita, comunque essa sia…

Ecco, Dio ci aspetta lì, dove nulla dei nostri desideri viene amputato, ma dove nulla è davvero nelle nostre mani, ma nelle mani dell’amore che ci vive dentro. E mi invade una frase: “Ecco il mistero. Sotto un cielo di ferro e di gesso, l’uomo riesce ad amare lo stesso. E Ama davvero senza nessuna certezza, che commozione che tenerezza” (L. Dalla).

Mi ha fatto bene aspettare cinque ore! Ma forse farebbe bene anche a molti che, in nome della loro fede, giudicano a priori, troppo e spesso questa umanità ferita e smarrita, e rischiano di perdersi le tracce dell’amore e della vita che, inarrestabile, non si lascia “rinchiudere”.

4 risposte a “Aspettando… Vasco”

  1. Samantha Galluzzi ha detto:

    Grazie di questo sguardo, profondo ma rispettoso e talmente evocativo che potrei quasi dire di avere vissuto l’attesa del concerto di Vasco Rossi, che difficilmente potrei scegliere di sperimentare nella realtà. Lo sguardo mi riporta al cuore della nostra esperienza terrena: tante forme di umanità, apparentemente così diverse, ma unite da uno stesso contenuto, l’amore che ci vive dentro, che aspetta di essere risvegliato. Forse quella sera Vasco ha fatto il miracolo…

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Dobbiamo pensare che sia gioia quella dimostrata da braccia alzate ondivaghe di una sterminata presenza al concerto di Vasco Rossi’ tutti fans del cantante di successo. E viene a mente le parole di Cristo “Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete;se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste.E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene dal l’unico Dio?(Gv6.6). A me sembra che questa è anche la realtà emergente oggi, non solo circa entusiasmi di piazza, per divertimenti, ma anche circa decisioni comunitarie, dove il cristiano decide non diversamente dal laico;semplicemente la legge di Dio, o il pensare secondo i suoi insegnamenti, restano silenti, estranei, relegati nel privato. (Quale?)Questa e libera scelta di un pensare confortato da leggi democraticamente espresse. .Gesu Cristo è venuto ma…….come allora viola la sua legge viola quella che l’uomo si dà

  3. BUTTIGLIONE PIETRO ha detto:

    “Dio esiste, ma non sei tu, rilassati!”
    E un lampo mi fulmina la mente: quella frase ricuce e illumina quei volti, quelle storie e quelle carni. Tutti, io per primo, tendiamo a pensare di essere onnipotenti, ma nel fondo sappiamo che non lo siamo. E quando il nostro corpo si incarica di ricordarcelo, ci viene fatto il regalo di poterci lasciare andare alla vita, comunque essa sia…
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    Una confusione incredibile.
    Colpa nostra.
    Aver mischiato Dio, Gesù e Uomo.
    Soprattutto Gesù=Dio full stop.
    Una cantonata incredibile!!!
    Si è fatto UOMO!!
    Chissà xchè!?
    Se dovessi rispondere con le parole della mia Chiesa:
    Per salvarci tutti del peccato originale…
    Come?
    Facendosi crocifiggere.
    Altra cantonata semplicemente assurda!!
    Prof. Gil invoca nuova antropologia..
    Qui serve di +, mmmolto di +!!!

  4. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Ma non si può considerare popolo dimenticato, emarginato, trascurato da una Chiesa. il Pietro di oggi sta e vive in mezzo a loro, lo conoscono come il Vasco Rossi, il Maradona, e altri idoli. Anche da poveri si sceglie. Se spendono tempo e denaro appagati di ciò che viene loro offerto, Questo è il pane, soddisfano desideri senza altro più. E sono tanti gli idoli che attirano fa s appassionati. Sono poveri si ma che hanno fatto una scelta, nella loro libertà. Tutti sanno chi è Cristo, cosa offre, ne hanno sentito parlare da parenti, ma la oggi.offre anche altro..che attira di più. C’è chi in un giorno afoso, va in chiesa, saranno una ventina in tutto, le persone sperse une dalle altre, ognuna pare assorta in se stessa ,non rispondono al celebrante, ma per questo forse, parla di più nella fede di quel Gesu che è venuto per tutti a promettere pace, gioia, agli affranti, ha promesso gioia, che asciugherà ogni lacrima, gli basta la fede in Lui. E’ in Lui la speranza

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