«Pasqua significa, lo sanno bene i cristiani, «passaggio», passaggio e anche riscatto (d)alla schiavitù e (d)all’Egitto e noi speriamo che la Pasqua possa portarci anche questo riscatto, questa libertà: che cercheremo di vivere, per chi ovviamente ha una fede religiosa, nella consapevolezza che è un passaggio dal peccato alla redenzione tramite il sacrificio di Cristo; per chi ha una visione più laica, però, speriamo che sia il passaggio verso una prospettiva ovviamente migliore, in cui inizieremo a vedere una prospettiva di completo riscatto».Così si esprimeva qualche giorno fa il presidente del consiglio Conte in modo teologicamente corretto (G.P. Bortone), ma visibilmente commosso e perciò ‘inciampando’ un paio di volte nell’esposizione – in ciò frettolosamente rimproverato da commentatori noti e meno noti. «Non ragioniam di lor, ma guarda e passa» suggeriva Virgilio a Dante (Inf. III,51). Sottoscriviamo il verso dantesco anche noi che pure abbiamo apprezzato il coraggio di quelle parole, già rappresentative del “diritto alla speranza” di cui ha parlato Papa Francesco nella veglia pasquale.
Una speranza che nello smarrimento di questi giorni consola e rincuora, ma non ingenuamente, bensì come certezza della fede che presto o tardi potremo ricominciare, gli uni e gli altri, a muoverci e ad amarci. Amori con le ali, direbbe Niccolò Fabi. Da vivere qui in terra o nel blu dell’aldilà, proseguirebbe il cantautore romano: compagno di viaggio anche in questa domenica e lunedì di Pasqua con la sua colonna sonora che illumina e lenisce la nostra quarantena.
Amore con le Ali
Nel blu