Rivivere oggi la Grazia degli inizi

Laici, clero, sinodalità, autonomia di pensiero, fraternità, preghiera: alcuni nodi che richiamano una pagina degli Atti, a seguito della visita pastorale in una grande città
24 Febbraio 2022

Al termine della visita pastorale del Vescovo Mario alla mia Parrocchia mi fermo a pensare, a raccogliere inviti e intuizioni. Appare evidente la rilevanza del ruolo dei cristiani laici, ancora da lasciar emergere (e non solo per necessità di gestione ‘aziendale’ delle parrocchie…). Quella laicità che il Vaticano II ha richiamato e che ancora, dopo decenni, fatichiamo a vivere effettivamente nelle nostre comunità.

In particolare intuisco la forza e la ‘vocazione’ della corresponsabilità, particolarmente – ma certo non solo – nei Consigli della Comunità, parrocchiale ed economico; il loro (auspicato) essere riferimento nei cambiamenti, nei passaggi e nei momenti faticosi o non sempre facili; il sostegno, l’accompagnamento (nella forma di un vero discernimento), l’autonomia di pensiero e – fatemelo dire – la capacità di tenersi lontano da ogni clericalismo.
Una corresponsabilità a livello spirituale, progettuale, educativo in senso ampio, di un gruppo di giovani e adulti che si confrontano, pregano, dialogano e camminano insieme… Un camino sinodale (oltre la moda delle parole) dove il prete è anch’esso un credente adulto, certo con un ‘incarico’ e una responsabilità (anche civile, di fatto) specifica, ma soprattutto con il proprio carisma e la propria singolarità.
Nel tempo che passa emergono certo la fatica e la bellezza di tanta diversità (età, percorsi, storie e temperamenti) che però sono tenute insieme da due grandi forze.

Il Vangelo, anzitutto, come intuizione vissuta di un nuovo orizzonte interiore e antropologico, e i valori della storia ecclesiale (diocesana e universale). Due elementi che concretizzano il fatto di essere fratelli e sorelle nonostante le tensioni e oltre le misure ristrette dei calcoli e delle previsioni.
Il pensiero va a un passo di Atti (2,42-45) che sappiamo a memoria, ma che arricchisce la nostra riflessione e, pur essendo all’inizio dell’esperienza cristiana, ci aiuta oggi a riscoprire il valore autentico, la radice e lo stile della comunità, il ‘luogo’ da dove possiamo ripartire: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno”.

Utopia? modello? sogno? mèta? Forse tutto insieme… Impariamo anche noi, come adulti cristiani, da quelle prime comunità dove non contava il numero, ma uomini e donne si erano fidati di una Parola e di un invito a farsi discepoli.
Abbiamo bisogno – in questo momento della nostra storia forse più che in altri – di fraternità: di relazioni autentiche (non perfette, non idealizzate) che si fondano sull’ascolto, sulla ‘correzione’ fraterna, sull’accoglienza cordiale dell’altro, sul dialogo aperto e non giudicante, “portando i pesi gli uni degli altri”.
Abbiamo bisogno di pregare insieme, poiché da una vita cristiana sostenuta dallo Spirito nasce e cresce la comunità; di condividere di più ciò che abbiamo, ma anche ciò che siamo, poiché si diventa autenticamente discepoli quando si diventa autenticamente umani. È questa la vera conversione!

Signore, Tu sei la mia luce: senza di te cammino nelle tenebre
senza di Te non posso neppure fare un passo,
senza di te non so dove vado,
sono un cieco che guida un altro cieco.
Se Tu mi apri gli occhi, Signore, io vedrò la tua luce,
i miei piedi cammineranno nella via della vita. .
Signore, se Tu illuminerai, io potrò illuminare.
Tu fai di noi la luce del mondo.

(Carlo Maria Martini)

Una risposta a “Rivivere oggi la Grazia degli inizi”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Tutto può diventare Vangelo vivente, ma c’è a volte anche urgenza nel viverlo, come è successo durante la pandemia, come oggi per la nuova guerra, Vi lascio la Pace” vi do la mia Pace. Ora al Re della Pace certo non è accettabile la guerra, e sembrerebbe più in coerenza con il Vangelo se da credenti si sostenesse l’idea di non usare armi, ma il dialogo quando vi sono contese. Ecco cosa può essere anche Sinodo, in modo più ampio, fare, inneggiare, costruire, la Pace così insidiata , perché essa ha radici nel cuore dell’uomo, non lascia traccia di risentimenti, di odio nel tempo. E’ cosa buona, invocata dai piccoli, dagli inermi, e’ vita. Richiede più coraggio porgere l’altra guancia per una diversa soluzione del problema. Il Vangelo pone anche domande, ” quel vieni e seguimi”è invito rivolto a tutti e a ognuno, una via alla fede che conduce a salvezza . Per questo coraggio abbiamo bisogno di chiedere aiuto e invocare la Misericordia di Cristo Salvatore

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