A Natale si può? Ho sognato che noi uomini…

Mentre guardavo la messa del Papa durante la notte di Natale ho veramente ascoltato quelle parole inusitate sulla violenza degli uomini contro le donne?
26 Dicembre 2022

Quest’anno, per una serie di motivi più o meno convincenti, ho provato dopo molto tempo a digiunare (o quasi) durante la vigilia di Natale. Nulla di eccezionale: colazione e pranzo, prima del cenone del 24. Il problema è che mi ero dimenticato della reazione fisica che sperimento quando digiuno: sonnolenza e senso di svenimento.

In queste condizioni ho guardato in tv la messa della notte di Natale celebrata da Papa Francesco, un po’ per meglio resistere ai morsi della fame crescente, un po’ perché mi stavo chiedendo se nell’omelia il vescovo di Roma avrebbe evocato almeno indirettamente il caso serio di abusi che sta (ancora una volta) sconvolgendo la Chiesa cattolica.

Le premesse erano promettenti e, a quanto ho avuto modo di leggere, poco notate. Già nel discorso alla Curia di qualche giorno prima, infatti, il Papa aveva cercato di comprendere alla luce del vangelo – senza (mi sembra) giustificare niente e nessuno – come mai anche (o forse proprio) i cammini di conversione e perfezionamento spirituale siano esposti maggiormente alle «logiche del male» e alla possibilità di compiere (e, aggiungerei, subire) il male stesso:

«la conversione non solo ci fa accorgere del male per farci scegliere il bene, ma nello stesso tempo spinge il male ad evolversi, a diventare sempre più insidioso, a mascherarsi in maniera nuova affinché facciamo fatica a riconoscerlo…  Se prima appariva rozzo e violento, ora invece si comporta in maniera più elegante ed educata. Allora abbiamo ancora una volta bisogno di riconoscerlo e smascherarlo. Permettetemi l’espressione: sono i “demoni educati”: entrano con educazione, senza che io me ne accorga… Non esiste solo la violenza delle armi, esiste la violenza verbale, psicologica, dell’abuso di potere… “Quando lo spirito impuro esce dall’uomo – dice Gesù –, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: – Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito -. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima” (Lc 11,24-26)… Formalmente la nostra vita attuale è in casa, tra le mura dell’istituzione, a servizio della Santa Sede, nel cuore stesso del corpo ecclesiale; e proprio per questo (…) siamo più in pericolo di tutti gli altri, perché siamo insidiati dal “demonio educato”, che non viene facendo rumore ma portando fiori».

Parole dure per gli uomini (molti) e per le (poche) donne della Curia Romana. D’altra parte, ha ricordato il Papa quasi scusandosi, bisogna cominciare ad ‘essere forti con i forti’ e ‘teneri con i deboli’, smettendo di ‘essere duri con i deboli’ e ‘deboli con i forti’:

«a volte dico cose che possono suonare dure e forti, non è perché non creda nel valore della dolcezza e della tenerezza, ma perché è bene riservare le carezze agli affaticati e agli oppressi, e trovare il coraggio di “affliggere i consolati”, come amava dire il servo di Dio don Tonino Bello, perché a volte la loro consolazione è solo l’inganno del demonio e non un dono dello Spirito».

In fondo, l’odierna festività di Santo Stefano non ci ricorda anche che quel messianismo giudaico, divenuto poi cristianesimo, non fa in tempo a diffondersi con il suo messaggio e la sua pratica di amore e condivisione che subito si tinge di male? Pensiamo alla morte per lapidazione di Stefano, con il coinvolgimento di Saulo (futuro Paolo), o alla morte di Anania e Saffìra, con l’ambiguo ruolo di Pietro…

Sulla base di questi presupposti – e in uno stato psicofisico ormai quasi onirico dovuto al digiuno – ho ascoltato l’omelia del vescovo di Roma, incentrata sul rapporto tra la riscoperta del «senso» del Natale e la riscoperta del «segno» della mangiatoia. Qui, in una sorta di climax ascendente, ho sentito parlare di «voracità nel consumare», di «un’umanità insaziabile di soldi, insaziabile di potere e insaziabile di piacere», di «dignità e libertà calpestate», di «uomini nel mondo affamati [che] consumano pure i loro vicini», delle «principali vittime della voracità umana [che] sono i fragili, i deboli», soprattutto i «bambini divorati da guerre, povertà e ingiustizia».

Ecco, a questo punto, ho avuto la sensazione netta – direi la certezza – di aver udito Papa Francesco far seguire alla frase «penso soprattutto ai bambini divorati da guerre, povertà e ingiustizia» le parole seguenti: «penso soprattutto alle donne, oggi – come sempre – divorate dalle violenze e dai soprusi di noi uomini». E, subito dopo, mi è sembrato proprio sentire il dire: «Gesù viene proprio lì, bambino nella mangiatoia dello scarto e del rifiuto innanzitutto di Maria, una donna incinta. In Lui, bambino di Betlemme, c’è ogni bambino. In lei, esposta alla morte, c’è ogni donna. E c’è l’invito a guardare la vita, la politica e la storia con gli occhi dei bambini e delle donne… Dio non è un padre che divora i suoi figli o le sue figlie. Per questo ogni padre, biologico o spirituale, dovrebbe imitare Giuseppe, il quale non ha approfittato «della propria posizione e del proprio ruolo per mortificare l’altro» (Discorso alla Curia Romana, 21 dicembre 2022): invece di “denunciare Maria e farle pagare il prezzo di una presunta infedeltà”, ha scelto di “annullare il loro fidanzamento in segreto, senza esporre Maria allo scandalo e a conseguenze pesanti, prendendo però su di sé il peso della vergogna” (Angelus, 18 dicembre 2022). Per poi stare al suo fianco tutta la vita, sia quando il parto gli ricordò di nuovo – in modo fisicamente evidente – che lui non fosse il padre di Gesù, sia quando divenne evidente che l’unione con Maria sarebbe stata, secondo la dottrina che professiamo, con una donna sempre Vergine».

Lo sguardo perplesso di mia moglie, quando le ho chiesto entusiasta se avesse ascoltato le parole del Papa, mi ha riportato alla realtà: avevo solo sognato i miei desideri.

Eppure, se fosse andata così, il messaggio avrebbe perso di «concretezza»? Evocare le violenze sulle donne sarebbe stata una modalità più «cruda» del riferimento papale alle violenze sui bambini? E non è innanzitutto ad un padre che si «chiede verità, di andare alla nuda realtà delle cose, di deporre ai piedi della mangiatoia scuse, giustificazioni e ipocrisie» ormai millenarie?

Lo so, sono domande probabilmente senza risposta. Però, so anche che spesso i sogni dicono la verità; a volte, diventano realtà. E un cristiano, proprio a partire dai racconti su Giuseppe, dovrebbe saperlo…

 

4 risposte a “A Natale si può? Ho sognato che noi uomini…”

  1. maria grazia giordano ha detto:

    Anche se il Papa avesse pronunciato quelle frasi, sarebbe stato sostanzialmente inutile, visto che manca una cinghia di trasmissione che porti le parole del Papa alla vita concreta delle singole parrocchie: mancano percorsi pastorali a sostegno delle persone e delle famiglie (salvo lodevoli eccezioni), manca una pastorale giovanile significativa, che accolga le istanze degli adolescenti di oggi, manca una riflessione sul ruolo della donna con una concreta applicazione nella vita ecclesiale. Insomma, a me sembra che il magistero del Papa venga accolto solo formalmente, ma che poi ci sia scarsa intenzione (o scarsa capacità) di tradurlo in vita reale

  2. Anna Reali ha detto:

    “Permettetemi l’espressione: sono i “demoni educati”: entrano con educazione, senza che io me ne accorga… Non esiste solo la violenza delle armi, esiste la violenza verbale, psicologica, dell’abuso di potere…”
    Sì è una giusta lettura della realtà.
    Purtroppo proprio là dove mai e poi mai ti aspetteresti c’è ” il demone educato” e acculturato che sa così bene agire contro le donne fragili e fiduciose da non essere quasi mai smascherato…..allora si perpetua questo strapotere rivestito di cultura e fama .
    Per fortuna ogni tanto qualcuno ha il coraggio di alzare la testa e denunciare. Non so però quanto la chiesa sia davvero disposta ad essere
    essere” forte con i forti’ e ‘teneri con i deboli’. Lo vedremo nei fatti.

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Però, il matrimonio,sacramento, è stato ed è diventato forse in tutti i tempi, anche via via un legame di potere,per supponenza,voluta ignoranza, della legge divina, del più forte verso il debole,un istinto che viene dalla materia terra, un legame anche di interessi cementati in tradizione, dove si suppone che le persone abbiano un ruolo e non siano uguali nella reciprocità, ma uno ritenuto debole e l’altro il forte,:una cecità visto che per esempi emersi abbiamo donne scienziate,sante.capaci di portare pesi e di assumersi responsabilità anche sacrificanti più degli uomini e per questo diventate da essere non valutate, nel lavoro umile,quasi preteso, rese serve per la falsa opinione o anche cecità.o anche convenienza a non riconoscerne i meriti per sempre prevalere su di esse da parte del l’uomo in ogni ambito e ruolo svolto tanto nella famiglia quanto nella società.Non Eva ma Maria assurge a grandezza, è un Giuseppelo ha capito.

  4. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    ILa famiglia di Nazareth è un ideale di unione uomo-donna, nasce da Dio realizza che cosa è “amore” secondo Dio Padre,il datore della vita che si realizza,la vita,attendo proprio da quel nucleo famigliare capace di Amore Donato tutto verso l’altro:Maria dona la vita sua al Padre e al figlio,Giuseppe dona tutto se stesso in questo dare amore protettivo alla donna Maria e al figlio non suo,il Padre realizza da questo nucleo la vita ridonata a tutti gli uomini;il Figlio ama così tanto il Padre da dare la vita per quelli che gli sono stati affidati.A Un amore in circolo invade la terra. L’uomo fatto di terra però se resta fuori da questo circolo rimane fragile,senza linfa vitale e soccombe a se stesso se non cerca con l’intelligenza di a uscire da se stesso per aspirare a quella vita fatta di amore donato,di sacrificio di se.

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