Non solo una bella storia

Nel marasma di parole che affollano la quotidianità, rischia di rimanere sepolta anche la Parola di Dio. Provocare la riflessione, suscitare domande è una sfida a più dimensioni, che in diverso modo, come Chiesa, stiamo imparando ad affrontare.
26 Settembre 2019

Per il terzo anno partecipo all’organizzazione del percorso “Annuncio e comunicazione” proposto dal Centro Culturale San Paolo in collaborazione con la diocesi di Vicenza, per la formazione dei catechisti e degli operatori pastorali. Cinque incontri in cui si approfondisce il Vangelo, e le modalità per comunicarlo, sulla scorta di ciò che dice papa Francesco: “tutta l’evangelizzazione è fondata sulla Sacra Scrittura, ascoltata, meditata, vissuta, celebrata e testimoniata” (Evangelii gaudium n. 174).

In questa esperienza, dalla forte impronta laboratoriale, un’idea molto feconda si è rivelata quella di invitare le persone a una lettura del Vangelo poco usuale. Il primo anno, a chiusura di ciascun appuntamento, ai presenti è stato affidato un ‘compito per casa’, fare una lettura ripetuta e continua dei primi quattro capitoli di Marco (sempre gli stessi), da prospettive ogni volta diverse: la prima settimana la provocazione era “leggete i primi quattro capitoli di Marco dal punto di vista dei discepoli (immaginate di essere in cammino con Gesù, ma di non sapere nulla di Pasqua)”; la seconda settimana è toccato al il punto di vista degli estranei che lo incontravano; la terza al punto di vista di Gesù stesso; per la quarta settimana c’era l’invito a cercare le risonanze dell’Antico Testamento, andando a spulciare qualcuno dei brani indicati nei rimandi a margine delle pagine del Vangelo. Nel quinto incontro sono stati raccolti gli elementi nodali attraverso un laboratorio di narrazione e drammatizzazione.

Nel secondo anno la proposta ha riguardato i capitoli 5-8, quest’anno verterà sui capitoli 9-13, fino a giungere, nel 2020, ad avvicinare i testi della Passione, focalizzando intorno ad essi tutto il lavoro. Lo scopo? Insieme ai diversi approfondimenti, offrire anche l’occasione per una lettura continua dei testi, mediamente mai sperimentata, provocando le persone a cambiare il proprio sguardo, ad uscire dalla trappola dell’abitudine.

In apertura, prima dell’intervento degli ospiti, ascoltiamo le risonanze dell’esercizio proposto: “Non mi ero mai accorta che Gesù fosse così solo” oppure “Questi discepoli fanno proprio fatica, mi consola molto questa cosa…”. Insieme alla sorpresa per quello che si è scoperto, quasi plebiscitaria, emerge il timore di dire qualcosa di sbagliato, di ledere, in un certo senso, la sacralità dei testi: “Non vorrei essere eretica, ma mi pareva che…”. La provocazione più seria è però sembrata quella di una catechista neofita: “Io ci ho provato, a leggere il Vangelo come dite voi, ma per me resta una bella storia. Non riesco a vedere dove tocchi la mia vita quotidiana. Ho bisogno dell’aiuto di qualcuno per capirne il senso”.

Anche prendere coscienza della fatica nel far uscire il Vangelo dallo scaffale delle belle storie per ri-dargli carne e respiro ci sembra una conquista importante.

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