Amare è

Quanti sono i riflessi dell’amore? Quali altezze, quali profondità ha l’amore?

Domande antichissime come l’uomo, eppure sempre di bruciante attualità. Perché di amore si parla, si ragiona, si argomenta, ma soprattutto di amore si vive, o si desidera vivere…

Marc Vaillot, presbitero spagnolo da molti anni in Francia, attinge al pozzo della sua esperienza e delle sue letture per arrivare a pennellare 52 colori dell’amore nel libretto Amare è… Piccolo libro del vero amore (Qiqajon 2018), un gioiellino ricco di spunti di riflessione. A volte partendo da una storia, da un aneddoto, altre da una citazione incastonata nella pagina, l’autore riesce a condurre il lettore attraverso la grande pianura dell’amore, senza indulgere alla retorica, ma offrendone sempre una lettura quotidiana, semplice, concreta.

L’idea dell’amore che Vaillot propone è esigente, perché «amare è uscire da se stessi e abbandonare il proprio egoismo, la propria pigrizia, il proprio schema mentale, accettando di essere disturbati». Così, accettando la sfida, aprendosi all’altro («amare è fidarsi; è credere che l’altro è affidabile»), il percorso dell’amore diventa la sfida della vita, ogni giorno da rinnovare con pazienza («amare è essere paziente»), con speranza e con costanza, poiché «amare è precisamente perseverare con sforzo, senza remore, nella pratica del bene, nella lotta per sradicare ciò che si oppone».

Lontano da facili sentimentalismi, alieno dal dare valore solo alla spontaneità, Vaillot sottolinea la dimensione concreta dell’amore, il suo aprirsi all’altro («amare è rendersi disponibile»), senza negare la sua componente di fatica, che diviene sacrificio e richiede il perdono: «il dovere di perdonare e il diritto di essere perdonati sono sfaccettature di ogni vero amore. La pace nell’anima, in casa, tra comunità, al lavoro, non si ottiene che tramite il perdono, ben prima e ben al di là di ogni trattativa. L’amore ha il potere di riscattare. Non condanna, ma salva. Attraverso il perdono, io riscatto l’altro dal suo errore».

In amore, la misericordia è compagna della sofferenza, come ognuno può sperimentare: «non ci sono scappatoie: la persona decisa ad amare moltiplica di fatto le possibilità di sofferenza nella sua vita, perché amare è assumere il rischio di soffrire. Non è dunque una questione da prendere alla leggera». Sofferenza da cui però non fuggire, poiché senza amore non si vive.

Ma accanto al lato impegnativo dell’amore, si trovano anche le sfumature della gioia, della fantasia, della gratitudine, della sorpresa, della condivisione fino all’unione: «tutte le vie dell’amore conducono a un’unione profonda con la realtà amata».

In questo modo ogni uomo può davvero diventare se stesso: «finché non giungiamo a ciò che dobbiamo essere, la nostra esistenza è incompleta. Siamo chiamati a divenire completamente noi stessi. E questo, solo l’amore lo compie».

Allora l’amore, che non dimentica Dio, perché «amare è pregare», non dimentica nemmeno la persona che ama, il soggetto amante, infatti amare non implica l’oblio di se stessi: «io accolgo l’altro e mi dono a lui. E perché questo dono sia vero, bisogna che io creda nel mio valore e che mi accetti come sono».

Amare, potremmo dire, ‘infinito del verbo vivere’: perché veramente ci vuole un’intera vita per ‘cercare di amare’, nella consapevolezza che sempre siamo chiamati ad ‘imparare ad amare’: amare «lì dove siamo», nel tempo che abbiamo, nei luoghi che abitiamo.

Un discorso diviso in 52 tappe quello che Marc Vaillot traccia: un cammino che aspira al ‘per sempre’, un cammino possibile, perché se «Dio è amore» e l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, allora anche l’uomo è amore: «noi siamo veramente amore e ci nutriamo di amore».

Un dono, una ricchezza, un compito: «questo imperativo universale diventi lo scopo e l’impegno di ciascuno».

E forse porgendo a qualcuno questo libretto, aiuteremo noi e gli altri a non perdere la speranza: l’amore è alla nostra portata.