L’avventura catechistica con i bambini di prima elementare è ogni volta un azzardo, e una meraviglia. Nella relazione con questi piccoli, una difficoltà e nel contempo una ricchezza è rappresentata dalla loro scarsa confidenza con lettura e scrittura, che costringe il catechista ad uno sforzo supplementare di creatività, perché gli incontri siano tanto significativi quanto sostenibili.
Sta per iniziare l’Avvento, e mi sembra che ci siano tutti i presupposti per dialogare su un argomento che li interessa.
– Allora, bambini, c’è qualcosa di nuovo da ieri nella nostra piazza?
Tutti hanno qualcosa da dire, e le voci si sovrappongono squillanti:
– Sì, hanno messo l’albero di Natale!
– Ma è ancora senza le luci!
– La mia mamma dice che le mettono dopo l’Immacolata: cosa vuol dire “l’Immacolata”?
– Piano, piano, stiamo dicendo tante cose, vediamo di trovare una risposta alla volta. Allora: è stato messo l’abete che sarà decorato con le luci e le stelle dai nostri ragazzi del gruppo giovani. Ma perché quest’albero è stato portato qui proprio adesso?
Rispondono in coro:
– Perché tra poco è Natale!!
– Giusto! E cosa succede a Natale?
All’unisono:
– Viene Babbo Natale!!!
Ecco. Lo sapevo. Me lo aspettavo ma, in fondo in fondo, in un angolino della mia mente, speravo che si alzassero almeno un paio di voci a darmi una risposta diversa… Non importa, vediamo di uscirne in qualche modo.
– E’ vero, Natale è bello anche perché tutti si scambiano dei doni. Ma come mai il giorno di Natale sì, e le altre feste no?
La domanda li ha un po’ sorpresi. Qualcuno timidamente azzarda:
– Perché tutti sono più felici?
– Perché vengono i nonni e facciamo festa?
Anna, piccolina, attenta, molto sveglia, afferma sicura:
– Perché nasce Gesù!
– Proprio così, a Natale nasce Gesù. Sono sicura che tutti voi lo sapete, e sapete anche che lui viene a dirci che ci vuole bene, che ci vuole felici.
Ci raccontiamo ancora la storia di Betlemme, tra interventi sul numero di pecorelle e sull’età dei pastori e su neve o non neve e su “Lo sai che nel mio presepe…”…
Io approfitto dell’interesse e dell’attenzione diffusi, e affermo con forza che, se non fosse nato Gesù, nessuno si scambierebbe doni a Natale: lo facciamo per ricordarci di lui, che è il dono più grande.
Concludiamo l’incontro ritagliando dal cartoncino le nostre stelle comete personali, che poi metteremo sul presepe o sull’albero, a casa. Chiedo loro di pensare ad una preghiera speciale e di dirmela in un orecchio, così posso aiutarli a scriverla dietro la stella, perché illumini la notte di Gesù. Sono adorabili, sussurrano: proteggi la mamma e il papà; fammi diventare buono (come catechista e come mamma, non ne posso più di questa storia dei bambini cattivi! Dovrò riprendere il discorso); fa che il mio fratellino nasca presto; proteggi la mia nonna e fa che guarisca; grazie della mia famiglia…
E poi mi si avvicina Anna, che bisbiglia: – Grazie Gesù, che ci hai donato Babbo Natale!