Leggendo con gratitudine le “72 storie italiane di morte e resurrezione” selezionate da Luigi Accattoli e Ciro Fusco per il libro “Fatti di Vangelo in PANDEMIA”, presentato pochi giorni fa a Trento, si coglie un elemento utile in vista di questa quarta ondata di Covid-19. Ovvero quanto possano essere ancora fecondi i “semi di bene” (il termine caro a papa Francesco citato più volte da Accattoli e Fusco) che sono stati seminati durante i mesi più travagliati del contagio globale. Sono infatti testimonianze e aneddoti nei quali identificarsi e ritrovarsi, gesti e parole quotidiani scaturiti dall’abbandono in Dio e dalla fiducia nell’uomo, motivi di consolazione e di solidarietà (si pensi al ritorno al lavoro di medici o infermieri in pensione) anche di fronte a situazioni che potrebbero portare alla chiusura, all’isolamento o alla disperazione. Racconti che infondono fiducia e alimentano condivisione del dolore come testimoniato grazie ai social network nella raccolta “Mariti con le ali”, qui commentata da Paola Springhetti.
Se “la buona informazione è stata di grande aiuto nell’emergenza”, come nota Ciro Fusco riferendosi a tante fonti che hanno scoperto “la forza dei guariti”, potremmo dire che in questa fase pandemica possono giovare moltissimo questi titoli di libri che restituiscono documentazione postuma dei gesti d’amore praticati nelle corsie degli ospedali e della case di riposo. Non è un’operazione nostalgia all’inverso, una ricognizione buonista del dramma che ha attraversato l’Italia: a proposito, ben una decina di “Fatti di Vangelo…” si riferiscono alle tristissime separazioni dalle persone che sono decedute, lasciando messaggi di radicalità evangelica o di donazione fraterna. E’ una constatazione che accomuna anche la vocazione filantropica, non solo cristiana, che ispira alcuni dei protagonisti delle storie e può creare forti convergenze fra credenti e non credenti.
Ma la fecondità più significativa che s’avverte nella lettura del libro di Accattoli e Fusco sta anche nell’impegno a rivedere la propria vita, i ritmi e le scelte sulla base della straordinaria esperienza di fragilità e di comunione (con i propri familiari o con i samaritani dal camice bianco) vissuta nelle stanze della terapia intensiva. Lo stesso Accattoli l’ha raccontata quasi minuto per minuto nel suo prezioso blog in occasione del ricovero.
Una conversione di cui non è possibile misurare l’intensità, ma che può fare ancora tanto bene alla comune convivenza e pure alla memoria ecclesiale nella fase di confronto sinodale: un invito all’elevazione spirituale e umana ben raffigurata dall’immagine dantesca del bruco che diventa farfalla scelta da Accattoli e Fusco per la copertina del nuovo libro che completa e rilancia le tre precedenti raccolte di testimonianze evangeliche non pandemiche.
Questa mattina a Messa il brano ;
«Poiché non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per una piccola e brevissima esistenza, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, “TAGLIIO xRIDURREBit’ … per le sante e venerande leggi».”
Chissà xchè… Mi ha fatto venire in mente i no-vax….
Poi ho fatto discernimento e mi sono chiesto se lo stesso brano poteva essere messo in bocca ad un no-vax…
Poii lo ho escluso per due motivi:
1) il no vax crede, si illude di stare difendendo la propria vita, magari da conseguenze
.Invece Eleazaro la offre x educare gli altri, chi resta, i giovani!
2) gli altri?? Il no-vax se ne sbatte altamente degli altri che contagerebbe, fossero anche suoi figli!
aah, la Parola!!!