Notre Dame, Madeleine Delbrêl e una cattedrale senza un popolo

Di fronte alla cerimonia di riapertura della cattedrale di Parigi, osservando l’assenza di un popolo, cosa avrebbe detto la ‘mistica’ delle periferie francesi?
21 Dicembre 2024

Mi sono trovato più volte, in queste settimane, a pormi una domanda: cosa avrebbe pensato, cosa avrebbe detto Madeleine Delbrêl della riapertura di Notre Dame?
Di fronte a quella bellezza ritrovata, ma, soprattutto, di fronte a quella sfilata di potenti del mondo, di uomini e donne di alto rango, uomini e donne di ricchezza e forza, cosa avrebbe detto la piccola donna delle periferie di Parigi? E di fronte alle 700 vesti ideate dallo stilista Jean-Charles de Castelbajac, cosa avrebbe scritto?
Si corre sempre il rischio, in questi casi, di proiettare su altri il nostro pensiero e così attribuire ciò che è solo nostro a chi non c’è più per esprimere la sua opinione. Ma non potevo esimermi dall’interrogarmi. E così sono andato a rileggere un testo di Madeleine Delbrêl del 1949, Il popolo di Parigi va al funerale di suo padre. In quell’occasione, la mistica di Ivry non ebbe particolari remore nell’affermare che al funerale del cardinal Suhard il popolo di Parigi era stato respinto, lasciato fuori da Notre Dame, poiché la cerimonia era aperta solo alle autorità e al clero. E questo nonostante ampi spazi della cattedrale fossero rimasti vuoti. Ma al popolo di Parigi fu preclusa la partecipazione al funerale del vescovo. Con la franchezza che la caratterizzava, affermava: «Quando la cerimonia fu finita il popolo di Parigi volle venire vicino al padre suo. Ma ancora non si volle saperne di lui». E aggiungeva: «Quelli che credevano hanno levato il cuore verso il padre che aveva saputo comprenderli e il loro cuore si è gravato di una doppia pena. Quelli che non credevano hanno senza dubbio creduto ancora un po’ di meno».
Un popolo escluso, tenuto fuori sotto la pioggia: un’altra dolorosa occasione persa, un’altra distanza non colmata tra chi ‘conta’ e chi ‘non conta’.
Eppure, sempre in quel testo, Delbrêl aveva parole bellissime su Notre Dame, di quelle che andrebbero scolpite sulla pietra della cattedrale: «Notre Dame è fatta per ricevere il popolo di Parigi. Ne ha l’abitudine», ma escludendo gli umili di Parigi, essi «non hanno potuto incontrare, fermati da quella pompa fredda e organizzata, la divina e materna tenerezza che forse li attendeva dietro quelle pietre».
La cattedrale di Parigi, tempio di arte e preghiera, di storia e cultura, possiede una «divina e materna tenerezza». Ma, come nel 1950, così anche nel 2024 essa non è stata offerta al popolo di Parigi. Perché tra i ‘potenti del mondo’ gli umili non hanno avuto accesso.
Allora, forse questo avrebbe scritto Madeleine Delbrêl: mancava un popolo tra le navate della chiesa restituita alla città. Mancavano donne, uomini, giovani, bambini, anziani che ogni giorno prendono la metropolitana, vanno a lavorare, abitano le strade fuori dal centro scintillante, vivono, gioiscono, soffrono, e affidano le loro povere esistenze a Dio.

Certo, so bene che così va il mondo, ed essere ingenui non è permesso; che il presidente francese aveva bisogno del suo momento di gloria; che la Francia laica ha una legislazione che affida la proprietà dei beni ecclesiastici alla République; che lo sforzo compiuto per ricostruire Notre Dame è stato notevole, ai limiti del possibile, per cui era necessaria una vetrina di prestigio. So anche che c’è stato un momento per le maestranze, e che il giorno dopo la Messa di consacrazione è stata per tutti, e che per molto tempo la cattedrale rimarrà aperta gratuitamente.
Però, in quel momento della riapertura, nel momento decisivo, mancava il popolo di Parigi. E una cattedrale costruita (o ricostruita) senza un popolo, che cattedrale è? Una chiesa senza la partecipazione di un popolo che crede nel Risorto, che chiesa è? Una chiesa senza gli umili, senza chi non conta, senza la massa anonima, che chiesa è? Una cattedrale che si riapre e lascia fuori il popolo della città, che chiesa vuole essere? Una cattedrale che nel cuore dell’Europa post-cristiana torna al centro della luce, che messaggio può dare? «Per quel tanto che il nostro mondo vuole essere in situazione di rottura verso Dio, e intende fare a meno di Dio ed organizzarsi al di qua di Dio, Dio diventa per esso una novità e il Dio vivente del Vangelo torna ad essere una novella»: queste righe di Madeleine Delbrêl, del 1960, possono essere l’augurio per la riapertura di Notre Dame: che sia una novità, che sia buona novella. Ma quale novità avremmo davvero avuto, quale forza si sarebbe posta in essere se il popolo di Parigi fosse stato ammesso tra le navate della cattedrale!

Non so con certezza cosa avrebbe detto Madeleine Delbrêl: ho solo delle ipotesi. Ma, forse, ho capito perché tra i potenti del mondo ne mancava uno, vestito di bianco.

5 risposte a “Notre Dame, Madeleine Delbrêl e una cattedrale senza un popolo”

  1. Francesca Vittoria vicentini ha detto:

    Notre Dame è una Cattedrale, una Lei donna le cui mura oggi sono tornate a rifulgere di bellezza, di tutto quello splendore che tante mani e menti di popolo a suo tempo hanno voluto edificare a dimostrare la Fede, l’Amore la Storia del Paese che nei momenti difficili sa a chi rivolgersi a chiedere aiuto oltre che onoranze a personaggi di prestigio. Ed eventi importanti vissuti del Paese. La Cattedrale e luogo che comunque rimane aperta come un abbraccio materno a tutto il popolo e, come ha detto il Patriarca di Gerusalemme la Chiesa dialoga, va oltre perché sua missione e creare superamento nelle asperità invitare al dialogo perché tutta la comunità nella sua componente di popoli e lingue diverse si riconosca in un unico linguaggio quello della Pace. E in questa Speranza sia Natale anche per i luoghi dove si combatte, a non più morire.

  2. pietro buttiglione ha detto:

    esco dalla assenza promessa xchè mi era sfuggito qs. post.
    Da appuntarsi. Da riflettere. da esserne imbevuti e sbattuti e.. se possibile.. trasformati.
    Mi perdonerà Sergio se lo accosto ad un versetto della lettura del Cantico di qualche giorno fa..
    Dove vedeva la sua lei nascosta in un anfratto…
    o magari alla buon’anima di mia nonna Angelina quando soleva dire che avrebbe voluto riuscire a ripararsi dentro un anfratto del parete..
    La Persona, QUELLA PERSONA è giusto che NON frequenti cerimonie protocollari pubbliche.
    La Persona, QUELLA PERSONA noi NON la vediamo. NON si fa ‘vedere’.. quasi si nasconde. NON vuole apparire.
    Oh, certo! Noi le vedremo.. QUELLE Persone.
    Noi le vedremo un dì nella Sua Luce vedremo la loro Luce che c’era anche qui ed era fortissima sfavillante accecante…
    ma..
    ci volevano occhiali speciali per vederla intorno a noi..
    Ci voleva un cuore vivo di verità e non di placebi, virtualità ARTIFICIALITA’.
    Buon Natale a noi tutti.

  3. Francesca Zecchin ha detto:

    Dopo aver letto comprendo ancora di più il divario tra gli uomini potenti, ricchi, e gli uomini e donne della mia quotidianità.
    C’è un abisso.

    Eppure entrambi le categoria si cibano da una bocca, ascoltano da orecchie, vedono con occhi …hanno le medesime funzioni fisiologiche.
    Eppure alcuni possono godere e decidere su altri , anche di vita e di morte.

  4. Enrico Parazzoli ha detto:

    Grazie, Sergio. Hai espresso con parole di cuore, d’anima e di fede una realtà che sta sotto gli occhi di chi vuol vedere: abbiamo bisogno anzitutto di edificazione umana e’spirituale’ per servire a qualcosa, in questo mondo. Per imparare a discernere. Per essere saldi in scelte di libertà interiore. Per non parlare solo in favore dell’istante instagrammabile. Per dare un futuro decente ai molti tenuti ai margini, e non solo a Parigi. Grazie.

  5. Giovanna Zapponi ha detto:

    Bellissimo!! Mi ha aiutato a capire la scelta di Papa Francesco

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