Sinodo: primo i preti!

Credo sarebbe il primo tema di cui il sinodo dovrebbe occuparsi, con gravissima urgenza, fino a ripensare daccapo la loro formazione, soprattutto umana.
21 Settembre 2021

Negli ultimi due lustri, contando solo i condannati e gli indagati, sono oltre 200 i sacerdoti italiani denunciati per atti di pedofilia con bambini e di lussuria con adolescenti. Molti di più, quelli che hanno scoperto i cronisti del Boston Globe che diedero il via all’inchiesta Spotlight del 2002. Eppure in Italia lo scandalo non è mai esploso, a differenza che negli Stati Uniti, in Australia, in Irlanda o in Belgio in tutta la sua gravità.

Qualche giorno fa don Francesco Spagnesi, parroco, di Prato, è stato arrestato e messo ai domiciliari: secondo le accuse, usava i soldi delle offerte per acquistare la «droga dello stupro» e organizzare festini orgiastici a cui partecipavano professionisti affermati reclutati sul web. Due anni prima, durante una perquisizione, un sacerdote di 51 anni, don Alberto Bastoni, aveva consegnato 3,5 grammi di cocaina ai carabinieri sostenendo fossero per uso personale. Li nascondeva nella teca in cui doveva conservare le ostie.

Finito nell’inchiesta del Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, il vescovo della diocesi, mons. Vincenzo Bertolone ha dato le dimissioni, perché accusato di collusione massoniche e “ndranghetiste”, con cui avrebbe costruito attorno a sé una vera e propria cupola del malaffare, in cui sarebbero invischiati anche alcuni sacerdoti molto in vista della città calabrese. Al suo posto è stato nominato Amministratore apostolico della diocesi di Catanzaro l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, mons. Angelo Panzetta, che, a distanza di pochi giorni ha già fatto trapelare la sua enorme difficoltà a poter “governare” una diocesi in cui i preti appartenenti al “sistema” Bertolone non gli riconoscono obbedienza.

Nel mondo, dal 1964 al 2004 – sono stati circa 60.000 i sacerdoti che hanno abbandonato la tonaca, circa 1500 all’anno, cioè circa 1 su 400. Fatte le debite proporzioni in Italia, ogni anno, abbandonano il ministero circa 140 preti. Emmanuele Santoro ha 29 anni ed è stato il più giovane prete d’Italia, ordinato con deroga a soli 24 anni. Fino a poco tempo fa si è trovato a capo di quattro grandi parrocchie del centro nobile di Milano, «Fare il prete è sempre stata la mia vocazione. Se potessi sposarmi continuerei. E lo farei accanto a lei, che ormai ha preso per sempre posto dentro di me. Ci troviamo in tutto, dalla musica alla fede». Un incontro folgorante che ha portato a una decisione importantissima, ovvero chiedere la dispensa papale per potersi sposare in chiesa.

Un’indagine svolta l’anno scorso, dai vescovi francesi, sulla condizione esistenziale dei preti che restano, restano – citata in un dossier che la rivista Il Regno ha dedicato al disagio dei preti – mostra come essi dichiarino di spendere nella loro missione circa 60 ore settimanali. La metà di loro afferma di sentirsi spesso sovraccaricati di lavoro, mentre 1 su 5 dichiara di sentirsi sempre così. Il 64% di loro è in sovrappeso (contro un 48% di media generale). Quasi uno su tre fa regolarmente uso di alcool; il 20% mostra sintomi evidenti di depressione (4 volte la media generale dei maschi della medesima età); circa il 7% è chiaramente in “burn out”. 1 su 3 è convinto che la propria missione sia “ormai senza senso”. E circa il 20 % dichiara di non avere amici o parenti su cui poter contare.

Un quadro che non vuole in alcun modo intaccare il valore teologico ed ecclesiale del prete, ma solo segnalare come la loro vita sia diventata umanamente davvero molto, molto difficile. A fronte di ciò, al momento nessuna voce del magistero italiano, che io sappia,  si è levata per chiedere che il Sinodo prossimo si occupi della loro condizione esistenziale, ma personalmente credo sarebbe il primo tema di cui occuparsi con gravissima urgenza, fino a ripensare daccapo la loro formazione, soprattutto umana (come già ho avuto modo di segnalare qui).

Come giustamente ha segnalato su Avvenire qualche giorno fa don Maurizio Patricello, “vi assicuro, non è facile, oggi, essere prete, ma è incredibilmente bello e interessante. A certe condizioni, però, sulle quali non può soprassedere né il diretto interessato né la Chiesa locale. Prima condizione: chi bussa alla porta del seminario deve essere una persona profondamente onesta, fragile magari, ma onesta. Una persona amante della verità, che mai ricorrerebbe alla menzogna. Umile, cioè capace di chiedere aiuto nel momento del bisogno. La diocesi (non sempre, purtroppo, accade) deve essere in grado di esaminare attentamente il postulante, prepararlo, formarlo, ma anche deve avere il coraggio, nel momento in cui si accorge che la strada è un’altra, di invitarlo a desistere”.

10 risposte a “Sinodo: primo i preti!”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Perché non pensare che da una società malata come è oggi, almeno così sembra, visto che Dio non è molto presente nelle famiglie, l’istruzione nelle scuole accetta se ne parli non come il Cristo ha insegnato, si preferisce un laico modello educativo. Ovvio che dopo i primi entusiasmi, sia nella vita sacerdotale che nel matrimonio, la realtà appaia dura, non supportata da una vita di fede che contempli il sacrificio. Questa realtà giustifica chi lascia, e mi sembra sarebbe almeno onesto il lasciare piuttosto che ingannare il prossimo, continuare come una professione, un lavoro per mantenersi, essere un falso prete non può aiutare la coscienza malata, parlare di un Dio che si è sacrificato fino a morire per dimostrare l’amore che sopporta il sacrificio. Meglio pochi ma veri sacerdoti,meglio doverli cercare perché almeno si ha desiderio di cercare Dio così come Egli è.

  2. Giovanni Lupino ha detto:

    Nessun Sinodo in Italia affronterà seriamente la tragedia dei preti pedofili e neppure la realtà spinosa dei troppi preti omosessuali, che vivono una doppia vita, con l’amante in casa o nell’armadio. Partecipano a festini, fanno uso di droghe, depredano le offerte degli orfani e delle vedove. Vedi Prato, l’abate di Monte Cassino, Genova, Savona, Albenga ecc. Da molti anni denunciò questi scandali e anche Recentemente mi è capitato di invitare il mio vescovo pubblicamente a occuparsi con più serietà dei preti omosessuali che vivono tranquillamente in canonica con l’amante, vero scandalo, e saper riconoscere e valorizzare una sana amicizia tra donne e preti, e non emarginare i preti che con coerenza e maturità si sono sposati, conservando il sacramento dell’ordine. È peggiorata la mia emarginazione. Per il momento prevale la casta del clero malato e decadente. È necessaria la morte prima della risurrezione.Giovanni Lupino, prete.

  3. Mario Politi ha detto:

    Da 40 anni sacerdote, ordinato da San Giovanni Paolo II ed avendo avuto come educatori autorevoli esempi nei Vescovi come il grande servo di Dio: don Tonino Bello ed altri. Sento e vivo gioiosamente ogni giorno il mio essere conformato a Cristo. Pur nella consapevolezza della inadeguatezza perché “abbiamo un “TESORO ” in vasi di creta, come ci ricorda S. Paolo , ma confidiamo nella bontà del Signore che ha posto in noi la Sua fiducia e speriamo proprio di non deluderLo . Sarebbe il nostro fallimento. totale che non auguriamo a nessuno, significherebbe fallire il dettaglio senza altre possibilità. IL NOSTRO AIUTO E’ NEL NOME DEL SIGNORE. È BELLO ED ENTUSIASMANTE ESSERE DEL SIGNORE: PER. CRISTO A TEMPO PIENO.

  4. alessandro conti ha detto:

    Fintanto non si inizierà una riforma del concetto di parrocchia e della vita “comunitaria” non si capirà bene come poter aiutare i nostri sacerdoti. Questa è, logicamente, una mia opionione.

  5. Leila Mariani ha detto:

    Il finale … può fare pensare che il nocciolo sia il seminario. So che è questa parte della Dua tesi prof. Borghi, ma invece il punto secondo me vero è che anche chi c’è “tutto” per fare il prete, c’è tagliato proprio, vive una vita di stenti esistenziali insostenibili oggi.
    Chi si lamenta o prega per le vocazioni dovrebbe anche comprendere che è arrivato il momento per cambiare “l’inquadramento” del prete, celibe e soprattutto obbligato ad esserlo.
    È ora!!!!

  6. Daniele Gianolla ha detto:

    Il problema sono i preti (alcuni, per carità) e la maggior parte delle energie della Chiesa sono destinate ad arginare, o volesse il cielo risolvere, questi problemi… Ma non è che siamo in un sistema ormai drammaticamente e inestricabilmente ritorto su se stesso?

  7. Gian Piero Del Bono ha detto:

    I preti dovrebbero riflettere su se stessi. Medico cura te stesso dice un antico motto.
    Invece oggi pare quasi che preti, vescovi, cardinali, la Chiesa ufficiale rifugga da una auto- riflessione profonda, che sfugga dall’ immagine di se stessa allo specchio, che sfugga subdolamente soprattutto alle immagini negative di se stessa che vengono subito occultate, minimizzate, insabbiate. Il prete tossicodipendente e sessodipendente di Castellina e’ solo un brutto caso , una mela marcia ? E che dire del cardinale McCarrick? Brutte immagini, da scacciare .
    Oggi i preti pare vogliano farsi carico e responsabilita e portare il peso del mondo anche di quello che non gli compete ( socialita , politica, scienza, economia, ecologia ) ma rifuggono dal conoscere fino in fondo se stessi e la loro identita’ .
    All’ entrata in seminario come all’ entrata del tempio di Apollo a Delfi ci dovrebbe essere il motto: CONOSCI TE STESSO,

  8. Angelo Grande ha detto:

    Nei vangeli sono evidenti i limiti degli stessi apostoli scelti direttamente da Gesù. Questa non è una scusa ma una buona motivazione per curarsi con umiltà. La formazione del clero è certo una priorità e responsabilità anche di ogni battezzato. Rileggere Ef 4, 1-16

  9. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Un vero prete è personalità importante della comunita. Salva vite umane, sia tra i credenti che non. La Chiesa e’missionaria, offre ,e’soccorso ovunque per l’umanità. Forse il prete ovrebbe essere circondato da più fraternità. L ‘incarico spirituale che il ministero comporta, lo fa autorevole, Spende e offre la vita per il prossimo e ciò n he comporta insidie anche rischio personale, come un soldato. Il Vangelo che ha da far conoscere al mondo, non sempre è bene accetto, si scontra a volte in punta di spada, con quello concepito da una nuova laica diversa libertà . Il Prete, un chiamato dall’alto, non lo fa meno esposto alle intemperie della vita, cosi e stato per il Maestro e Signore Dio. Se la Chiesa esiste, uomini santi la fanno esistente da secoli, pur perdendo soldati tra le sue fila. Oggi viviamo tra tanti sconvolgimenti che ci fanno sentire foglie sbattute dal vento, e quel portale sempre aperto ,spalancato infonde coraggio,sicurezza,offre riparo sicuro

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