In piazza san Pietro è stato allestito il consueto albero di Natale, quest’anno proveniente da Andalo (Tn). La notizia, in tempi di COP26 e di crescente emergenza climatica, ha suscitato ampie polemiche, soprattutto sui social, dove si assiste alla ormai ricorrente polarizzazione delle opinioni. Pietro Lacasella, giovane antropologo, esperto di Alpi, ha pubblicato sulla pagina facebook Altorilievo/voci di montagna alcune sue riflessioni, che ora condivide con noi, cercando di problematizzare e andare oltre le contrapposizioni che non aiutano la difficile comprensione della realtà, nel rispetto delle diverse sensibilità e convinzioni.
L’abete rosso è uno degli alberi più longevi, perché può superare i 500 anni di vita.
Un esemplare di 113 anni è quindi ancora in fase adolescenziale. Tuttavia, come ben sappiamo, l’età anagrafica non è sempre indice di maturità: sono gli eventi ad accelerare il processo di crescita; è il vissuto ad arricchire il valore di una persona o, in questo caso, di un albero.
Il nostro Abete Rosso è nato a breve distanza da Andalo attorno al 1908.
Aveva appena 7 anni quando è scoppiata la prima guerra mondiale; 10 quando le schegge delle granate hanno finito di spezzare tronchi, case e vite.
Ne è uscito indenne, ma poi, dopo appena 21 anni, di guerra ne è arrivata un’altra. Una seconda follia umana. Una seconda strage. Milioni di uomini, animali e piante sacrificati per appagare le ambizioni di pochi.
Anche in questo caso il nostro Abete Rosso si è salvato dalle esplosioni, dai progetti del genio militare, dal freddo degli uomini, alleviato soltanto grazie alla legna da ardere.
Poi sono arrivati gli anni del benessere economico, della fiducia nel progresso, del turismo. Seconde case, asfalto e piste da sci hanno iniziato a modificare il paesaggio, così come nuovi boschi hanno assorbito quelli che un tempo erano campi o pascoli, cancellando importanti testimonianze del passato rurale alpino.
Il nostro Abete Rosso era sempre lì a vegliare, osservando le bizzarrie di un secolo in rapida trasformazione. “Oltre al paesaggio – rifletteva – è cambiato anche il clima”. Nevica meno e a quote sempre più alte. “Neanche male”, pensava, contento di non dover sopportare il peso della neve sui rami.
Vegliava anche il 30 ottobre 2018 quando le raffiche di un vento anomalo hanno abbattuto milioni di pecci. In quell’occasione, sfiorato da un evento climatico estremo, si è ricreduto sul surriscaldamento globale.
Oggi il nostro Abete Rosso si trova in Piazza San Pietro, a Roma, per celebrare il Natale in Vaticano. Dopo essere stato tagliato, è giunto nella capitale lo scorso 23 novembre. Le fonti ufficiali ci informano che “proviene dalla gestione forestale sostenibile certificata”.
Com’era prevedibile si sono sollevati pareri contrastanti, perché se da un lato quell’albero aveva una storia da raccontare (e che storia!), dall’altro non è sbagliato quanto sosteneva Mario Rigoni Stern:
«Non saranno certo gli alberi di Natale a sconvolgere l’ambiente (…) Gli alberi che vediamo vendere agli angoli delle piazze cittadine hanno verso la punta un sigillo del Corpo forestale che ne garantisce la provenienza. Per lo più provengono da coltivazioni apposite, poste su terreni abbandonati che qualche montanaro coltiva per avere ogni otto-dieci anni una entrata extra per il suo magro vivere».
Morto un abete se ne fa un altro?
Se andassi in Piazza S. Pietro e oltre che godere della sua naturale imponente bellezza non minore a quella che la piazza offre, potessi leggere anche questa sua carta d’identità, ecco merita. Il visitatore turista che viene anche da altri Paesi, al ritorno porta un ricordo in più. Se può dispiacere questo suo sradicamento , ma ora in quella piazza della città eterna gli è un rendere onore; in ambedue i luoghi il bosco in montagna e la piazza in città, ci fa consci del la superba bellezza della natura e quella edificata dall’arte umana. La sua presenza ci dice che un albero e’ vita, sa di aria pulita, per chi vive tra abitazioni cemento, fa desiderare e necessaria la sua esistenza, per una passeggiata tra i boschi. Si il 25 di dicembre è Natale, nasce la divinità, grandioso dono di un Dio che ama così tanto l’uomo da offrire la vita del Figlio suo per salvarlo, e per questo dono, che l’Abete e li a rendergli onore, gli dice grazie