Sinodo. Verso una Chiesa meno pretocentrica: il cammino è appena iniziato

La sintesi della fase dell'ascolto propone spunti di riflessione che aprono al cambiamento. Ma che vanno riempiti di contenuto
1 Settembre 2022

Come si fa a fare un’unica sintesi di 200 sintesi diocesane più 19 elaborate da altre realtà ecclesiali, a loro volta sintesi del contributo di circa 50.000 gruppi sinodali? E per di più una “sintesi sintetica”, leggibile, divulgabile, che non parli ecclesialese? Operazioni di questo genere sono destinate a scontentare tutti: gli specialisti, che la troveranno semplicistica; i “cristiani impegnati”, che andranno a cercare la frase da loro pronunciata durante quel certo incontro, e non la troveranno; i credenti non proprio convinti, che si aspettavano parole trascinanti; i non credenti, che si aspettavano parole rivoluzionarie e che non hanno voglia di perdere tempo con le sfumature.

Dunque, non invidio coloro che si sono accollati questa fatica, navigando tra le oltre 1.500 pagine arrivate alla Cei entro il mese di Giugno. Fatto sta che la sintesi della fase dell’ascolto è stata pubblicata (il testo si trova qui: Sinodo 2021-2023: la Sintesi nazionale della fase diocesana – Chiesacattolica.it)  e contiene, secondo me, alcuni spunti interessanti che, nella misura in cui segnano non la conclusione, ma solo una tappa del cammino, possono portare a riflessioni e azioni interessanti.

Intanto, bisogna tenere conto del fatto che il documento nasce da un percorso per molti entusiasmante, ma non facile: «non sono mancate incertezze e perplessità, soprattutto in fase iniziale, a rallentare il percorso, specialmente in una stagione segnata da ansie e smarrimento»; e che molte di queste difficoltà sono riconducibili ai preti e a qualche vescovo: «non va sottaciuta la fatica a suscitare un coinvolgimento cordiale di una porzione non trascurabile del clero, che ha visto il Cammino sinodale con una certa diffidenza. In alcuni passaggi, inoltre, non è risultata scontata la sintonia tra le modalità ordinarie di esercizio del ministero episcopale e l’assunzione di uno stile pienamente sinodale, a cui il Cammino punta».

Peraltro, il clericalismo viene indicato tra le «annose questioni che affaticano il passo», insieme a «lo scollamento tra la pastorale e la vita reale delle persone, il senso di fatica e solitudine di parte di sacerdoti e di altre persone impegnate nella vita della comunità, la mancanza di organicità nella proposta formativa, l’afasia di alcune liturgie».

Il documento – 13 pagine facilmente leggibili – si struttura attorno a dieci nuclei tematici: ascoltare, accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere, dialogo, casa, passaggi di vita e metodo. Possono sembrare temi scontati, ma tutto dipende da cosa ci si mette dentro. E se in un documento ufficiale si afferma, a proposito del tema dell’ascolto, che «uno dei dati più evidenti è il riconoscimento del debito di ascolto come Chiesa e nella Chiesa, verso una molteplicità di soggetti», io direi che siamo sulla buona strada.

Allo stesso modo ho apprezzato il modo in cui viene riformulato il significato dell’accoglienza: «Non si tratta di pensare che chi è parte della comunità ecclesiale debba fare uno sforzo di apertura verso chi rimane sulla soglia. Piuttosto, l’accoglienza è un cammino di conversione per dare forma nella reciprocità a una comunità fraterna e inclusiva che sa accompagnare e valorizzare tutti. Questa consapevolezza consente di superare la distinzione “dentro” / “fuori”». E ancora: «La creazione di un “ministero di prossimità” per i laici dedicati all’ascolto delle situazioni di fragilità potrebbe sostenere il processo di rinnovamento in vista di comunità più aperte, meno giudicanti e capaci di non lasciare indietro nessuno».

La questione dei ministeri peraltro è centrale, in una visione sinodale che chiede di «superare una visione di Chiesa costruita intorno al ministero ordinato, per andare verso una Chiesa “tutta ministeriale”, che è comunione di carismi e ministeri diversi». All’interno di questa Chiesa “tutta ministeriale” potranno finalmente trovare il proprio posto anche i laici, in quell’ottica di corresponsabilità che «appare come il vero antidoto alla dicotomia presbitero-laico. La Chiesa appare troppo “pretocentrica” e questo deresponsabilizza, diventando un alibi per deleghe o rifiuti da parte dei laici, relegati spesso a un ruolo meramente esecutivo e funzionale, anziché di soggetti protagonisti, costruttori di un “noi”».

Basterebbero queste affermazioni sull’ascolto, sull’accoglienza, sulla ministerialità per capire quanto il percorso sinodale può portarci lontano.

Altrettanto foriera di cambiamento è l’affermazione che oggi la formazione non basta: serve accompagnare le vite delle persone, e cioè «lo stare a fianco, il sostenere, così da dare alle persone la possibilità di coltivare la propria coscienza credente, di accrescere le proprie risorse relazionali, cognitive, affettive, spirituali, attraverso esperienze condivise». Una frase che rimette in discussione il modo tradizionale di fare catechesi e più in generale la pastorale.

Questi sono solo alcuni degli spunti che la sintesi offre e che, ripeto, se presi sul serio possono davvero rimettere in discussione tante stanche abitudini e tanti luoghi comuni ecclesiali. Aggiungo un’unica annotazione: forse il tema delle donne meritava qualche parola di più, perché anche se è vero che sta all’interno del tema dei laici, ha proprie specificità che meritano un approfondimento a parte.

A parte questo, il documento non fa proposte, anche se alcune sintesi diocesane ne contenevano, almeno a grandi linee. D’altra parte non era suo compito: il cammino sinodale continua e le proposte devono nascere dall’ulteriore discussione e ricerca. Il percorso prevede infatti che si continui lavorando attorno a tre assi, i cosiddetti “cantieri sinodali”: «quello della strada e del villaggio (l’ascolto dei mondi vitali), quello dell’ospitalità e della casa (la qualità delle relazioni e le strutture ecclesiali) e quello delle diaconie e della formazione spirituale».

In attesa di capire meglio che cosa sono e come funzionano questi cantieri, l’importante è che il cammino continui, con il contributo di tutti.

4 risposte a “Sinodo. Verso una Chiesa meno pretocentrica: il cammino è appena iniziato”

  1. Pietro Buttiglione ha detto:

    @MariaRosaria
    Clap clap!!
    Le donne hanno sempre i piedi in terra!
    Ripartire dalla Terra, dal locale..
    Salvo Zuppi cosa ci ha dato la CEI degli ultimi decenni??

  2. Maria Rosaria Milana ha detto:

    Io credo che anche qui si stia verificando la pienezza del bicchiere. Dipende solo da noi cogliere la pienezza o la “vuotezza”. Purtroppo le realtà locali sono variegate e passano per le persone (preti e laici) presenti. Concordo che formazione non significhi necessariamente attivazione, e anche qui si passa per le differenze ambientali e personali. Idee ? Credo che se si vuole continuare sia questo il momento del salto. Cose anche piccole, ma nuove e diverse nella disposizione verso l’altro , dovremmo aver ben digerito quanto proposto e vissuto in questi ultimi periodi. La sintesi , sebbene utile, è solo una sintesi e non può rendere conto del reale valore del contenuto vissuto.

  3. Salvo Coco ha detto:

    Per superare la distinzione “dentro/fuori”, per una chiesa meno “pretocentrica” e “tutta ministeriale”, per una catechesi meno “tradizionale”, per tutte questo occorre debellare il clericalismo. E’ necessario cioè procedere a coraggiose e radicali riforme dottrinali e canonistiche. Se non si fanno le riforme, le parole resteranno parole. Sono decenni che sentiamo parole. E’ ora di passare ai fatti.

  4. Roberto Beretta ha detto:

    Mah… Come ho già scritto anche qui, il documento è di una genericità sconcertante e al massimo accumula tante cose già dette e risapute. Se questa è la base su cui si lavorerà, non può dare alcuno spunto di novità ma al massimo un elenco di temi generali. Invece le idee davvero originali nascono sempre da scintille singole, opera spesso di minoranze, ma (se poi sono davvero scoccate nella consultazione) in questa sintesi sono scomparse, appiattite.

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