Quel bambino che ci sorride

Mi piacerebbe tanto che il Santo Padre aggiungesse alle 7 opere di misericordia spirituale, un’ottava opera: quella della gioia o del buon umore
24 Dicembre 2020

Mi ha sempre colpito un grido, un’implorazione, presente nell’Antico Testamento, che esprime il desiderio e l’anelito più profondo del cuore umano, il desiderio di Dio: “Se Tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63, 19).

Uscito dalle mani del Creatore come un vaso dalle mani del vasaio, l’uomo porta in sé la nostalgia di Dio e nessuna cosa o persona riesce ad appagare il suo cuore all’infuori di Lui. Dopo tante ricerche condotte in tal senso, S. Agostino si rese conto che il cuore dell’uomo è inquieto e non riposa se non in Dio. È Dio che mette nel nostro cuore la sete di Lui, di cui portiamo l’impronta, è Dio che il nostro cuore cerca e desidera, è Lui che mette nel nostro cuore desideri più grandi di noi. Questo anelito ha trovato piena soddisfazione quando, nella pienezza dei tempi: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14).

A Natale non celebriamo il giorno della nascita di un personaggio importante come ce ne sono molti. Con il Natale è avvenuto qualcosa di più: il Verbo si è fatto carne. Il Verbo si fa carne, entrando nella storia, dandole senso pieno e orientamento. Egli è l’origine e il fine di tutte le cose.

Dio sceglie di nascere in un piccolo villaggio: Betlemme. Attualizzando la Parola, in questo tempo di prova che stiamo vivendo, diciamo che possiamo stare a nostro agio, perché le difficoltà quotidiane, le tribolazioni, la piccolezza, la povertà sono di preferenza i luoghi visitati da Dio. Visitati e redenti. Visitati e benedetti con la Sua Presenza. Quando Maria riceve l’annuncio da parte dell’Angelo, è invitata a gioire con queste parole: “Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te”. Anzitutto “rallegrati”. Ma come? Maria vive in un tempo di oppressione, in Israele c’è la pesante dominazione romana, ella conoscerà l’esilio in Egitto, la morte di tanti innocenti, sperimenterà pian piano una spada che le trafigge il cuore, ecc. Come rallegrarsi? Che significa rallegrarsi? Come Maria, il cristiano è chiamato alla gioia, non però ad una gioia superficiale e soprattutto fuori dalla storia e fuori dalle prove, bensì ad una gioia dentro la storia e dentro le prove che inevitabilmente l’attraversano. Una gioia che scaturisce dalla certezza di essere amati da Dio: è Lui che conduce la storia. Qualunque cosa possa succedere, siamo nelle mani di un Padre che ci ama teneramente. Betlemme in questo giorno santo assomiglia al Cielo, invece di stelle ha ricevuto angeli e, al posto del sole, accoglie in sé il Sole di giustizia: Cristo Signore.  Il desiderio di vicinanza, di realtà, di sperimentare in maniera viva e molto attuale Betlemme e di provare direttamente e comunicare a tutti la gioia della nascita del Bambino Gesù, spinse San Francesco alla famosa celebrazione del Natale a Greccio, contribuendo allo sviluppo della più bella tradizione natalizia: il presepe.

Il nostro Dio è un po’ “birichino”, ama cambiare continuamente sembianze, per stimolarci a cercare e a scoprire il Suo Volto nel malato, nel carcerato, nel povero, in chiunque. Talvolta desidero e mi immagino di tenerlo Bambino tra le braccia e Lui invece mi si presenta nel volto rugoso della mia sorella di 89 anni che accudisco.

Voglio confidarvi uno dei desideri che ho nel cuore per il tempo del Natale, mi piacerebbe tanto che il Santo Padre aggiungesse alle 7 opere di misericordia spirituale, un’ottava opera: quella della gioia o del buon umore, intendendo con ciò la capacità, certamente attinta nel Signore, di regalare anche un semplice sorriso a chi ci sta accanto. Tale desiderio mi nasce dal fatto che, da qualche anno, constato che nella nostra società si sta smarrendo la capacità di sorridere e di stupirsi delle cose semplici e dalla speranza di promuovere l’impegno di vivere e promulgare il Vangelo della gioia. Vorrei che in questo Santo Natale prendessimo insieme questo impegno: non passi giorno della nostra vita senza che portiamo un raggio di sole nella vita di qualche persona.

3 risposte a “Quel bambino che ci sorride”

  1. Luisa Anna Colombo ha detto:

    Bellissima idea ! L’allegria come opera di misericordia! Che non vuol dire assenza di dolore, purtroppo…per quello dovremo aspettare il paradiso, ma dolore senza tristezza, si, è possibile perché l’ho visto in chi sa di essere tenuto al sicuro nell’abbraccio di Dio.

  2. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Buon Natale, con l’augirio di ogni bene, sempre con la Speranza e il desiderio di scoprire anche cose belle, essere capaci di sorridere come quel bambino nella fiducia di essere in buone amorevoli mani , 2000e più anni fa è stato così, una luce ha innondato il mondo;ha proiettato quella in profondità perche vi sia fiducia
    apertura alla vita umana chiudiamo al buio per un giorno tristezze perche quella luce e a illuminare tutti i nostri passi a farci sentire più sicuri malgrado cosa intorno a noi sembri subire cambiamento

  3. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    È non trova che il Santo Padre il quale accarezza la guancia di una persona anziana faccia proprio questo? La rasserena con buona parola e il sorriso è ricambiato con gratitudine di sicuro. E se Lui fa questo di certo altri potrebbero imitarlo, soltanto che certi gesti sono difficili da compiersi perché vengono spontanei dal cuore e bisogna provare sentimenti di compassione, di gentilezza, di solidarietà, di altruismo, di affetto, di amore…..non vi sono regole a promuovere i sentimenti. Questi sono guizzi di calore che il cuore sprigiona e non altro; certi gesti, quel fare per, per denaro uno non lo farebbe, semplicemente non ne sarebbe capace; invece chi è tenero di cuore sa anche sacrificare di se, i suoi interessi vengono dopo. E’ una fortuna scoprire di avere un figlio/a così, una madre così, qualch persona amica, capace di un gesto che dà gioia, gratitudine, quella Carità che ha tanti nomi anche Grazia di Dio

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