Tutto sarà diverso

Con il ritorno alla pastorale 'ordinaria', i pastori potranno ancora considerare i laici come semplici spettatori degli atti di un clero che 'gestisce' il sacro senza tenerli in considerazione?
21 Aprile 2020

«Tutto sarà diverso alla ripresa della “normalità”, non soltanto perché molti si ritroveranno disoccupati e busseranno alle porte delle nostre parrocchie, come già in parte sta accadendo, ma anche dal punto di vista ecclesiale e pastorale». Sono le parole di un amico parroco, Don Giuseppe Raciti della Famiglia Ecclesiale Missione Chiesa-Mondo di Catania, con il quale mi sono confrontato in questi giorni. Se il problema del lavoro è e sarà una sfida enorme, sicuramente al di sopra delle possibilità ecclesiali, non deve e non dovrà esserla quella pastorale.

«Da un mese – continua Don Giuseppe – i laici hanno dovuto “fare da soli”, a casa, riscoprendosi sacerdoti della famiglia, presidenti di celebrazioni domestiche, guide di preghiera, organizzatori del culto domestico, mettendo in pratica, di fatto, quel triplice munus sacerdotale, profetico e regale di Cristo cui partecipano tramite il battesimo. Le case si sono trasformate in chiese domestiche, santuari, monasteri dove ritrovare il silenzio della preghiera in mezzo alla vita quotidiana».

Sembra che quanto i documenti ufficiali del Magistero della Chiesa ed una pastorale accorta abbiano sempre cercato di realizzare, nella fatica di una formazione che rispettasse gli orari e gli impegni familiari, questo tempo di Quaresima-Pasqua vissuta tra le mura domestiche lo stia finalmente realizzando.

«Al rientro nella vita ordinaria, noi pastori, – si chiede il nostro parroco – non potremo più tornare a considerare questi fratelli laici, che la sofferenza ed il doversi gestire da soli la loro vita cristiana ha fatto maturare, come li abbiamo considerati prima di questa dolorosa, ma performativa esperienza. Non potremo più considerarli semplici spettatori passivi, di un clero che “gestisce” il sacro senza tenerli in considerazione. Dovremmo partire dal riconoscere un ministero di fatto che hanno dato prova di saper svolgere come hanno potuto, e da lì ripartire per la Chiesa di domani. Nulla potrà più tornare come prima di questa esperienza di vita e di morte che stiamo vivendo. Mai come in questi giorni mi vengono in mente le Parole dell’Apostolo Paolo: «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio…» (Rm 8,28) scorgendo in filigrana dentro questa triste e dolorosa storia».

L’esperienza della pandemia ancora in corso, vede famiglie stroncate, vite perdute sotto gli occhi impotenti degli stessi sanitari o delle famiglie di appartenenza che non hanno potuto neppure essere a fianco ai loro cari durante la malattia o nel momento del trapasso.

«Ciascuno di noi – aggiunge – insieme al dolore e al sacrificio, sta ritrovando anche il gusto dell’appartenenza. Dalle famiglie che finalmente hanno ritrovato se stesse, mettendo in campo tutte le migliori risorse umane e cristiane per superare i propri limiti in una convivenza forzata, fino alle comunità di vita consacrata che stanno riassaporando la gioia ed il conforto della vita comune, ritrovando fratelli e sorelle che avevano dimenticato di avere. Da qui, come Chiesa, dobbiamo ripartire, da questa Pasqua che ci auguriamo essere finalmente la nostra Pasqua, la Pasqua-rinascita di tutti noi, di un corpo ecclesiale più coeso, più ministeriale in cui ciascun membro fa la sua parte, nel riconoscimento rispettoso di ruoli e competenze».

5 risposte a “Tutto sarà diverso”

  1. Claudia Caloi ha detto:

    Potrebbe essere una speranza. Ma la più grande killer di speranze viste nascere e morire nella mia vita è sempre stata la chiesa. Quindi ormai non ci spero più.
    Hanno gestito messe ad una sola voce diffusa per radio o video o internet e resteranno così.
    Credo che l’azzeramento del contributo attuale dei laici resterà anche dopo.
    Ma i laici avranno iniziato a capire che la gerarchia ecclesiastica non serve per la fede.
    E magari si ricorderanno che se Gesù è stato condannato proprio dalla casta sacerdotale un pensierino su cosa ora rappresenta quella casta in questi giorni di stop magari se lo stanno facendo.

    • Stefania Manganelli ha detto:

      A 3 mesi dal suo commento, Claudia, posso confermare le sue parole nella concretezza di preti e vescovi (in particolare preti e vescovo della mia diocesi) cechi e sordi nei confronti della realtà scaturita nella pandemia. Confermando a noi laici che a nulla serve ora questo clero, se non a deturpare il volto di Cristo. La Chiesa si sta purificando ed emerge nella Sua verità (in particolare nella sua “domesticità). Tutto il resto (come dice San Paolo) è spazzatura (per non tradurre letteralmente…)

  2. Ornella Ferrando ha detto:

    Concordo con quanto scritto e concordo anche con chi ha risposto all’articolo . Ammiro quei sacerdoti che hanno saputo “intrecciare e tessere “ le relazioni con ciò che la tecnologia ci offre . Come suggerisce la Parola di questi giorni “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito” …. Questa è la forza di chi sa “ metterci la faccia “ anche in questi tempi e di quanti hanno saputo “ coltivare “ il rapporto col Signore nelle “ piccole chiese domestiche “.

  3. Daniela La Mendola ha detto:

    Una grande risorsa per la Chiesa scoperta 60 anni fa dal Concilio Vaticano II:i laici. Purtroppo molti, (per fortuna non tutti) sacerdoti e la gerarchia ecclesiastica non hanno mai saputo valorizzare questa risorsa, soprattutto quella femminile. È bello sperare che questa emergenza possa far cambiare rotta. Ma non ci credo molto, la maggior parte dei sacerdoti è arroccata sul potere e non ha voglia di mollarlo. Speriamo nei pochi che ci credono veramente. Buon lavoro a P. Giuseppe Raciti

  4. Davide Corallini ha detto:

    In linea generale mi ritrovo con quanto scritto nel pezzo, mi sento però di fare delle aggiunte necessarie, a mio avviso. Per fortuna, non è sempre il “clero che “gestisce” il sacro senza tenerli in considerazione”, ma a volte si chiede sempre agli stessi laici…con poco riciclo di persone nuove.
    Un problema rilevante in questo periodo, è che non tutti i pastori (dai vescovi in giù) hanno colto la necessità di mantenersi comunque vicini al popolo, scoprendo e abitando quegli unici strumenti che potrebbero permettergli di essere vicini alla gente, tipo internet, social e altro. Telefonate, sms o cose simili sono sorpassati in questo periodo.

Rispondi a Claudia Caloi Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)