Sabato 25 marzo si è concluso il percorso interdisciplinare di ecologia integrale dal titolo «Custodi del giardino», organizzato dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium» e dal Circolo Laudato Si’ della Facoltà, che ha voluto concretizzare con questa proposta l’invito partito dalla Lettera Enciclica di papa Francesco, per ascoltare le indicazioni scientifiche di chi lavora da decenni su questi temi (G.Chiellino, M.Marcelli, F.Ferrini) e le realtà virtuose presenti sul territorio (come quella presieduta da F.Auciello, presidente dell’associazione “Il mio albero” o da M.Pandimiglio, direttore della scuola di vela inclusiva “Maldimare).
Gli incontri, moderati dalla dott.ssa Anna Moccia (giornalista e founder della Rivista e Associazione «Terra e Missione») e introdotti dalla prof.ssa Linda Pocher (docente di Teologia dogmatica presso la Facoltà), hanno affrontato tre temi – 1) «In ascolto degli alberi»; 2) «Il mare, nostra risorsa»; 3) «Comunità energetiche e futuro» – nella convinzione che il tema ambientale, quello sociale e quello economico sono le tre gambe su cui si regge lo sgabello della transizione.
In merito al primo tema, la situazione del verde urbano è in miglioramento, perché se negli anni 70-90 la cementificazione e la impermeabilizzazione era arrivata a 8 mq. al secondo, interrompendo il ciclo dello scambio gassoso e liquido tra gli elementi, adesso siamo a due mq. al secondo. Tale crescita non è sostenibile. L’evoluzione degli alberi è di 400 milioni di anni, questi hanno la possibilità di riprodursi come non ce l’ha l’uomo che esiste da centinaia di migliaia di anni. Un albero di medie dimensione intercetta circa 3000 litri di acqua all’anno che vengono utilizzati dall’albero e immessi nell’atmosfera. Essi contribuiscono alla riduzione delle piogge torrenziali con le alluvioni improvvise.
Il Next Generation You della UE ha dichiarato che entro il 2030 l’Europa dovrebbe piantare 3 miliardi di alberi, la quota dell’Italia è 200 milioni, di questi alberi in Europa ne sono stati piantati un po’ meno di 7 milioni in due anni. È necessario studiare dove, come, cosa e perché piantare. Il PEFC, “Programme for Endorsement of Forest Certification schemes” si occupa di gestire le foreste per dare legno, protezione, difesa, servizi ecosistemici, salute all’uomo. È uno schema di certificazione che dice come sono “tutelanti” le foreste con questa certificazione. Bisogna tutelare le foreste esistenti e anche piantare alberi. Il problema è che nel mondo perdiamo ogni anno 5 milioni di ettari di foreste.
D’altra parte, perché si formi un centimetro di suolo fertile ci vogliono 250 anni, per cui quando noi impermeabilizziamo 6 mq. al secondo stiamo distruggendo la vita. La popolazione al mondo aumenta e le foreste diminuiscono. In Italia siamo in controtendenza. Le nostre foreste sono triplicate dal 1915. Ma questo non per una politica di forestazione attiva, ma per l’esodo in città della popolazione delle campagne e l’aumento delle foreste di montagna parallelo al disboscamento delle foreste della pianura. Abbandonando le nostre foreste senza cura e manutenzione arrivano gli incendi, arrivano le frane, arrivano le tempeste effetto dell’innalzamento delle temperature del clima.
La deforestazione dipende per la maggior parte dai nostri stili di vita, dalle nostre abitudini alimentari nel Nord del Mondo. Il 21% delle emissioni di CO2 deriva dalla coltivazione in Brasile, in Indonesia e in Africa di soia, olio di palma e zootecnia. L’Italia è l’ottavo paese al mondo che con i propri acquisti incrementa la deforestazione: si parla di “deforestazione incorporata nel cibo”. Dobbiamo mangiare meno carne e consumare più carne prodotta nel nostro territorio.
La biofilia dipende dal fatto che l’uomo in trecentomila anni di evoluzione è sempre vissuto all’interno della natura, solo negli ultimi 4mila anni ci siamo separati dalla natura. L’etimologia di “foresta” richiama ciò che “sta fuori” (stessa di “forestiero”). Abbiamo cominciato a chiuderci e abbiamo evoluto una modalità che ci fa stare il 92% del nostro tempo fuori della natura. Questo crea dei “deficit di natura”. Secondo gli studi USA i bambini hanno dei cali di concentrazione perché non stanno a contatto con la natura. Viene monitorato e registrato come i parametri biologici e il sistema immunitario sono fortificati dalla sosta di 12 ore in una foresta. L’uomo deve essere grato agli alberi per la vita che vince sempre.
Il primo incontro è stato realizzato la mattina del 5 novembre 2022 e Teresa Moccia ricordava che il pomeriggio in piazza San Giovanni in Laterano ci sarebbe stata la manifestazione nazionale apartitica per chiedere negoziati di pace in Ucraina (vedi qui). Nell’ultimo incontro il 25 marzo Milvo Angelo Ferrara ha condiviso come l’ultima notizia dell’annunciato utilizzo di armi all’uranio impoverito di fabbricazione britannica fornite all’esercito di Kiev sia una pazzia e un “suicidio” per le popolazioni, perché dove vengono usate queste armi il suolo diventa radioattivo e qualsiasi coltivazione prodotta in loco porta i consumatori ad esporsi alla leucemia. La logica delle armi e della guerra diventa elemento distruttivo della vita umana e di quella della nostra “casa comune” per la difesa della quale l’appello della Laudato si’ è chiaro e forte.
Mons. Gianrico Ruzza, vescovo Civitavecchia-Tarquinia, Porto e Santa Rufina, promotore dell’Apostolato del Mare nella CEI, facendo parte della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace afferma che I 124 km di costa nel territorio diocesano sono 124 km di umanità, di lavoro, di fatica, di bellezza, di potenza e di amore per il mare che ci fa pensare all’infinito. Ma quanta non curanza c’è nei confronti del nostro mare? Il mare è offeso da molteplici forme di inquinamento, il lavoro della pesca è in grande sofferenza, il mare stesso sta tristemente diventando un cimitero per migliaia di migranti che cercano di sbarcare sulle nostre coste. Il mare da sempre è stato un luogo di incontro di Civiltà e l’uomo deve riscoprire la sua vocazione a vivere in armonia col suo mare.
Il percorso è stato ricco di spunti e di prospettive, una proposta significativa per prendere coscienza, diffondere i temi, proporre soluzioni concrete, farsi attenti e sensibili a quel grido che viene dal creato ferito dagli egoismi distruttivi che l’uomo sta producendo, con una economia individualista e cieca ai bisogni dell’uomo e della natura. Suor Linda nella sua ultima presentazione ci ha invitato a guardare alla “energia” che viene dal fuoco dello Spirito, che brucia senza consumare e deve essere ascoltato da ciascuno per riconsegnare l’umanità e tutto il Creato a quella vocazione dipinta fin dalla prima pagina del libro della Genesi e accolta dal Poverello di Assisi con la sua vicenda e da papa Francesco con il suo magistero. In definitiva, sono necessarie tre cose: mettere insieme le prospettive (nella Laudato si’ Francesco ci dà l’esempio citando Bartolomeo e i Concili Ecumenici protestanti); mettere insieme i territori; mettere insieme le generazioni (i giovani ambientalisti di oggi e gli ecologisti storici).
Grazie per questa bella sintesi della nostra proposta, che mi è stata segnalata da Anna Moccia.
E, già che ci siamo, buona Pasqua!