Quando il vangelo parla davvero

Quando il vangelo parla davvero
18 Aprile 2017

Le discussioni di questi giorni, su questo blog, mi hanno riportato alla mente un racconto che avevo sentito qualche anno fa, in un incontro. Missione in Africa, presente in una zona di piccoli insediamenti seminomadi da alcuni anni. Molte attività “sociali” svolte a favore dei “villaggi”, soprattutto educazione e sanità. Poca, però l’accoglienza del vangelo da parte degli abitanti.

Poi arriva la guerriglia tra le due etnie locali, che diventa drammatica. Un giorno la missione viene attaccata, probabilmente da un gruppetto di militari della stessa fazione a cui appartengono gli insediamenti. La dispensa saccheggiata; tutte le cose di valore rubate: oggetti sacri, libri, vestiti, soldi. La chiesetta ridotta ad un ammasso di panche rotte. Le due suore e il sacerdote scappano e riescono a rifugiarsi in una “abitazione” di un villaggio vicino. Lì sono costretti, per alcuni mesi, a vivere, mangiare e vestirsi esattamente come gli abitanti del luogo. Senza libri sacri, senza pane e vino per la messa. Nonostante questo continuano ad annunciare Gesù e a fare il possibile per la situazione sociale della zona, anche con lunghi spostamenti a piedi.

Un giorno il capo locale dell’etnia chiama il sacerdote e gli dice: “Voglio diventare cristiano!”. Il sacerdote resta stupito e dice solo: “Perché?”. “Vedi, – risponde il capo – fino a ché la tua missione aveva cibo, pane, sicurezza, denaro dal tuo continente, io ho pensato che foste delle brave persone, ma che il vostro Dio non fosse poi tanto diverso da quelli che noi preghiamo. Da quando siete stati attaccati, tu e i tuoi vivete con noi, non ve ne siete andati; e vivete qui senza nulla che vi distingua, senza nulla da proteggere, nemmeno le vostre vite, senza nulla da cercare per voi. Allora ho cominciato a pensare che il tuo Dio è degno di onore molto più dei nostri. Perché tu mi stai mostrando con la tua vita cosa significa che il tuo Dio può anche morire per noi. I nostri dei non lo farebbero mai. Se il tuo Dio chiede a te di amarci così, qualsiasi cosa ci chiederà, per noi sarà buona”.

Il sacerdote resta quasi attonito, senza parole e riesce solo a dire: “Grazie!”. Poi silenzio. Si guardano a lungo negli occhi. Il prete abbassa lo sguardo e confessa: “Mi stai insegnando la cosa più importante, che non avevo ancora compreso. Ero disperato perché non potevo celebrare messa, non potevo offrire al mio Dio le vostre vite e non potevo offrire a voi il mio Dio. E invece tu mi stai mostrando che il mio Dio ti abita già nel cuore”. “Istruiscimi nella tua religione – risponde il capo del villaggio – e appena sarò pronto fammi diventare Cristiano. Io troverò quello che ti serve per il tuo sacrificio sacro e ti garantisco che potrai ricostruire la tua missione”. “Tu mi stai già istruendo – risponde il sacerdote – grazie”.

Ovviamente è un’eccezione. Ovviamente è un caso limite. Ovviamente è un estremo. Ma il mio grande maestro di logica, oltre che di dogmatica, mons. Zardoni, diceva sempre: “se vuoi vedere la bontà di un principio, portalo all’estremo”. Ecco, nell’estremo di questo racconto, si rivela l’essenza della fede cristiana. Quella che Francesco, a mio parere, sta cercando di riportare al centro dell’attenzione della Chiesa.

Io tiro solo due conseguenze. Primo. Annuncio, vita di fede e conservazione della stessa, sono la stessa cosa. Una fede non vissuta e non annunciata è semplicemente morta. Diventa ideologia. Un insieme di idee da ritenere vere che non spostano però la nostra vita e non ci fanno mettere in gioco. Una Chiesa preoccupata principalmente di conservare la fede, senza annunciarla molto, e viverla ancora meno va verso un’eutanasia.

Secondo. Il cardinale di Lione Barbarin rivela che, nelle congregazioni pre conclave, l’allora cardinale Bergoglio avrebbe detto: “Ho l’impressione che Gesù è stato rinchiuso all’interno della Chiesa e che bussa perché vuole uscire, vuole andare via”. Questo caso estremo, forse, ci da la chiave per comprendere la domanda che consegue ciò. Dove si è nascosto Cristo e dove ci precede? Forse là dove non ci aspettiamo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

I commenti devono essere compresi tra i 60 e i 1000 caratteri. I commenti sono sottoposti a moderazione da parte della redazione che si riserva la facoltà di non pubblicare o rimuovere commenti che utilizzano un linguaggio offensivo, denigratorio o che sono assimilabili a SPAM.

Ho letto la privacy policy e accetto il trattamento dei miei dati personali (GDPR n. 679/2016)